Il segreto di Leila di Kooshyar Karimi

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Uno scrittore iraniano, fuggito dalla sua patria, racconta la sua vita da ginecologo in Iran e la legge che punisce le donne se non arrivano vergini al matrimonio

di Tiziana Pasetti

Trama – Kooshyar Karimi è un ginecologo e scrittore iraniano che da anni vive in Australia. In questo libro racconta la sua vita prima della fuga, del suo dover vivere da immigrato senza poter far valere la sua formazione accademica. Lui, la prima moglie e le figlie hanno vissuto da mendicanti prima di arrivare in Australia e vedersi finalmente riconoscere, accettare, inquadrare nelle dinamiche sociali. Cosa ha provocato la necessità, dopo un periodo di tortura e prigionia, di fuggire da una patria amata? Karimi ha aiutato molte persone che non potevano permettersi delle cure intervenendo gratuitamente. Non solo. Karimi ha aiutato centinaia di donne ad abortire. Donne violentate, donne innamorate, donne senza il diritto di mostrarsi, di sorridere a un uomo, di vivere la propria passione. Karimi racconta una società e la sua legge, racconta la pena di morte – attraverso lapidazione – che punisce la donna che non ubbidisce. Leila, questo il nome utilizzato per coprire la vera identità di una sua paziente, ha creduto nell’amore di Hamid. Non ha creduto nella sua violenza, inaspettata. L’incontro con il dottor Karimi consentirà alla sua storia un finale diverso, in parte una salvezza, in parte una condanna.

Un assaggio – In Iran, se il marito scopre la prima notte di nozze che sua moglie non è vergine, il matrimonio finisce lì. In alcune famiglie di fanatici osservanti il padre e i fratelli della donna accusata di aver perso la verginità prima del matrimonio con un uomo diverso dal marito, le toglieranno la vita, di solito con un pugnale. Perfino in quelle meno fanatiche, i familiari della ragazza spesso la abbandonano per il disonore che ha causato loro. La prova della verginità è la perdita di sangue che avviene dopo il sesso la prima notte di nozze. Ma questa cosiddetta prova è molto problematica, in Iran o in qualsiasi altro luogo al mondo. La rottura dell’imene, la sottile membrana che in parte copre la parte inferiore della vagina, può avvenire e spesso avviene senza penetrazione. Un numero significativo di donne nasce senza imene. Il sanguinamento successivo alla prima penetrazione della vagina sarà evidente forse solo nella metà delle donne che hanno diciassette o più anni. È tutto casuale, infatti anche in culture come quella iraniana, dove arrivare vergini al matrimonio è così importante, si è riconosciuto in sordina che si tratta di una questione complessa. Quando i lenzuoli della prima notte di nozze vengono ritualmente esposti per mostrare le macchie, il sangue può benissimo essere quello di un piccione o di un pollo, o anche quello della sposa, magari di un piccolo taglio fatto in un punto del corpo quasi invisibile. Perché questa ossessione del sangue? Non per tutti gli iraniani la perdita di sangue della sposa è un tasto così irragionevolmente delicato. Ma lo è per molti di più di questi tempi, dal ritorno in Iran del fondamentalista Ruhollah Khomeini nel 1979. È questa la caratteristica che accomuna i fondamentalisti, siano essi musulmani, cristiani, ebrei, indù o perfino buddhisti: creano un margine sempre più ampio fra i naturali appetiti dell’uomo e quello che è permissibile nella loro fede.

Leggerlo perché – Il ruolo dei tabù nell’amplificazione e affermazione dei fondamentalismi è centrale. Il sesso, la sottomissione della donna, sono armi potentissime del potere, soprattutto di quello che si serve della copertura di un dio qualunque. Alla religione della creazione risponde con quella della distruzione, una religione solo violenta, tutta (dis)umana. Leggere una testimonianza così forte può aiutare a capire un popolo – un tempo libero e brillante – vittima di ricatti e minacce.

Kooshyar Karimi, Il segreto di Leila, Giunti

Traduzione di Laura Melosi

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