Abbronzata (almeno) per il fattorino

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Non sono mai stata così bianca come in questo periodo. Ma quando cerco l'abbronzatura nei cosmetici, capisco che devo perfezionare il mio uso del makeup

Il 7 marzo dello scorso anno, quando ancora le nostre vite trascorrevano secondo la loro normale routine, l’inizio del lockdown mi ha colto come sempre in quel periodo: con la facciotta bella abbronzata per le giornate in montagna. E tutto il resto del corpo, dal collo in giù, bianco cadaverico.

Il bruttissimo stacco cromatico, però, non mi preoccupava: come da prassi, infatti, una volta smessi gli sci mi sarei concentrata su braccia e décolletée, in attesa di sdraiarmi presto in riva al mare per ottenere finalmente un colore omogeneo da capo a piedi.

Peccato che quest’anno le cose stiano andando in modo molto diverso. Ma se da un lato mi sono abituata a tutto ciò che la pandemia ha portato con sé (smartworking, rapporti sociali ridotti all’osso, senso di prigionia soffocante e via dicendo), dall’altro mi sgomenta vedermi a primavera inoltrata nella tinta di un cencio, neanche fossi appena stata sbattuta fuori da un sanatorio.

D’altronde (e tristemente), non sono tempi in cui mi venga la minima voglia di pensare all’abbronzatura. Il che è un errore madornale: la pelle dorata, infatti, oltre a rendere chiunque più bello, ha anche un effetto positivo sull’umore. Perché un’immagine a tutta salute è un ottimo aiuto per non abbandonarsi al cruccio di un mondo gravemente malato.

Se ne siete convinte anche voi, ma non avete ancora la possibilità di esporvi al sole (le zone rosse non facilitano le gite in spiaggia), leggete l’articolo Primo colore, pubblicato su Confidenze in edicola adesso.

Nel pezzo è segnalato il makeup capace di regalare un’aria vacanziera anche a chi, ormai, sembra uno zombie. Tra costoro, drammaticamente, ci sono io. E sapete qual è l’assurdità? Se in un’altra circostanza mi fossi ritrovata con il colore grigio topo di adesso, sicuramente non sarei uscita di casa per la vergogna. Invece, la vergogna è che sembro un roditore proprio perché non esco di casa.

Certo, questo significa che nelle mie giornate non ci sono più i consueti incontri (in ordine di apparizione) con colleghe, barista della redazione, addetti agli uffici stampa, amiche per l’aperitivo e coppie per la cena, che richiedono un’immagine passabile.

E’ vero, però, che ci sono quelli nuovi con (in ordine di apparizione) edicolante, tabaccaio, cassiera del supermercato e omini di Amazon, davanti ai quali mi piacerebbe presentarmi un po’ meno emaciata.

Per il momento sto provando con i fattorini che, quando suonano il citofono, mi spingono di corsa allo specchio. Infatti, pur non essendomi mai truccata in vita mia, mentre loro salgono al piano io corro a spolverare sul viso un improbabile e mal calibrato mix di terra e illuminante.

Dopodiché, mi precipito all’ingresso e li accolgo pensando ingenuamente che, vedendomi così colorita, mi pensino reduce da una settimana sulle piste da sci.

Niente di più facile, invece, che il mio look con makeup goffamente distribuito li inorridisca. E che, nonostante mi porgano la ricevuta da firmare senza ridermi in faccia, si domandino come possa succedere che una donna trovi il coraggio di trasformarsi in un rubizzo mascherone.

Sì, perché terre solari e illuminanti fanno davvero miracoli. A patto, però, di spennellarli e sfumarli con cura. Mentre io li applico come fossero intonaco. Con l’aggravante di una manualità molto, ma molto maldestra.

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