Purissima

Cuore
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Riproponiamo sul blog la storia preferita del n. 33 di Confidenze

 

Mi chiamo Eleonora, ho 49 anni e agli occhi di tutti sono una moglie perfetta e un’abile professionista. Nessuno sa della mia vita segreta, infarcita di trasgressioni e di proibito. Finché non commetto un errore

STORIA PREFERITA DI ELEONORA R. RACCOLTA DA VINCENZA CASCIO

 

Come l’acqua di sorgente, l’aria in alta quota, l’aura degli angeli. Così mi definisce mio marito, in massima altezza. Mentre io sono e vivo in una dimensione molto più bassa: sono acqua contaminata, aria e smog di città e di angelico non c’è traccia, dentro e fuori di me. Ma lui è un uomo buono e anche un po’ ingenuo e io un’abile e scaltra opportunista. Sono in grado di manipolare ogni realtà e di far credere tutto e il contrario di tutto, a lui come alle persone che mi circondano.

Amici, famiglia, capo e colleghi: agli occhi di tutti appaio come una donna semplice, sincera e affidabile oltre che simpatica, di compagnia, disponibile. Ma la realtà che dissimulo tanto egregiamente è ben altra e vi dirò di più, io non mi sento minimamente in difetto o in colpa. Sto benissimo con me stessa e interiorizzo le parole di stima nei miei confronti, meritandomele anche, mi dico. In fondo la mia vita segreta non tocca direttamente nessuno, non nuoce, è una faccenda che resta sotterranea, solo mia. Fino a un mese fa mi reputavo quasi infallibile su tutti i fronti, ma anche gli scaltri come me possono commettere un errore. Mi chiamo Eleonora, ho 49 anni e sono sposata con Maurizio da 21. Siamo i genitori di Ambra, una bellissima e studiosa ragazza di 19 anni che non ci ha mai dato problemi. Io e mio marito siamo due professionisti dalla solida e florida posizione economica. Viviamo in una bella villa in una zona esclusiva della città, abbiamo una domestica che si occupa di tutto e mi solleva da ogni inutile fatica, vacanze e weekend quando e dove vogliamo, ristoranti, feste… Non importa tanto come passo il mio tempo, ma con chi lo passo. Parlo spesso di amicizia, ma io non mi sento amica di nessuno, anche se sono brava a farlo credere e mi è facile entrare in giri esclusivi, che mi portano profitto sociale ma soprattutto economico. Ho sempre tradito mio marito, uomo geloso, semplice e di vecchio stampo, ma gli ho anche insegnato a trarre vantaggi da ogni situazione, da ogni conoscenza. L’ho reso quanto più simile a me in fatto di opportunismo e penso di avergli fatto del bene, in fondo. Se mi appellassi al mio solo stipendio, per quanto buono, non potrei concedermi i lussi che tanto mi ossessionano: così mi sono inventata una nuova occupazione, nulla di innovativo, è il lavoro più vecchio del mondo, ma in chiave rivisitata, moderna, attuale: faccio la escort. Ho i miei affezionati “amici”, non li chiamo clienti, tutti piuttosto agèe, che di fatto mi aiutano a mantenere il mio alto tenore di vita. In poche parole, mantengono solida la mia sete di soldi. Soldi per le mie prestazioni sessuali (non mi richiedono in società, a cene o eventi, questo significa che sono molto brava nel privato e tanto mi basta), regali costosissimi, un paio di appartamenti a me intestati. Non chiedono altro che sesso, ma io credo che siano innamorati di me, altrimenti non mi cercherebbero con tale frequenza. Come si potrebbe non amarmi, del resto. Ogni tanto mi concedo il lusso di qualche scappatella “gratis”, con uomini più giovani di me. Molto più giovani di me. Sempre durante gli orari diurni, ovvia- mente: la sera difficilmente esco, se non con mio marito o con qualche amica del nostro giro, che lui conosce. Di fatto, sono la dolce e tenera mogliettina che attende il ritorno di Ulisse dopo una giornata di fatica, preparandogli deliziosi manicaretti e aiutando mia figlia nello studio. Ho un rapporto bellissimo con entrambi perché sono soave, leggera, ottimista, non parlo mai di brutta attualità, di guerra o malattie: la vita è divertimento, dico sempre, perché rovinarsela con tutti i dolori della gente? In questo modo, rendo la mia compagnia un’oasi dove approdare dalle disgrazie del mondo. Loro non immaginano nemmeno lontanamente che, se non avessi la mia vita segreta, infarcita di trasgressioni, sarei soltanto una donna di mezza età frustrata e infelice. Perché è questo che fa di me la persona positiva e attiva che sono: la mia doppia vita, la conquista, il proibito, l’indecenza.

