La psicologia dell’amore romantico di Nathaniel Branden

Leggi con noi
Ascolta la storia

Un saggio più che mai attuale che parla dell'autostima, di come essa influenzi la scelta della persona di cui ci innamoriamo e le relazioni

di Tiziana Pasetti

Trama – Questo saggio, la cui prima pubblicazione risale al 1980, è più attuale che mai e, proprio perché scritto in un momento molto particolare della vita dell’autore (la recente scomparsa della giovane moglie) e in un periodo storico figlio della modernità, ma ancora lento e non preda della velocità e voracità della vita online, illuminante per chiunque voglia riflettere sul più impalpabile dei sentimenti, sulla sua definizione – quella romantica – più retorica ma più desiderata. Come nasce il concetto di romanticismo nella vita di coppia e quando? Come si sviluppa e autodetermina come culmine e obiettivo, come discrimine tra ‘amore vero’ e ‘amore immaginario’? Cos’è l’amore romantico, si domanda Branden. È una cosa rara, un’esperienza unica e mai promiscua (può presentarsi più volte in una vita ma mai in ‘compresenza’) una persistente curiosità, una complessa fusione, una continua conferma. Non è il primo sguardo, non è dolore, non è una canzone, non è un film, non è fuga, non è strategia, non è silenzio, non è drammaturgia, non è una tra le tante opzioni per perdere peso, non è una sceneggiatura scritta in autonomia, non è una sfida. “La cosa più gentile che si può dire dell’uso odierno della parola amore è che rappresenta una trasandatezza intellettuale”.

Un assaggio – Dei diversi fattori importanti per il successo dell’amore romantico, nessuno è più importante dell’autostima. Ormai è diventato un cliché dire che chi non ama se stesso non può amare gli altri. In effetti è vero, ma è solo parte del quadro. Se non amiamo noi stessi, ci riesce quasi impossibile credere che ci ami qualcun altro. Non siamo capaci di accettare l’amore. L’autostima come fenomeno psicologico ha due aspetti correlati: il senso di efficacia personale e il senso del valore personale. È la convinzione, o meglio l’esperienza, di avere le capacità necessarie per vivere. Se un individuo non ha rispetto per se stesso, non sente di valere qualcosa, di avere diritto all’affermazione di bisogni e desideri legittimi. Sentirsi capaci di vivere vuol dire avere fiducia nel funzionamento della nostra mente, nella nostra capacità di comprendere e giudicare i fatti della realtà nella sfera dei nostri interessi e bisogni; significa avere fiducia nel proprio intelletto, fare assegnamento su di esso. La nostra autostima influenza la scelta della persona di cui ci innamoriamo e il nostro comportamento all’interno della relazione. Ci insegnano che il carattere di una persona ne determina le azioni: in realtà è il concetto di sé che determina (o ha la tendenza a determinare) il destino. [ndr. Alcuni passaggi sono stati riassunti dalla sottoscritta per dare il maggior senso alla citazione nel minor spazio possibile]

Leggerlo perché – Leggerlo perché d’amore da troppo si parla in maniera distorta, eccessiva, disfunzionale, sviante. Il termine romantico assume significati alieni, alterati e diseducanti/diseducativi. I tanti fatti di cronaca nera, la tanta ricerca di risposte alla stessa domanda di salvezza e nello stesso tempo di conferma che dove vogliamo ci sia amore questo possa restare, tornare, modificarsi, crearsi gridano forte una cosa sola: siamo ignoranti, plagiati da desideri e assenza di autodeterminazione. Cadiamo dentro storie che non esistono, le tratteniamo per i capelli e quando le cose non vanno come abbiamo sognato e pianificato piangiamo, puntiamo il dito, ci riempiamo la bocca di termini (vampiri emotivi, serial killer dell’anima, ghosting, gaslighting solo per citare le più usate) che gettano la responsabilità di ogni insuccesso all’altro, al “cattivo”. Per amare, e amarsi bene, romanticamente, c’è bisogno di avere una sensibilità comune, un passo calamitato l’uno verso l’altro, la certezza di essere accolti, la certezza di essere desiderati e soprattutto considerati. Se questo non avviene bisogna avere la forza intelligente di fermarsi, sfilarsi dalla dinamica che non solo non è romantica, soprattutto non è amore. Branden torna in continuazione sul concetto di autostima per richiamare proprio alla presenza di sguardo, alla capacità di giudizio, all’intima percezione di verità e sincera attrazione. L’autostima non è un’arma per annientare gli altri ma un altare di pace. Attenzione, fate attenzione sempre: autostima e megalomania non sono sinonimi. La prima è considerarsi e considerare. La seconda è la più inutile, sciatta, gratuita, inguaribile delle patologie del sé solitario, incapace e masturbatorio.

Nathaniel Branden, La psicologia dell’amore romantico, Tea

Confidenze