L’unione fa la forza

Cuore
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A 50 anni e con un matrimonio finito alle spalle, desideravo ancora essere amata. E Max ci sapeva fare. Travolta dalle sue parole, dai suoi messaggi bollenti, dalle sue attenzioni, gli credevo quando diceva che nessun’altra contava per lui. O forse volevo illudermi

STORIA VERA DI ELISABETTA T. RACCOLTA DA BARBARA BENASSI

 

Alziamo i bicchieri in un brindisi d’intesa. Sono certa che nessuna di noi avrebbe creduto possibile una simile serata. Intorno a questa bottiglia di bollicine sono io che rompo il silenzio e inizio a raccontare. Per me, tutto è iniziato cinque anni fa. Dopo tanto tempo e duro lavoro, finalmente la nomina a dirigente e il trasferimento di filiale. Arrivata nella nuova sede, durante la prima riunione con gli altri responsabili conosco Max. Lì per lì niente di speciale, i soliti convenevoli, magari da parte sua una stretta di mano più lunga del normale, uno sguardo che indugia un po’ troppo. È dopo, quando ci incontriamo tutti per pranzo, che Max mi si avvicina e dà il meglio di sé.

È un cinquantenne affascinante, alto, elegante, sicuro di sé e che soprattutto va di fretta. Annuncia che ha solo 30 minuti ed elenca velocemente un programma fitto, fitto. In quella mezz’ora riesce a farmi mille domande a raffica sui miei interessi, sui miei gusti in cucina, sulle mie serie tivù preferite e perfino sul mio stato civile.

Sono spiazzata, ma anche divertita. Mi rendo conto che abbiamo gli occhi di tutti addosso e rispondo con ironia cercando di tener testa a tanta sfrontatezza.
La mattina seguente, non faccio in tempo a entrare in ufficio che il telefono sulla scrivania inizia a squillare. Non riconosco l’interno e rispondo con voce professionale. Dall’altra parte invece mi giunge un sospiro e subito dopo una voce profonda e calda che mi saluta.

«Per iniziare la giornata ho bisogno di vederti. Magari ti offro un caffè se vuoi».
Sono senza parole e balbetto qualcosa di insensato ma nel mezzo devo aver detto senz’altro “sì, assolutamente sì”, perché nemmeno 10 minuti dopo siamo al bar seduti uno di fronte all’altra.
Ancora non mi rendo conto che quel nostro primo incontro da soli, veloce come può essere un caffè in orario d’ufficio, non ha nulla di innocente, bensì mi scava dentro fino a sfiorare la parte più istintiva e indifesa quella che ho tenuto nascosta e protetta a lungo, soprattutto dopo il mio divorzio.
E questa è proprio la specialità di Max, lui in questo è un professionista. Divorziato come me, dopo 30 anni di vita coniugale, è come se avesse un fiuto speciale, una specie di talento innato che in un attimo gli permette di capire dove far leva e quali tasti toccare in una donna per conquistarne la fiducia.

E con me all’inizio devo dire che non sbaglia un colpo. Non sbaglia a rendersi conto che da troppo tempo mi sento sola e che, seppur mascherandolo alla meglio, desidero ricominciare a uscire con un uomo, a condividere una cena, un film, un pensiero, un letto e perché no, magari una vita.
Arrivata a 50 anni, con un matrimonio concluso alle spalle che ho dovuto metabolizzare, dentro sento che non mi sono ancora data per vinta, anzi, in un angolo piccolo, piccolo bramo di essere di nuovo vista, apprezzata e desiderata. E in questo Max è un grande: vedermi, apprezzarmi e farmi sentire desiderata all’inverosimile è ciò che sa fare meglio.
A corpo morto. Mi ci sono buttata proprio così in quest’avventura, come dopo giorni di digiuno forzato ci si ritrova davanti a una meravigliosa tavola imbandita. A ben guardare, poco dopo capisco quanto la fame può rendere qualunque pietanza buonissima e che in effetti in Max non tutto è poi così meraviglioso. Francamente spesso è maleducato, parla a voce alta, a volte sbadiglia rumorosamente, in macchina suona il clacson con un’impazienza da rasentare la villania, ma ha anche un buon senso dell’umorismo, un pizzico di follia, un forte istinto protettivo e soprattutto è pazzo di me.

