Solo per amore

Cuore
Ascolta la storia

Ecco la storia più votata dalle lettrici per il numero 38

Quando ho sposato Luca, le malelingue si sono scatenate: lui era troppo bello per me, lo faceva solo per interesse… Non ci ho mai badato e non ho mai dubitato di lui. Almeno fino a sei mesi fa

Storia vera di Rossella G. Raccolta da Federico Toro

Sono sposata con Luca ormai da 12 anni e fino a poco tempo fa tutto sembrava procedere a gonfie vele. A un tratto, un sospetto ha cominciato a farsi strada nella mia mente. Sono stata assalita da mille dubbi e ho voluto far luce sui suoi sentimenti. Tutto questo, solo per amore. Ricordo benissimo la sera del nostro primo incontro. Festeggiavamo i 60 anni di mio padre.

Ero in un angolo del salone intenta a conversare con alcuni ospiti quando, all’improvviso, mio padre mi sussurrò: «Rossella, scusami, vorrei presentarti una persona».

Lo seguii.«Lui è Luca, un eccellente avvocato. Preparato, colto e intuitivo». Mi strinse con vigore la mano e un fremito invase il mio corpo.

«Credo di averti parlato di Luca» continuò mio padre.

Laureato con ottimi voti, dopo il praticantato Luca era arrivato nello studio legale di mio padre. Da alcune settimane, in casa, si parlava esclusivamente di lui. Arguto, intelligente e anche simpatico e affascinante. Difficile in pochi secondi esprimere un giudizio sulle sue capacità intellettive, ma riguardo alla prestanza fisica non avevo nulla da eccepire. Alto, capelli biondo cenere tagliati corti, spalle ampie e occhi azzurri luminosi. Rimasi incantata a fissarlo e mi accorsi di essere troppo sfrontata.

«Anche tuo padre mi ha parlato molto di te».

«Spero bene» replicai arrossendo.Mi sorrise scoprendo denti bianchissimi e perfetti. Mi guardai intorno cercando il sostegno di mio padre, ma si era defilato.

«Ci prendiamo da bere?» mi propose Luca stemperando l’atmosfera. Mi avviai al buffet spinta lievemente dalla sua mano appoggiata sulla schiena. Quel tremore percepito al momento della presentazione si fece ancora più intenso. Seguirono attimi desolanti di silenzio. Alcuni parenti entrarono nel salone e colsi subito l’opportunità per uscire dall’impasse.

«Scusami, devo andare ad accogliere i miei zii».

«Certo, vai pure». Mi allontanai, sicura che lui mi stesse seguendo con lo sguardo. Attesi poco per avere la conferma di questa mia sensazione.

«Zia, finalmente sei arrivata!» dissi stringendola in un caldo abbraccio. «Rossella, abbiamo trovato un traffico pazzesco. Ma il festeggiato dov’è finito? Non l’ho ancora visto».

«Sarà in giardino con gli altri invitati».

«Ora vado da lui, ma prima dimmi una cosa: chi è quell’uomo attraente che ti sta fissando da quando sono entrata?».

«Lavora nello studio di papà».

«Non fartelo scappare, se avessi qualche anno in meno…».

«Zia, ti prego».«Può essere l’uomo giusto per te» incalzò.

«Ma se nemmeno lo conosco».

«Ecco, appunto. Buttati, mi raccomando, altrimenti ci provo io. Ora vado dal festeggiato».

Presi un bel respiro e mi girai con lentezza. Rimasi delusa. Luca aveva smesso di fissarmi, impegnato a chiacchierare con la segretaria dello studio.Per il resto della serata, cercai di intercettare il suo sguardo, ma sembrava di essere diventata invisibile. La festa finì e lui andò via senza neppure salutarmi.

Trascorsero alcune settimane. Avrei voluto dimenticare l’incontro, ma Luca mi intrigava parecchio.Un pomeriggio, lo squillo insistente del telefonino di mio padre catturò la mia attenzione. Perché papà non rispondeva? Quando lo vidi assorto in una conversazione sull’altro numero ne compresi il motivo. Cominciò a gesticolare e mi fece intendere: “Rispondi tu”.

