La nostra rivoluzione: voci di donne arabe di Hamid Zanaz

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Nel testo del filosofo algerino 19 interviste a 19 donne arabe. Donne che hanno studiato e che parlano senza paura

“Donna musulmana non si nasce, lo si diventa. Il che porta a chiedersi da dove venga quel vero e proprio terrore di essere cornificati che rode la mente e il cuore della maggior parte degli uomini musulmani. E chi oserebbe sostenere che questo atteggiamento non ha alcuna relazione con il dogma islamico? A tal proposito, sarebbe utile seguire l’intero percorso della misoginia dal mondo beduino al mondo arabo proprio a partire dall’influenza islamica. In queste società chiuse, ripiegate sulle proprie tradizioni, il celibato è molto mal visto, non c’è posto per nubili e scapoli. Il celibe è un uomo a metà, dice il Talmud. È addirittura il fratello del demonio, rincara un hadith. Questi gruppi circoscritti rendono il matrimonio quasi obbligatorio per una persona in età fertile, altrimenti anche le persone più vicine diffiderebbero di lui e soprattutto di lei. Una tale glaciazione non è un fenomeno di oggi: già nel dodicesimo secolo Ibn Rochd (Averroè) attribuiva la stagnazione dei paesi musulmani alla subordinazione delle donne: «Non si riconoscono le capacità delle donne perché le si prendono in considerazione solo per la procreazione. Esse sono così poste al servizio dei loro mariti, relegate ai compiti dell’allattamento e dell’allevamento dei bambini. Il fatto che la donna diventi così un fardello per l’uomo è una delle cause della povertà nei paesi musulmani». Sembra quasi che il tempo si sia congelato. Oggi milioni di donne sono ancora costrette nella medesima situazione. Nove secoli dopo, un buon sociologo non potrebbe esprimersi meglio”.

Ad uccidere Saman Abbas, la ragazza di 18 anni scomparsa da Novellara il 1° maggio del 2021, sarebbe stato il padre. A consegnare la giovane nelle mani sue e di uno zio per l’esecuzione sarebbe stata la madre. Il motivo: risanare l’onore e la dignità del padre, vergognosamente colpita dal rifiuto della figlia ad accettare il matrimonio già stabilito con un cugino residente in Pakistan e dalla pubblicazione di una foto su un social che ritrae due ragazzi che si baciano. Saman, in jeans e scarpe da ginnastica, e il suo ragazzo. Il 13 settembre Mahsa Amini è morta a causa delle ferite inferte con ripetute bastonate alla testa dalla polizia morale a Teheran: la giovane studentessa non indossava il velo come avrebbe dovuto.

Molti i commenti, pieni di giusto orrore, come reazione. Per difenderci da estrinsecazioni culturali danneggianti la dignità umana e il diritto alla vita, alla libertà, dobbiamo però fare uno sforzo. Dobbiamo distaccarci dal semplice “sono animali” e capire – informandoci – cosa porta un padre a uccidere una figlia, una madre ad accettare il sacrificio della carne che ha generato. Nella Bibbia c’è Isacco e suo padre, Abramo, pronto ad offrirlo a Dio. La sua mano sarà fermata, la volontà è stata sufficiente alla conferma della fede. La lettura, forse deformata, che del Corano fanno studiosi e promulgatori e capi religiosi e accentratori politici spinge la volontà oltre l’azione. 

Nel testo del filosofo algerino troviamo 19 interviste a 19 donne arabe. Donne che dalla casa dell’uomo sono uscite, donne che hanno studiato, donne ricche di una cultura millenaria, donne dallo sguardo sveglio e coraggioso. Donne che parlano senza paura. Donne che spiegano e raccontano. Ascoltarle può aiutarci a capire il perché delle cose. A condannarle, certo, ma forti della lucidità della conoscenza.

Il nostro intento, l’intento di ogni nazione, deve essere quello di intercettare le devianze pseudoculturali esogene evitando ogni forma di chiusura verso le accoglienze, l’ospitalità, l’integrazione. Abnousse Shalmani (scrittrice iraniana emigrata in Francia): “Vivere in società miste insegna a superare le differenze sessuali, a oltrepassare la concupiscenza, ad accettare l’Altro come essere umano. Insegna a capire che il corpo dell’Altro non è interdetto, che quel corpo non è il tuo onore o la tua proprietà. Ti insegna a vivere libero. Perché non puoi vivere libero se neghi la libertà a tua moglie, a tua figlia, a tua madre”. 

Hamid Zanaz, La nostra rivoluzione: voci di donne arabe, Eléuthera

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