Vivo in assenza di valori e di etica, di fatto non ne conosco nemmeno il significato. Ma, come vi dicevo, recentemente ho fatto un errore: ho mirato al bersaglio sbagliato. Tra le nostre frequentazioni d’èlite compaiono anche, separatamente s’intende, gli amici di lunga data, coppie dalle vite banali: gli uomini lavorano tutto il giorno e le donne si occupano di figli, del lavoro, della casa, sempre stanche e stressate, poco curate, a mio parere donne di poca attrattiva fisica, di cui però riconosco con fastidio una certa intelligenza. Ma cosa se ne fa una donna dell’intelligenza se non sa tenere attivo il fuoco della passione, nel marito e negli amanti? Nulla, se ne fa. Tempo e risorse sprecate. Io invece sono il contrario: faccio molta palestra, il mio guardaroba custodisce solo capi sexy e ricercati, vivo in tacchi a spillo tutto il giorno ed elargisco la mia femminilità a piene mani. Succede che durante una cena insieme a questa noiosa compagnia, siano presenti anche amici di una coppia che non avevo mai visto. Sono più giovani di noi, con ben quattro figli, tutti in età scolare. Lei è una delle donne fisicamente più insignificanti che abbia mai visto, ma è gentile e simpatica, si vede che ha carattere. Lui è un bel ragazzo, chiaramente succube della personalità forte della moglie, che asseconda con quella che mi pare una smielata rassegnazione. È attraente e noto che, spesso, il suo sguardo cade sulle mie gambe, rigorosamente fasciate con calze a rete. Passiamo una serata semplice ma tutto sommato divertente: i due si sono integrati con tutti noi e a fine serata li inseriamo nel nostro “Gruppo uscite” di WhatsApp. Ciò significa che ho il suo numero di telefono e un raggio di azione ampio: sarà una passeggiata farlo cadere nel mio letto, o sul sedile della sua auto. Così inizio a intensificare le occasioni di incontro con questa compagnia, dando sempre più il mio meglio e in breve tempo conquisto anche la fiducia della moglie di Alessandro, che nel mentre è entrato molto in sintonia con mio marito. Io e Alessandro avviamo un gioco fatto di sguardi, contatti fisici assolutamente casuali, frasi scherzose a doppio senso ma che paiono innocue, spesso sotto gli occhi e le orecchie di tutti, che nemmeno lontanamente immaginano la rete che sto tessendo. Questa attesa mi piace: mi fa sentire speciale il fatto di tenere le redini del gioco e sotto scacco tutti gli altri. Ho un barattolo di miele tra le mani e non vedo l’ora di affondarci le dita. Ragiono da maschio predatore io, non da principessina indifesa, nonostante ne abbia in qualche modo le delicate fattezze fisiche. Il tempo passa e passa: ormai, dopo quasi un anno, la compagnia allargata è collaudata. Io proseguo con la mia vita, i miei clienti, le moine a Maurizio, sempre inconsapevole, le mattinate erotiche con i miei giovani amanti e Alessandro che è pensiero e promessa a portata di mano. Decido di passare all’azione in un momento di noia, per dare una svolta a questo stallo che, per i miei gusti, dura da troppo tempo. Nessuno di nuovo all’orizzonte, è giunto il momento di appropriarmi del corpo di Alessandro. Una mattina gli invio un messaggio, che avrebbe dovuto essere destinato a mio marito, ma che mando intenzionalmente a lui: “Ciao amore, torni a casa per pranzo? Ho una sorpresina per te” e allego foto di un completino intimo molto sexy.

