Una simpatica supplente ci conquisterà

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"La supplente" di Cristina Frascà è un romanzo divertente, che parla di scuola, e non solo

Anna ha 30 anni e sogna di diventare un’insegnante. Non le pare vero quando ottiene una supplenza di un anno, e pazienza se in un istituto professionale in cui le sue adorate materie umanistiche non sono le principali. Il suo entusiasmo comincia a vacillare quando conosce i suoi allievi… Comincia così l’appassionante e divertente romanzo La supplente di Cristina Frascà (Garzanti, 17,90 euro). Abbiamo fatto una chiacchierata con l’autrice, un’insegnante piemontese.

Ci sveli tre cose importanti di te?

«Famiglia, scuola, libri. Amo infinitamente i miei affetti più intimi e sono grata per le persone che compongono la mia famiglia. Diventare mamma è senza dubbio l’esperienza che mi sta cambiando di più e che mi toglie il fiato per quanto è meraviglioso e difficile crescere i figli. Poi, ho la fortuna di svolgere un lavoro che non sembra neppure tale: fatica e responsabilità a parte, lavorare come insegnante è una grande fortuna. Infine, la mia passione per i libri è ai limiti del feticismo: amo quelli cartonati, i pop up per bambini, quelli da leggere per riflettere e quelli illustrati da osservare. Adoro i libri antichi. Sono una lettrice accanita e non riesco ad addormentarmi se prima non ho accarezzato qualche pagina, rigorosamente di carta».

Com’è nato questo libro?

«La supplente è venuto al mondo durante il primo lockdown. Un modo per raccontare una storia che parlasse di impegno, coraggio e speranza con un tono lieve e divertente. Tutti ingredienti dei quali credo si abbia sempre più bisogno! Anna è una giovane donna precaria nel lavoro e negli affetti: condizione diffusa e difficile».

Ci racconti la tua giornata tipo da scrittrice?

«La mia giornata tipo non esiste. Ogni giorno è scandito dai turni a scuola (sempre diversi) e dai ritmi di vita e delle attività delle mie figlie. Scrivo prevalentemente la sera, nel momento magico in cui tutto intorno a me tace e posso sentire la voce dei personaggi. Quelle ore sono preziose valvole di sfogo, mi fanno profondamente bene. Credo che per me siano terapeutiche».

Quand’è che hai capito che ti sarebbe piaciuto scrivere un romanzo?

«Non saprei, ho sempre scritto poesie e filastrocche. Poi, cinque anni fa ho avuto l’impulso di scrivere Egò, la ricetta dell’amore su misura ed è stato dirompente. La supplente nella mia testa è nato quando ho pensato che fosse il caso di perdere qualche chiletto accumulato. I consigli e il regime alimentare che segue Anna sono il frutto di una seria ricerca. Poi, come gli alunni e i figli, i personaggi sono sempre molto più complessi di quel che si potrebbe immaginare. Così Anna ha preso la sua strada, e io l’ho semplicemente raccontata».

Quali sono i tuoi romanzi “del cuore”?

«Questa domanda è difficilissima, ma provo a selezionarne tre. Guerra e pace di Lev Tolstoj, letto l’anno della maturità: impossibile non identificarsi in Natasha. Nel tempo l’ho riletto e ho trovato un’incredibile quantità di sfumature che all’epoca non avevo colto. Poi, Madame Bovary di Gustave Flaubert, perché spiega come noi donne, quando decidiamo di farci del male, siamo davvero insuperabili. Infine, Il visconte dimezzato di Italo Calvino, che mi ha insegnato a fare pace con i miei lati oscuri e con quelli eccessivamente buoni».

Adesso sei alle prese con altri progetti?

«Sì. Il romanzo si conclude con una scena che fa venire in mente che ci sia un grande cambiamento nella vita della protagonista. Non potevo non curiosare oltre e sto scrivendo il seguito di La supplente».

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