Certo, è così. Non fa che ripetermelo a voce e per iscritto in quella pioggia di messaggi che mi manda in continuazione. Intriganti, bollenti, eccitanti, sono letteralmente travolta dalle sue parole che accendono scintille di fantasie che mai avevo osato sfiorare. È da tanto tempo che non mi sento così, forse non mi ci sono mai sentita. Max mi apre a un universo di sensazioni sconosciute e indecenti che bramo esplorare. I miei piccoli acciacchi sono spariti, ho tanta energia, sorrido di più, spesso mi sento euforica e magicamente ho perso cinque chili in due settimane, tanto mi si è chiuso lo stomaco. Sotto le mani sapienti di Max mi
sento rinata, bella, desiderata, desiderosa e riprendo vecchie abitudini. Gli appuntamenti dall’estetista diventano fissi, come quelli dal parrucchiere, mentre mi lancio in nuove sperimentazioni di trucchi, di abiti leggermente più corti e di tacchi più alti. Ho voglia di osare e provo un certo orgoglio per me stessa, per essermi rimessa in gioco e per aver avuto il coraggio di cominciare dopo tanti anni una nuova avventura con un uomo. Dopo le cene, i cinema, le passeggiate, i nostri baci leggeri finiscono sempre in un intreccio di corpi, dal quale usciamo esausti e inebriati. E non appena ci lasciamo, il valzer dei messaggi di Max, affascinante e implacabile, invade il mio telefono, occupando ogni spazio. Tanto che arrivo a vivere in attesa del suo prossimo post, prigioniera volontaria della sua verve e delle sue fantasie. Sì, perché lui mi ama. Lo dice, lo scrive, me lo sussurra ogni istante. Mi ama e ogni cellula in me esplode di nuova energia. E tutti lo vedono.

Ricordo che la prima a chiedermi la ragione di tanto brio è stata una collega, a pranzo. Dopo aver abbassato gli occhi vengo presa dall’entusiasmo tanto da raccontarle con trasporto tutto quello che ho dentro.

«Il fortunato?» mi domanda infine lei con occhi brillanti. «Max, del settore estero» rispondo abbassando la voce.

La collega sulle prime sembra non aver capito bene. «Max? Il Max del settimo piano? Elisabetta, ma lui ha una certa fama…».
La guardo e rimango in silenzio.
«Fama da seduttore, intendo. Ha avuto diverse storie qui dentro. Tu sei stata trasferita da poco, ma sono certa di quello che dico». Continuo a guardarla e a rimanere in silenzio, allora lei prosegue. «Insomma, non sembra uno affidabile».
A quel punto reagisco decisa.
«Non ti permettere. Che ne sai tu se con me è affidabile o no? Non sai come stanno realmente le cose tra noi».
Non sono certo disposta a farmi rovinare il sogno dalla prima venuta, una donna invidiosa e sicuramente rifiutata. Mi sento accecata dalla rabbia e ferita. In fondo sono meglio di lei, si vede benissimo e poi Max e io siamo una coppia e la nostra relazione non ha niente a che vedere con certe banali avventure che può aver avuto in passato. Lui mi ama, me lo dice sempre, e con me le cose sono diverse, questo è certo. Barricata dietro queste sicurezze, mi lascio l’accaduto alle spalle senza sapere che ben presto dovrò uscire allo scoperto per affrontare una versione ben diversa della realtà.

Un giorno, nel parcheggio mentre io e Max ci stiamo salutando, vedo arrivare Beatrice, una collega del suo settore, che ci saluta a malapena ed entra di corsa. Dopo poco vengo invitata da lei sul terrazzo dello stabile e mentre svapa una sigaretta elettronica, pallida in viso, va dritta al punto: «Voglio solo dirti che Max flirta con tutto ciò che si muove e mente come respira. Nel nostro entourage lavorativo conosco almeno quattro sue amanti». «Fra queste anche tu?».

