Anna Karenina di Lev Tolstoj

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Un classico da rileggere per capire come l'amore possa portare a distruggere se stessi e la vita di chi si ha intorno. Un capolavoro assoluto

Trama – Riassumere in poche righe 900 pagine non è una cosa proprio da nulla e soprattutto non è una cosa semplice riassumere un romanzo che ha nel titolo il nome di una donna e nelle pagine la storia di una società, di classi, di molti personaggi indimenticabili e assolutamente non secondari e neanche dipendenti dalla figura di Anna. Però io questo libro, questa colonna, questa pietra portante della letteratura e della psicologia dei sentimenti fragili voglio consigliarlo per un motivo in particolare e allora la trama posso riassumerla così: c’è una donna, Anna, sposata con Aleksej, un uomo più grande di vent’anni, mamma di un bimbo, Sereza. Un matrimonio di quelli comuni a quel tempo: non per amore. C’è una famiglia che è diventata infelice, quella di Stiva, suo fratello. Ha tradito la moglie Dolly con la bambinaia. Ma hanno cinque bambini e Anna riesce a dissuaderli dall’idea di separare le strade, il patto. La sorella di Dolly, Kitty, riceve una proposta di matrimonio da Levin ma preferisce la corte di un giovane aiutante dell’imperatore, Aleksandr Vronskij. Tra Anna e Aleksandr è amore a prima vista. Amore. Oppure ossessione. Illusione. Capriccio. Confusione. Tutte parole che mischiate insieme fanno rima, una rima distorta, con il sentimento supremo. Anna lascia il marito per Aleksandr. Partorisce Anny, bambina che non amerà mai nonostante sia figlia dell’uomo che adora. Anna smette presto di essere felice, o quantomeno di avere vivo dentro il fuoco della propensione alla felicità, cadendo vittima di una soffocante gelosia.

Un assaggio (remix) – Eppure non esisteva una cagione esterna di dissidio, ma ogni tentativo fatto per calmare quest’irritazione latente non faceva che accrescerla. Il male veniva di dentro. Per lei l’irritazione nasceva dal veder diminuire l’amore di Vronskij; per lui, dal riconoscere di essersi messo, a cagione di Anna, in una situazione penosa che essa, invece di alleviare, rendeva sempre più penosa. Né l’uno né l’altra conveniva dei motivi di questa irritazione, ma ognuno di loro credeva che l’altro avesse torto e ad ogni occasione essi lo volevano dimostrare. Anna avrebbe preteso che Vronskij concentrasse tutta la sua vita in lei e quindi era gelosa. Non era gelosa di una data donna, ma la diminuzione dell’amore di lui la rendeva gelosa ed essa cercava un oggetto per la sua gelosia. (…) Ed essendo gelosa, Anna si adirava contro Vronskij e cercava tutte le occasioni per prendersela con lui. Lo accusava di tutto ciò che aveva di penoso la sua situazione. Attribuiva a lui lo stato tormentoso di attesa nel quale s’era trovata a Mosca, sospesa fra cielo e terra, la lentezza e l’indecisione di Aleksej Aleksandrovic, la sua solitudine. Era colpa di lui se stavano a Mosca invece che in campagna. Era colpa di lui se essa era divisa da suo figlio. Anche quei rari momenti di tenerezza che capitavano fra loro non la calmavano: ora negli slanci amorosi di lui essa vedeva una tranquillità, un’assoluta sicurezza che non c’era prima e che l’irritava.

Leggerlo perché – Anna è, nella sua catastrofica vita in declino interiore costante, un faro per chiunque, uomo o donna. Anna rappresenta gli occhi che si chiudono e pretendono di vedere nitidamente e nitidamente avere la chiave di lettura di ogni comportamento dell’altro da sé. Anna è meravigliosa, Anna è incantevole: Anna si distrugge da sola e distrugge la vita di chi ha intorno. Anna è un corpo adulto che racchiude un’anima bambina. Anna è incapace di comunicare, muta nel raccontare le sue paure, i suoi timori, che maschera di arroganza e aggressività. Anna la meravigliosa diventa orrenda, si scarabocchia da sola, si lascia decomporre. Anna si perde e perde tutto, tutti. Poi, quando capisce l’esagerazione, la distorsione, la follia, è troppo tardi. Leggetelo e non voltatevi dall’altra parte. Non è un romanzo, è un kit salvavita.

Lev Tolstoj, Anna Karenina, Einaudi

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