Hai voglia di tuffarti in un romanzo che ti faccia sognare, ridere, commuovere e ti lasci con la sensazione che i personaggi resteranno nella tua memoria? 

 

Una famiglia nobile, due sorelle, la Seconda guerra mondiale: da questi elementi Antonella Boralevi costruisce un affresco di destini che si legge d’un fiato. Qualche domanda all’autrice.

Come nasce questo libro?
«Io non resisto all’ispirazione. Ho “visto” una scena con quattro giovani, vestiti in stile anni Quaranta che giocavano a tennis e ho sentito che lì c’era una storia da raccontare. È stato l’inizio di un lavoro durato tre anni e, quando ho finito il libro, nel frattempo qui era arrivato il Covid e ci siamo trovati alle prese con un altro tipo di guerra».

Ci sono somiglianze tra quel periodo e oggi?
«Pensiamo al titolo del libro: “Tutto il sole che c’è”. La luce è la forza delle donne di attraversare la sofferenza senza perdere la fiducia. E questo coraggio femminile lo vediamo oggi come allora».

Nel romanzo sono rappresentate tante figure femminili, ma al centro c’è il rapporto complicato tra due sorelle. Vuoi parlarcene?
«Noi donne abbiamo ereditato la tendenza a valutare noi stesse usando come metro di giudizio un’altra donna e spesso questa è la sorella. In questo caso, mi divertiva dare voce alla minore, che subisce il fascino della maggiore, bella, coraggiosa, forte, capace e si sente sminuita dal confronto. Tanto da desiderare di rovinarle la vita».

Ci riesce?
«Dico solo che c’è un momento decisivo, che influenza i loro destini. Però, il romanzo si chiude con le ragazze poco più che ventenni. Potrei anche decidere di continuare a raccontare le loro vite…».

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Da Confidenze n. 16

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