«Un tempo sì. Ora non più. Lo detesto».
Così dicendo dà un’ultima boccata e rientra in ufficio lasciandomi sola sul terrazzo schiacciata sotto il peso di quelle rivelazioni.
Per poter reagire devo razionalizzare. ”Un’altra donna che si preoccupa di mettermi in guardia? Magari Max ha un passato da seduttore, ma questo era prima. Adesso dice di amarmi e io voglio credergli” penso al volo, rifiutandomi categoricamente di ascoltare i molesti brusii di fondo che dovrebbero adesso incoraggiarmi a essere vigile. Sono ancora sicura di essere l’unica, la più forte, rispetto a tutte quelle donne rifiutate e sconfitte. Che ne sanno loro?

Passa il tempo e quando Max deve subire un piccolo intervento, divento la sua infermiera ventiquattrore su ventiquattro e durante la convalescenza, in estate, lo porto in Puglia a fargli conoscere la mia famiglia. Sdraiato al sole mentre si riprende, lui è assorbito costantemente dal suo laptop. Laptop che una notte incidentalmente mi mette di fronte a una certa Rachele, una donna sconosciuta che scrive un messaggio sdolcinato e provocante a Max, che sa tanto di intimità pregressa e di desideri futuri. Dopo questa scoperta e una sfuriata in cui voglio sapere e mettere tutto in discussione, mi piego e preferisco accettare la sua versione, sicuramente per me la più indolore in quel momento.

«Non preoccuparti, io voglio solo te, questa è una che non si dà per vinta. E poi è sposata» mi dice lui.
Solo a posteriori riesco a vedere l’illusione che mi tiene prigioniera. Non solo la sconfitta del mio matrimonio ancora brucia e non sono in grado tollerarne un’altra, ma le emozioni che vivo con Max sono così intense da farmi dimenticare gli effetti collaterali della dipendenza e anzi da farmene desiderare sempre di più.
Dopo un anno che ci vediamo, Max mi chiede di andare a vivere con lui. Non è forse questa la prova definitiva che vuole costruire la sua vita con me? Che ama me come non ha mai amato le altre?

Ma proprio nel momento in cui mi sento particolarmente serena e i nostri due nomi flirtano da un paio di mesi sulla cassetta delle lettere, mi arriva un messaggio su Messenger che distrugge questa bellissima armonia. Una certa Rachele, che so per certo essere quella dell’estate scorsa, mi scrive in privato. Visto che lei è a conoscenza del fatto che ora Max vive con me, ci tiene a informarmi che, malgrado ciò, lui la sta implorando di rimanere la sua amante.

«Ma perché?» domando al traditore tra urla e pianti. «Ma smettila, lei lusinga solo il mio ego, tutto qui. È solo un gioco. Tu sei tutto per me» mi risponde.
Mi sento persa, terrorizzata, ma d’ora in poi, addio agli scrupoli. Frugo nel suo cellulare e altre storie, altri nomi mi saltano addosso.
“Ci vediamo di nuovo sul mio divano rosso?”. Questo messaggio appare mentre sto apparecchiando la tavola, in occasione di un pranzo con tutta la sua famiglia. Prendo nota del numero di questa Susanna e le scrivo dal mio cellulare: “Signora, Max è insieme a me, la sua compagna, a una riunione di famiglia. Si astenga dall’inviare messaggi imbarazzanti”. Non era granché ma era pur sempre un inizio.

Susanna mi risponde con una dignità e un’inaspettata dolcezza da aprire uno spiraglio nella comunicazione fino ad arrivare, in una confortante atmosfera di complicità femminile, ad analizzare le nostre storie e le bugie di Max. In quel momento non mi sembra vero di poter condividere il mare turbolento di emozioni strazianti che mi scuotono. “Il nostro amico è un venditore. Ingannare, convincere e mentire sono una sua seconda natura” finisce per scrivermi Susanna e io non posso che essere d’accordo con lei.

