Europa molto amore di Giorgio Scerbanenco

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Dal maestro di psicologia del crimine una delle sue prove migliori

Non si può ammazzare un uomo con un colpo di borsetta; eppure l’uomo al volante era proprio morto. La macchina del resto era sbandata, perché l’uomo era caduto come fulminato, e si era fermata per miracolo solo strisciando contro la parete rocciosa della montagna. Non respirava, il cuore era fermo – Barbara aveva seguito una volta a Berlino un corso serale di pronto soccorso – l’occhio era completamente senza riflessi, impietrito. Non si poteva sbagliare, il signor Pierre era morto. Freddamente, da fredda berlinese, Barbara guardò bene la sua borsetta: era una piccola borsa da sera, in blu scurissimo, ma con delle enormi cerniere dorate decorative, di solido metallo, terminanti in due specie di punte. Quando il signor Pierre l’aveva colpita brutalmente, facendole uscire sangue dal naso e dalla bocca, lei istintivamente aveva usato la borsetta come arma e l’aveva colpito con le due aerodinamiche punte della cerniera. Lì. Ecco, si vedeva dove. A oltre sessant’anni, forse, le ossa parietali del signor Pierre non erano più così robuste come in gioventù”.

Barbara e Ornella sono due amiche, una tedesca e un’italiana. Per caso la prima, per difendersi, uccide un uomo che si è offerto di dar loro un passaggio. Se fosse stato leggermente più giovane magari non sarebbe morto ma solo svenuto o qualcosa di simile, ma questo appartiene al mondo dei se, quei se che non cambiano il mondo e nemmeno le trame dei libri. Di sicuro non cambiano le pagine di un ottimo Scerbanenco e delle sue stanze interconnesse ma dalle porte invisibili, nascoste a fil di parete, che quando si aprono cambiano tutte le carte sul tavolo e fanno cadere tutte le ipotesi.

Dall’Italia alla Francia alla Germania alla Svizzera le due rincorreranno la libertà cercando di dimostrare la propria ‘colpevole’ innocenza – come farlo a parole e in mancanza di prove fisiche che in modo incontrovertibile palesino che si è trattato di legittima difesa? – o la propria ‘innocente’ colpevolezza – come farlo dopo essere fuggite e aver lasciato bagagli e documenti nell’automobile del morto insieme a numerose bustine di droga nascoste nel tettuccio della vettura?

Tra i meno capiti fra i gioielli di Scerbanenco, questo Europa molto amore è la vera prova per estimatori dell’arte sopraffina del più Grande fra i Grandi. Cos’è un giallo, nella realtà, se non un succedersi di eventi assurdi e rocamboleschi? E cos’è un fatto di cronaca, nella realtà, se non qualcosa che nella maggioranza dei casi non si scoprirà mai?

Scerbanenco è Maestro di psicologia del crimine prima ancora di essere un bravo cronista. Arriva sul luogo del delitto quando le agenzie ancora non hanno battuto la velina, quando le forze dell’ordine ancora dormono. E un buon crimine, per essere tale, non deve essere necessariamente reale, non devono essere necessariamente ‘azzeccati’ gli esecutori: se la morte è cosa certa, tutto il resto, assassino compreso, si può organizzare, improvvisare, adattare, inventare.

Sullo sfondo, mentre Barbara e Ornella scappano, scorre un fiume rosa – esistono crimini senza qualche riga d’amore? – e uno che si chiamava Europa. Aveva confini, dogane, monete diverse, cambi, distanze immense. In superficie, giova ripeterlo, la perfezione di una Scrittura irripetibile.

Giorgio Scerbanenco, Europa molto amore, Garzanti

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