Lui risponde al volo: “Ciao Eleonora, credo tu abbia sbagliato destinatario… comunque complimenti per la scelta dell’intimo, Maurizio rimarrà senza parole! Sarai una bomba”. Eccolo qua! “Alessandro, perdonami. Che gaffe, certo era per Maurizio” rispondo. “Non preoccuparti, sarà un segreto tra noi” scrive.

“A questo punto ti meriti un caffè con una fetta di crostata appena sfornata” replico. “Volentieri, a che ora? Finisco alle 12” controbatte. “Perfetto! Ti aspetto a casa. Che bella l’amicizia”. “Sì, proprio bella l’amicizia” conclude lui. Qualche ora dopo arriva a casa mia ed è visibilmente emozionato, anche un po’ impacciato. Povero piccolo, non è avvezzo a queste cose: quel mastino di sua moglie gli controlla persino il respiro. «Caffè e crostata dopo, prima ti ho preparato un risotto ai funghi che è una meraviglia, è una delle mie specialità» gli dico guardandolo languidamente. Lui del risotto se ne frega, mi prende tra le braccia e consumiamo così la nostra prima volta, contro il muro della cucina. Mi guarda intensamente negli occhi e capisco che per lui non è stato un incontro senza importanza e questo mi carica ancora di più: sono una donna completa e lui l’ha capito. Continuiamo a vederci clandestinamente, a volte in qualche camera d’albergo, a casa mia, in auto, persino in un prato, lontano da occhi indiscreti. Siamo affamati dei nostri corpi, ci somigliamo, non abbiamo tabù. Nel mentre continua la nostra frequentazione in gruppo ed è bellissimo avere questo inconfessabile segreto tra noi. Sua moglie è affettuosa con me, gusta le mie false parole di amicizia e complicità tra donne come fossero caramelle. Se tutti sapessero… Che meraviglia questa situazione, che elettricità.

Una sera Cristina, la moglie di Alessandro, ci invita tutti in casa loro per una grigliata. Io e Maurizio arriviamo puntuali, con un bouquet di fiori per la padrona di casa e una pregiata bottiglia di vino per Alessandro, che è un intenditore. Alla spicciolata arrivano tutti gli altri, siamo in tanti, come sempre. La serata scorre tra risate e alcol, io e Alessandro ci intercettiamo di continuo e, nella confusione generale, attraverso un dialogo muto, decidiamo di fare una follia. Mi guarda fisso mentre scende le scale che portano alla sua taverna, nessuno si accorge: lo seguo. Facciamo selvaggiamente l’amore sul divano, spostando giochi e peluche dei suoi figli. Nella frenesia di rivestirci per tornare velocemente sulla terrazza, i miei occhi si fissano sulla porta: Cristina è lì, ed è una statua di sale. Alessandro si avvicina a lei: «Cristina, aspetta…» ma lei corre di sopra, piange e urla che la serata è finita, che tutto è finito. Quando risaliamo i nostri amici sono pietrificati, hanno capito tutto. Carla, un’amica, mi urla addosso ogni genere di insulto, Maurizio è pallido e non proferisce parola. Sembra la scena di una squallida commediola di provincia. Come è finita? Cristina ha lasciato Alessandro, che è andato a vivere da sua madre. La compagnia mi ripudia. Maurizio, invece, sembra aver compreso il mio “errore”: gli ho detto in lacrime che Alessandro ha fatto di tutto per conquistarmi e io stupidamente ci sono cascata. «Scusami amore, ho sbagliato, non è mai successo prima te lo giuro, sono stata una stupida, mi sentivo così sola e fragile». Oggi, guardando un cielo di latte che anticipa la pioggia, decido di comportarmi bene finché tra Maurizio e me si plachino le acque. Della vita di Cristina e Alessandro non m’importa: ognuno paga per sé i propri peccati. ●

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