Viaggio senza scalo

Cuore
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Simone e io ci siamo conosciuti grazie alla passione per la fotografia. Da lì a piacersi e partire in cerca di scatti originali è stato un attimo

Storia vera di Sara Baldisserri raccolta da Marco Angilletti
Guardo una fotografia di quando ero bambina. Lo sguardo curioso affacciato sul mondo, le pieghe dei sorrisi che sfoderano innocenza, le mani impegnate a tastare l’essenza delle cose. Ricordo bene le gite scolastiche di quella bambina. Poteva dimenticare qualunque cosa prima di partire, ma appesa al collo c’era sempre una macchina fotografica. La teneva stretta a sé, con punte di orgoglio e di gelosia, come l’unico vero bagaglio capace di farle apprezzare la destinazione. I tanti click immortalavano ogni cosa: sentieri, monumenti, inciampi della natura, perché restasse impresso il fotogramma di un ricordo o di un’inconfondibile emozione.Per quanto i bambini possano alternare una passione a un’altra, devo ammettere che a quell’età avevo già assimilato una verità: qualunque sarebbe stata la mia strada, la mia mano avrebbe dovuto fotografarla. E mai avrei immaginato che proprio una macchina fotografica mi avrebbe permesso di conoscere l’amore vero e di realizzare un progetto di vita in cui i veri protagonisti sono i viaggi.Io e Simone siamo quelli che viaggiano anche quando non hanno ferie. Una barbiera di 40 anni armata di forbici e pettine nella storica bottega di famiglia e un Willy Wonka di 32 anni impiegato in una fabbrica di cioccolato. Potremmo sembrare i personaggi di un romanzo e invece siamo proprio noi, in carne e ossa, con l’immancabile zaino in spalla.E dire che avevamo due vite diverse, in due zone diverse d’Italia, io nella bella Cesenatico e lui a Neive, nella provincia di Cuneo. Entrambi sedotti dal fascino delle macchine fotografiche e da dettagli di bellezza: scenari, orizzonti, strade, silenzi e caos.Tutto iniziò nel 2016. Era il mese di settembre quando un’azienda aveva lanciato un contest di fotografia, contattando alcuni sconosciuti individuati tramite i social network per invitarli a partecipare al concorso e vivere un’esperienza in Polonia. Gli scatti di Simone e i miei avevano colpito gli organizzatori e così ci ritrovammo tra le 27 persone ospitate a Cracovia per cinque giorni. Canadesi, ungheresi, tedeschi, si trattava di un bel gruppo eterogeneo.

 

Io, lui e altre tre ragazze italiane iniziammo a fare squadra dal primo momento. Un’alchimia indefinibile. Al di là della stessa nazionalità, avevamo in comune l’inclinazione ai viaggi, la fame di avanscoperta e ovviamente la dolce ossessione per gli scatti.

Simone si presentò al nostro tavolo con la faccia curiosa di chi ha la necessità di porre una domanda dal peso notevole, senza la cui risposta non avrebbe potuto continuare nemmeno a respirare.

Di fatto, era desideroso di scoprire le nostre preferenze tra i due più famosi marchi di macchine fotografiche, ma mi ha fatto sorridere tanto perché era come se stesse chiedendo la cosa più importante al mondo. A parte la sintonia nel dialogo però, non ho pensato minimamente a possibili sviluppi; avevo la testa altrove, ero presa da diversi pensieri e in quel contesto non mi era neppure sfiorata l’idea di avere di fronte un ragazzo a modo, amabile agli occhi e dai contenuti interessanti.

 

Conclusa l’esperienza a Cracovia, decidemmo insieme alle ragazze del gruppo di restare in contatto, con la promessa di organizzare nuovi incontri in cui ritagliarci qualche momento di spensieratezza. La promessa fu mantenuta: un weekend al mese, a volte due, ci ritrovavamo in qualche zona d’Italia alla ricerca degli scatti più originali.

Forse non riuscivo a rendermene conto oppure negavo a me stessa l’evidenza, fatto sta che le ragazze si erano accorte molto prima di me di quanto io e Simone ci ritrovassimo a chiacchierare piacevolmente, a passeggiare vicini in una bolla di tenerezza, talvolta ad arrossire per una parola detta bene o detta male.

«Perché la prossima volta non partite da soli? Siete così affiatati» mi propose una di loro.

Tra un weekend in un borgo antico e le chiacchiere su una collina ad aspettare che il sole calasse, certe emozioni iniziarono a fare capolino con meno schermature, fino a quando nell’aprile del 2017 lui trovò il modo di dichiararsi. Iniziò un periodo splendido! La distanza Emilia Romagna-Piemonte non facilitava la condivisione quotidiana e, per un anno e mezzo, la nostra è stata una storia a distanza. Ci pensavano i viaggi brevi ad alimentare le armonie di coppia. Ci facevano sentire più vincenti che mai, quasi il mondo fosse nelle nostre mani. E noi, due giocolieri disposti a prendersene cura. Più battevamo sentieri on the road, più il sentimento piantava bandiere sulle vette dei progetti per il futuro.

La voglia di vivere sotto lo stesso tetto animava entrambi e, senza quasi avere il tempo di accorgercene, Simone lasciò il Piemonte per ricoprire una posizione analoga in un’azienda, sempre rigorosamente di cioccolato, qui in Emilia-Romagna, la terra in cui viviamo.