Mentre Susanna e io continuiamo a sentirci, scopro un altro messaggio, questa volta inviato da Max a una certa Laura.“Ci vediamo dopo la formazione continua di domani? Possiamo scappare e sdraiarci da qualche parte…”.

Cerco fra le sue colleghe che dovranno partecipare al seminario e la fortuna è dalla mia parte. Intercetto la Laura in questione, la chiamo e con un pretesto di lavoro prendo un appuntamento con lei. Sto toccando il fondo ma sento che ho bisogno di trovarmi in prima persona di fronte all’innegabile.
Dietro la sua scrivania, Laura trasuda intelligenza ed è anche simpatica, ma presto so che smorzerò il suo sorriso. «Vengo al punto, abbiamo lo stesso uomo nelle nostre vite» affermo senza troppi preamboli.

Laura si dimostra all’altezza e inizia a raccontarmi che di solito lei e Max si vedono una volta alla settimana e che la sua è una relazione soprattutto sessuale e professionale, ma per me è uno schiaffo in più.

Ci capiamo così bene che continuiamo a tenerci in contatto, sempre più unite e complici, tanto che le confido che per rompere con Max, devo vedere il tradimento con i miei occhi. Allora lei si offre di incastrarlo.

Mi sento nel bel mezzo di una commedia all’italiana, eppure sono pronta a fare qualsiasi cosa pur di non sentire più quel suo solito: ”Tesoro, non è affatto come pensi…”. Abbiamo concordato che Laura lo inviterà nel suo ufficio e io aspetterò nella stanza accanto. Quando sarà il momento, Laura lascerà cadere una pila di libri e a quel segnale ci sarà la mia entrata in scena.

Mezz’ora prima del suo arrivo, Max invia messaggi simultanei a entrambe. A me parole e cuoricini premurosi. A Laura frasi pornoerotiche di dubbio gusto. Confesso che tutte e due siamo sconcertate di fronte a tanta faccia tosta.

All’ora dell’incontro Max, puntuale, chiama dicendo che sta salendo. Io esco e aspetto nel salottino attiguo all’ufficio. Non sento le loro voci ma dopo una ventina di minuti mi arriva forte e chiaro il segnale: un tonfo dei libri a terra.

Come convenuto, ubriaca di rabbia, entro e guardo la scena per non dimenticarla. Max non propriamente vestito, stordito, furioso, umiliato, si tira su i pantaloni e prima di uscire non trova niente di meno banale da dire che: «Ma tu cosa ci fai qui?».

Alla fine di questa avventura, si è creata un’amicizia sincera e profonda con Laura e nelle nostre chiacchiere spesso emerge una domanda che assilla entrambe: perché tante donne indipendenti e combattive, sono rimaste aggrappate a Max nonostante le umiliazioni e la promiscuità eccessiva del personaggio?

E da lì è nata l’idea di riunire tutte coloro che hanno avuto a che fare con lui. Non più nemiche ma, al contrario, alleate contro un avversario comune.
Così stasera, sedute a questo tavolo, dopo aver ascoltato la mia storia e aver bevuto un paio di bicchieri, anche le altre iniziano a raccontare la propria avventura con Max. I loro nomi sono Beatrice, Rachele, Susanna, Laura, Eleonora, Maria… Sono brune, bionde, alte, basse, giovani e meno giovani, sposate e single, ma tutte dinamiche, realizzate e felici di essere qui stasera a questo nostro incontro. Il primo di una lunga serie, ne sono certa.

Questo toccasana si rivela un’autentica terapia di gruppo e, tra un pianto e una risata, possiamo fare un passo indietro, combattere l’amarezza, confidarci e amarci tanto da capire che il problema non siamo noi, bensì quel seduttore seriale che ci vuole tutte ma che, in fondo, non sa niente di noi donne. E soprattutto che l’unione fa la forza. Sempre. ●

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