I miei anni a rincorrere il vento di Barbara Comyns

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Un romanzo che racconta l'amore tra una giovane donna e un artista spiantato, il ritratto di una figura femminile forte e coraggiosa

Trama – Londra, anni ’30. In piena recessione Sophia, una ragazza di vent’anni sola da quando ne aveva diciassette, quando incontra Charles in treno si innamora al primo sguardo. Entrambi artisti alle prime armi, lei può contare su un posto fisso e lui sul fascino che ogni uomo inconcludente riesce ad esercitare. Si sposeranno nonostante il parere contrario dei genitori di Charles e Sophia resterà presto incinta. Non aveva immaginato, la giovane, di poter diventare madre. Non lo aveva neanche desiderato. E non lo aveva desiderato Charles. Proprio con la nascita di Sandro le cose tra i due cominceranno a cambiare, o forse a mostrarsi senza i veli del romanticismo giovane. Con un bimbo piccolo da far crescere e un marito senza spina dorsale, senza senso della responsabilità, sarà Sophia a dover trovare non uno ma mille modi per sopravvivere. Sopravvivere alla fame. Sopravvivere alla solitudine. Sopravvivere allo sguardo dell’uomo che le chiede di abortire quando resta incinta per la seconda volta. Sopravvivere mentre una nuova vita si profila all’orizzonte, sopravvivere al coraggio che ci vuole.

Un assaggio – Raccontai a Helen la mia storia e lei tornò a casa e pianse. Quella sera venne a trovarmi suo marito e mi portò delle fragole: mi aggiustò anche la bicicletta, e fu gentile, ma non ce n’era bisogno, perché era accaduto tutto otto anni prima, e adesso non sono infelice. Quasi non ho il coraggio di ammetterlo, anche se tocco ferro, ma sono così felice che quando mi sveglio al mattino non riesco a credere che sia vero. Penso di rado al tempo in cui mi chiamavo Sophia Fairclough; cerco di tenerlo ben nascosto in un angolo della memoria. Non posso dimenticarmene del tutto a causa di Sandro, e spesso mi ritrovo a rimpiangere la graziosa, piccola Fanny. Vorrei non aver raccontato a Helen così tante cose; ho riportato tutto alla memoria in un lampo vivissimo. Riesco a vedere la faccia bianca e appuntita di Charles, a sentire la sua voce rauca e nervosa. Continuano a tornarmi in mente le cose. Quell’estate il sole sembrava brillare senza sosta, i giorni erano tutti belli e scintillanti. Non pioveva mai, eppure tutto rimaneva verde e fresco, persino a Londra. Quando ero bambina le estati erano tutte così, adesso il tempo si è fatto più ambiguo. Quando ci incontrammo, io e Charles avevamo vent’anni.

Leggerlo perché – In parte biografico (anche l’autrice sposò un artista spiantato e visse quattro anni in equilibrio funambolico prima di divorziare), questo romanzo poco conosciuto in Italia è un vero gioiello. Pubblicato nel 1950 sembra scritto oggi tanta è la freschezza dello stile, leggero e profondo nello stesso tempo. Sembra di sentire il suono cristallino tipico della magia d’amore dalla voce giovane della protagonista, voce che pagina dopo pagina si piega sotto il peso del disincanto, dei lutti, dei rifiuti, della crescita. Voce che pagina dopo pagina, dolore dopo dolore, torna a ritrovare se stessa e quel suono ferito. Ad accompagnare la versione italiana, arrivata più di sessant’anni dopo, una bellissima postfazione di Concita De Gregorio intitolata ‘Di ferite e di bellezza’. A colpire la giornalista, che di libri ha scritto e che libri incentrati intorno alle figure femminili ha scritto, la forte capacità di essere resiliente di Sophia. Saper vestire di limpidezza la complessità e la profondità del dolore, della povertà, della morte. Le esperienze della vita. Le strade. Le stagioni. I rovesci. La nebbia. E i giorni di sole. “Mi domando se sia quel tono svagato, che incanta. O se invece sia la crudeltà dello sguardo innocente che inchioda ogni gesto alla sua essenza senza compassione, senza giudizio”, scrive Concita che conclude “la bellezza nasce solo dalle ferite di ciascuno, e di ferite e di bellezza è colma la vita”.

Barbara Comyns, I miei anni a rincorrere il vento, Bur

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