Il cuore perse un battito quando lessi il nome sul display. Respirai a fondo e proferii un flebile: «Pronto».«Rossella, sei tu?» esordì.

«Sì, sono io Luca, come stai?». Sentivo il cuore che stava per esplodere.

«Benissimo. Ti ho cercata alla festa ma sei scomparsa. Dov’eri finita?».

«Sono sempre stata lì» risposi piccata.

«Se ti va, uno di questi giorni possiamo vederci».“Intraprendente l’avvocato” pensai.

«Mi farebbe piacere».«Facciamo domani sera?» incalzò. Accettai subito l’invito.

«Alle 20.30, per te va bene?».

«Sì, ottimo».

«A domani» mi rispose chiudendo subito la telefonata. Il pensiero di trascorrere una serata in sua compagnia mi procurò un brivido di eccitazione.

Arrivò puntuale.In auto fui avvolta dal suo profumo seducente. In quell’istante mi chiesi quante donne avesse ammaliato con il suo fascino. Con quel sorriso disarmante e con quegli occhi azzurri era naturale cadere nella sua ragnatela.

«Sei bellissima» mi disse subito.Un’onda di calore mi risalì lungo il collo, per fortuna la penombra dell’abitacolo mi aiutò a nascondere il rossore del viso. «Ti ringrazio» risposi con voce atona. Avrei voluto dire: “Anche tu”, ma me ne guardai bene dal farlo. In auto nessuno dei due proferì parola. Però il furbo, con un leggero tocco, fece diffondere una musica jazz, decisamente romantica. A tavola, parlammo di tanti argomenti: spaziammo dall’arte alla moda, dalla musica al cinema. Aveva un carattere gioviale e divertente. Era facile innamorarsi di lui. Troppo facile.

A fine serata, mi riaccompagnò a casa. Per nulla al mondo sarei voluta scendere dall’auto, mi sentivo al settimo cielo e credo che anche Luca provasse le mie stesse sensazioni. Lo intuii quando sfiorò le mie labbra con un dolcissimo bacio.«Domani, come minimo, tuo padre mi farà il terzo grado» sussurrò.

Scoppiai a ridere. «Tranquillo, gli dirò di non sottoporti a un estenuante interrogatorio, tu comunque non spiccicare parola senza la presenza di un avvocato» replicai.Questa volta fu lui a esplodere in una risata e subito dopo seguì un altro bacio, uno di quelli da far girare la testa.

Dopo cinque mesi di intensa frequentazione, Luca mi chiese di sposarlo. Mio padre, all’annuncio mi abbracciò a lungo, proprio per farmi comprendere quanto fosse felice della lieta notizia. Sarei diventata la moglie dell’uomo che amavo. Cosa potevo chiedere di più dalla vita? Accanto a me avrei avuto un marito dolce, premuroso, e anche bello.

Il matrimonio aveva suscitato le invidie delle mie amiche scatenando molte frasi cattive: «Ha sposato Rossella per piazzarsi definitivamente nello studio del padre». «Cosa ci ha visto in lei? Lui è bellissimo, Rossella è passabile». Non mi importava. Stavo vivendo un sogno meraviglioso e l’arrivo di Martina, la nostra bambina, rese la nostra vita una vera favola. Con il trascorrere degli anni è diventato un avvocato sempre più stimato e richiesto. Come prevedibile, mio padre, ormai anziano, ha lasciato lo studio legale totalmente nelle sue mani.

Mai ho avuto dubbi sulla sua fedeltà ma sei mesi fa, è successo qualcosa.

«Luca, prendo la tua auto, la mia è ancora dal meccanico. Devo andare al supermercato, tornerò fra un’oretta».

«D’accordo Rossella, a dopo».

