Nonostante tutto di Francesca Vignali Albergotti

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Dodici personaggi si raccontano, in una lettura caleidoscopica degli eventi

Camilla – Stamattina 40,6 kg. Non sapevo cosa cazzo mettermi addosso. Tutto mi stava stretto. Tutto mi stava male. Quella stronza di mia madre urlava che doveva andare e che mi dovevo muovere perché lei aveva il primo appuntamento alle otto. Maledetta lei e i suoi appuntamenti. Io mi guardavo allo specchio e il mio grasso ricopriva il mio corpo, la mia mente, la mia anima. E se smettevo di guardarmi allo specchio comunque quel grasso mi seguiva, pesante su di me come una montagna. Che schifo. Sono andata in bagno a vomitare il caffellatte amaro che avevo appena bevuto, con la speranza di essere un po’ meno gonfia ed enorme. Ma niente, e lei strillava, e io che cercavo di tirare su la cerniera dei jeans man mano che saliva mi esplodevano due sbordature di lardo sui fianchi. A scuola ci sono arrivata, ma mi ero dimenticata il libro di mate. La prof mi ha chiesto di farle vedere gli esercizi e io non li avevo. Mi sono suicidata mentalmente per questo. Per due ore non ho fatto altro che graffiarmi il palmo delle mani. All’interrogazione di latino ho preso nove. Anche se avevo le mani tutte insanguinate e ho dovuto stringere un fazzoletto per non sporcare. Odio stare al primo banco. Odio che gli altri siano dietro di me. Odio che gli altri mi guardino il lardo senza che io possa fare nulla”.

Non so come ci sia finito, tra i libri che abitano nella mia casa milanese. Non ricordo di averlo comprato, non ricordo di averne mai sentito parlare, non ricordo di averlo mai visto prima di inizio febbraio, quando ho passato del tempo in quella che anni fa immaginavo sarebbe stata la mia casa quotidiana per un bel tempo, un tempo lungo, e invece poi è diventata un luogo con una funzione diversa, ci abita mia figlia, ci torno io ogni tanto. Lì ho lasciato tutto quello che avevo portato quando le intenzioni erano infarcite di un grande futuro da vivere insieme: mobili, vestiti e tanti, tanti libri. Inizio febbraio, dicevo. Camminavo avanti e indietro osservando i titoli sistemati con il mio ordine casuale quando la calamita che ormai conosco bene ha attivato tutte le sue proprietà fisiche nel momento esatto in cui i miei occhi si sono posati sul dorso grigio perla di questo romanzo qua. Premessa: l’ho divorato.

Dodici personaggi raccontano. La loro storia e non solo. Dodici personaggi raccontano la loro vita e nello stesso tempo quella delle persone alle quali sono (o sono state) legate regalando una lettura caleidoscopica delle situazioni, degli eventi. Ad aprire le danze è Susy, intrepida ragazza di una certa età. Susy si descrive in tutto il suo splendore di donna over 60 che cura la sua immagine per restare giovane, per continuare ad ammaliare. Accanto a lei Carlo, l’uomo che ha sposato in terze nozze. Un amore passionale, perfetto, nonostante lui avesse ventidue anni di più. Poi, però, la demenza senile. E la necessità di gestire il ‘distacco’.

Il secondo monologo appartiene proprio a Carlo, un playboy disarmato: chi è quel mostro deforme con le labbra gonfie e gli zigomi lucidi che entra nella sua stanza gridando? Dov’è finita Susy, la donna splendida di cui si era innamorato? Poi è il turno di Leonardo, un uomo che sembra triste e infatti lo è. Leo è il figlio di Carlo, il figlio in cura da uno psicologo da quando aveva cinque anni. A curarlo, ad ascoltarlo, oggi c’è Bruno, il suo compagno e poi c’è Paola, la psicologa. Paola ha un marito e due figli, Camilla e Gianmaria. Paola ha perso la testa per i solchi che segnano il viso di Leonardo. 

Non è finita qui. Ci sono altri personaggi, altri incastri, altre cadute. Qualche resurrezione. Di sicuro, tante incomprensioni, tanti silenzi, tanta assoluta distanza dal proprio sé. 

Francesca Vignali Albergotti, Nonostante tutto, Fazi Editore

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