Non erano trascorsi neppure due mesi dal suo arrivo quando pensammo alla prima grande follia: volare verso il Giappone per soli tre giorni. Chi avrebbe potuto lanciarsi in un’impresa tanto ardita se non due innamorati? Certe azioni folli sono le uniche in grado di baciare in fronte lo stupore del tempo.

 

La prima sera, appena arrivati, ci siamo diretti di corsa sul tetto del centro commerciale Roppongi Hills Mori Tower: da lì, in quella distesa di luci su palazzi e strade, ci siamo resi conto dell’immensità di Tokyo. Lassù, ci siamo guardati negli occhi e stretti in un abbraccio: di immenso c’era anche il nostro amore. Dal quartiere di Shinjuku a quello di Harajuku, il Parco Yoyogi, il Santuario di Meiji, e ancora Akihabara, il paradiso elettronico per chi adora la tecnologia come Simone. Tre giorni di full immersion in una città e nel nostro sentimento. Tornammo in Italia, con il cuore accarezzato da quei venti che ti strattonano ma non fanno male, perché ti soffiano addosso solo sospiri. Le nostre pazzie erano appena iniziate, pronte a percorrere centinaia di nuove mete. A mano a mano che le tappe aumentavano, i social network di Simone esplodevano di reazioni. Lo seguivano sempre più persone, interessate a tutto ciò che rivelava tramite le immagini e, soprattutto, affascinate dagli itinerari che lui raccontava con estrema cura e anima.

Quella è stata la prima occasione in cui ci è balenata l’idea di creare qualcosa di più strutturato, una pagina dove raccontarci e condividere con chiunque le nostre esperienze, non solo per mostrare le bellezze del mondo, ma anche per spronare quante più persone a viaggiare e scoprire le infinite opportunità che il Pianeta ci riserva.

Ogni progetto che si rispetti, però, deve avere un nome. Ci abbiamo pensato a lungo e lo abbiamo partorito, ovviamente su un treno! Stavamo rientrando da Roma, buttando lì dei nomi, ci ragionavamo con la stessa dedizione e batticuore con cui si sceglie il nome di un figlio. Ci è bastato guardarci negli occhi per capire che fosse quello giusto: Viaggio senza scalo!

Da lì, è stato un crescendo di felici imprevisti e valigie sempre pronte. Abbiamo iniziato a ricevere numerose richieste da parte di aziende, associazioni e vari enti che desideravano coinvolgerci per farci raccontare con foto e video un territorio, un progetto o un percorso. Stentavamo a crederci: la vivacità del nostro stare insieme e la semplicità del nostro storytelling faceva breccia nel cuore di tanti. Forse il segreto è stato lì: nella scelta di mostrarci per ciò che siamo, cacciatori di bellezza e predatori di nuove mete.

Così, la nostra passione si è sviluppata in un’opportunità anche lavorativa. È successo quasi tutto per caso e senza mai smettere di crederci, con il nostro amore al timone di una svolta inaspettata che continuava a riempire i discorsi tra le lenzuola a tarda notte o i buoni propositi a colazione.

 

Oggi ogni cosa sembra aver preso la giusta piega, anche grazie al supporto di familiari e amici che sognano di continuo di mettersi nelle nostre valigie. Ne abbiamo fatta di strada dal primo incontro a Cracovia. Cresciamo come coppia e come squadra, in una continua contaminazione con spazi, individui e situazioni diversi da noi. Quest’anno organizzeremo il primo viaggio di gruppo dedicato a chi ci segue sui social: un modo per conoscersi e condividere di persona ciò di cui parliamo quotidianamente. Andremo a New York, in un percorso cinematografico alla scoperta della Grande Mela a partire da diverse location legate al mondo del cinema.

Con il nostro blog di viaggi, abbiamo fatto tappa in tanti luoghi. Siamo come bambini con le pupille piene di curiosità che sbarcano nei villaggi più impensabili e corrono tra le tende di un mercato. Saltelliamo tra le case d’Oriente, su e giù per le città d’Europa e del mondo. Viaggiamo alla scoperta delle tradizioni, delle culture, del chiasso metropolitano come del silenzio di un lago, tra la creatività digitale di Simone e i miei racconti sul blog. Ci ritroviamo in una famiglia che ci osserva camminare per le strade del suo paese e ci offre il benvenuto in un sorriso. In un anziano in Giappone che si siede accanto a noi e ci spiega i rituali legati alle pietanze pur parlando un’altra lingua. In un abbraccio scambiato di fronte al Muro del Pianto, in quella Gerusalemme che ci ha stregati come mai avremmo immaginato. Nella ruota panoramica a Vienna, nel cambio della guardia al Palazzo del Parlamento di Atene, nella sacralità del Natale ortodosso di Belgrado. Nelle tante biblioteche che ci ostiniamo a visitare, come voce stampata del popolo che ci ospita.

Chissà, magari un giorno il nostro blog diventerà il nostro unico lavoro. Questo ci sprona ad andare avanti con professionalità, determinazione ed emozione.

Per ora una sola certezza: viaggiare è una fontana di fronte alla quale chi ama davvero, non smette mai di avere sete.●

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Photo: @viaggiosenzascalo.it

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