La moglie del lobotomista di S.G. Woodruff

Leggi con noi
Ascolta la storia

Un libro che si ispira a un fatto vero, la carriera di Walter Freeman

Ruth andò ad aspettare nel suo ufficio. Le sembrava fossero passati giorni da quando era cominciata l’operazione. In genere le scartoffie richiedevano tutta la sua attenzione, e quel giorno aveva pianificato di distrarsi studiando i libri mastri dell’ospedale, in preparazione per la riunione al cospetto del consiglio di amministrazione che si sarebbe tenuta più avanti quel mese. Vi erano molti aumenti nelle spese che lei e Charles avrebbero dovuto giustificare. Eppure, riusciva a malapena a concentrarsi. Dopo essere andata e venuta dalla cucina tre volte per farsi un caffè di cui non aveva alcun bisogno, essere stata diverse volte in bagno e aver fatto una rapida passeggiata lungo la passerella, ancora non aveva saputo nulla. Si alzò di nuovo, pronta a tornare all’ospedale per controllare come mai ci volesse così tanto, quando il telefono squillò”.
È uno di quei libri che uno scarta solo per il posizionamento in libreria e per la copertina e per il prezzo da discount. Ecco. Spesso fare i fanatici e i grandi letterati può far perdere grandi occasioni di lettura, di scoperta di fatti storici veri e quasi incredibili.
L’autrice, qui al suo debutto nel romanzo storico, ha creato la storia e la figura di Ruth Emeraldine per raccontare un fatto vero, la carriera di Walter Freeman (nel libro si chiama Robert Apter), neurologo e psicologo che concentrò la sua carriera intorno alla pratica della lobotomia (intervento neurochirurgico con il quale si interrompono le fibre nervose che collegano tra di loro i lobi cerebrali) rendendola una occasione per dare spettacolo, per mettere in mostra la sua personalità istrionica e narcisista. Tutto questo non in un laboratorio sperso in una località sconosciuta degli Stati Uniti ma dall’alto della sua posizione di professore universitario.
Ruth, dopo il suicidio del fratello reduce di guerra, ha una sola domanda che l’assilla: si sarebbe potuto salvare, se qualcuno avesse capito in quale punto dell’anima la sua esistenza si era incagliata? Proprio questa sete di salvezza per chi soffre, questo desiderio di riscattare la morte dell’amato fratello, la fa cadere vittima del fascino del dottor Apter, uno studioso instancabile delle tecniche di cura delle malattie mentali. La lobotomia è la soluzione di ogni male, ne è convinto Apter, se ne convincerà Ruth. Anche se molto spesso i pazienti non rispondono come dovrebbero, anche se perdono la vita: è il prezzo da pagare per il progresso.
Con il passare del tempo le scelte di Apter, molte avventate, cominciano a non convincere più Ruth. La donna dovrà vivere una doppia delusione: quella scientifica e quella sentimentale. Chi è infatti, davvero, Robert? Uno scienziato con il bene del paziente come priorità o solo un maniaco spietato e schiavo di un’ambizione disumana?
“«Non sentirai nulla, te lo prometto». Robert si avvicinò a Sam e, con un movimento subitaneo, gli mise gli elettrodi sulle tempie e azionò il pedale. Sam si contorse brevemente e il labbro superiore gli si piegò verso l’altro, mentre una scossa di corrente lo percorreva”.

S.G. Woodruff, La moglie del lobotomista, Newton Compton Editori

Confidenze