Le scelte fatte per compiacere i genitori

Cuore
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Sono quelle che ci orientano nella vita, negli studi e nello sport, ma fino a che punto sono davvero nostre? Ne parliamo su Confidenze

Quanto pesano le aspettative dei genitori sulle scelte che facciamo? Se guardo al mio ristretto giro di conoscenze e amicizie scopro che la mia dentista si è laureata in Medicina perché i suoi desideravano tanto un medico in famiglia, l’amica con il padre avvocato non ha potuto esimersi dall’iscriversi a Giurisprudenza anche se in cuor suo le piaceva tanto il teatro e quella che ha scelto di fare Matematica pensando forse un giorno di diventare insegnante, oggi dirige un importante gruppo editoriale.

Non sempre è facile dire di no ai genitori, specie se si ha già la strada spianata e il futuro segnato per noi.

Io per fortuna devo solo ringraziare mamma e papà per non aver interferito più di tanto sulle mie scelte: quando decisi d’iscrivermi alla facoltà di Filosofia un coro di disappunto e di gente che scuoteva la testa mi perseguitò per circa un anno, il più delle volte accompagnato dalla fatidica frase: «è la fabbrica dei disoccupati, cosa la fa fare, non troverà mai lavoro. Le dica di cambiare finché è in tempo». E mia madre, serafica, placava gli animi con tono rassegnato: «mal che vada finirà a fare l’insegnante» certa che avrei seguito il solco di una professione che in famiglia si tramanda da generazioni.

Non è andata così, ma devo ringraziare di cuore i miei genitori per avermi lasciata libera di fare quello che più mi interessava senza anteporre le loro aspirazioni e i loro desiderata (anche loro sognavano un figlio medico).

Oggi che sono madre anch’io mi accorgo però di quanto sia difficile guidare i figli nelle scelte, senza imporgli le proprie. E non parlo solo di quelle scolastiche, ma soprattutto dei desideri irrealizzati e rimasti sospesi nel cuore: ho un amico appassionato tennista che ha iscritto il figlio alla scuola agonistica sottoponendolo a continui tornei, trasferte e spostamenti. Un altro con un passato calcistico è orgoglioso che il figlio abbia ereditato la sua stessa passione e sia diventato anche più bravo di lui.

Per quanto mi riguarda non faccio mistero che se avessi avuto una figlia femmina l’avrei iscritta di sicuro a danza classica, il mio sogno da bambina rimasto nel cassetto. Così come avrei preferito di gran lunga che mio figlio si iscrivesse al Liceo Classico, visto che ha le capacità per farlo, ma a lui quel mondo fatto di traduzioni, di ore e ore di studio sui classici non interessa. Lui ha una mente matematica e me lo dimostra tutti i giorni. Certo è facile direte voi, mandare giù, per così dire, il boccone amaro finché si resta nell’ambito di una professione o un corso di studi che rientrano comunque nelle ambizioni dei genitori, ma quando un ragazzo a cui si offre tutto, dall’università privata al master all’estero, decide di andare a fare il cameriere a Londra, come la mettiamo?

È il tema della storia vera Dalla gloria all’amore raccolta da Claudia Turchiarulo, che trovate su Confidenze di questa settimana. Vi invito a leggere anche il commento della psicologa Valentina Valassina, è una lezione di sana umiltà per tutti i genitori.

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