Entrai in auto, misi la chiave nel quadro, sistemai il sedile, lo specchietto retrovisore e appoggiai il telefonino sul cruscotto. Pochi attimi e scivolò giù infilandosi sotto il sedile del lato passeggero. Imprecai e mi abbassai per recuperarlo. Con la mano tastavo alla cieca per tirarlo fuori. Mi chinai ancora di più quando a un tratto vidi qualcosa luccicare. Stesi il braccio e riuscii ad afferrare l’oggetto. Un orecchino pendente con perle e zirconi.

Il cuore cominciò ad accelerare i battiti, riuscivo quasi a sentire le pulsazioni in gola. Non era mio. Mai posseduto un simile accessorio. Non ho nemmeno i buchi alle orecchie. Ero agitatissima. Misi in moto e partii a folle velocità. Vagai con l’auto senza meta per circa un’ora. Non ricordo quali strade percorsi, parcheggiai la macchina davanti a un rudere abbandonato, spensi il motore e con la testa china sul volante scoppiai in un pianto disperato. Tutto troppo perfetto. Avrei dovuto aspettarmelo, in una manciata di secondi le mie certezze vennero meno. Di colpo, le mie difese si sgretolarono dando spazio alle mie paure più recondite.

Tornai a casa con un viso stravolto. Trovai Luca seduto sul divano. Neppure si accorse della mia presenza, era concentrato nel seguire una partita in tivù. Mi rintanai in camera e ripresi a piangere mentre stringevo nel pugno la prova del suo tradimento.

Perché ero così sicura che Luca avesse un’amante? Forse, l’orecchino era lì per sbaglio. Inutili congetture, mi sentivo persa e svuotata. «Mamma, cosa fai da sola in camera, non stai bene?».

«Tranquilla Martina, ora vengo subito» le dissi di spalle asciugandomi le lacrime. Dovevo sapere chi fosse l’altra donna, altrimenti sarei impazzita. Inutile estorcere una confessione, Luca mi avrebbe stordito elencandomi una serie di bugie. Da bravo avvocato sarebbe riuscito a ribaltare la situazione ingannandomi con astuzia.

Così, tre giorni dopo, con la scusa di un’improvvisata, mi recai allo studio. Salutai il suo collega Mario e individuai le probabili amanti. La giovane tirocinante o la nuova segretaria rifatta dalla testa ai piedi? Mio marito era in tribunale, avevo una fantastica occasione per giocare la mia carta. Qualche secondo prima di oltrepassare la soglia per uscire mi chinai simulando di raccogliere un oggetto dietro una poltroncina.

«Ho trovato un orecchino. Qualcuno lo ha perso?».Le due donne si girarono verso di me fissando il pendente. Mi imposi di non piangere o meglio di non saltare addosso alla segretaria quando con voce acuta esclamò: «Eccolo finalmente! L’ho cercato dappertutto. Grazie». Avrei voluto prenderla a schiaffi ma sarebbe stata una scena patetica e inutile. Le posi in mano l’orecchino e la salutai con freddezza. Stavo per guadagnare l’uscita quando mi bloccai nel sentire le sue parole. Mi voltai lentamente.

«Ero convinta di aver perso l’orecchino nell’auto di suo marito. È stato così gentile ad accompagnarmi in ospedale. La settimana scorsa mia madre ha avuto un malore e l’avvocato non ha perso tempo nel raggiungere il Pronto Soccorso. Naturalmente non ho osato chiedere a suo marito di perlustrare l’auto per ritrovare il pendente. Mi vergognavo troppo. Ho fatto bene, lo avevo perso qui nello studio» concluse con una risatina.

Avrei voluto abbracciarla, ma ero ancora intontita dalla sua spiegazione. Luca non mi tradiva con la segretaria tutta curve e le labbra gonfie di silicone. Solo una storia frutto della mia fantasia. La mente aveva vagato per giorni in territori sconosciuti e rischiosi. Mi sentivo in colpa, ma anche felice. Ritornai a casa, ma prima passai in pasticceria per comprare un gustoso profiterole… il dolce preferito da Luca. ​

●© RIPRODUZIONE RISERVATA

Articolo pubblicato su Confidenze n. 38 2023

Confidenze