Adesso ti riconosco, mascherina!

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Ai dispositivi di protezione da indossare su naso e bocca contro il Covid siamo ormai abituati. Ma non sono tutti uguali. Ecco le tipologie

DI VALERIA GHITTI

 

Ancora obbligatorie, le mascherine sono da tempo compagne della nostra quotidianità nella lotta al Coronavirus. Non sono tutte uguali, sia nell’aspetto sia nella funzione. Vediamo le differenze.

Chirurgiche: dispositivi medici (DM) monouso, formati da 2-3 strati di tessuto non tessuto (TNT), con stringinaso. In base alla capacità filtrante sono di tipo I e II.
Funzione: limitano la trasmissione di agenti infettivi, filtrando in uscita il 95% (tipoI) o il 98% (tipoII) di quanto espirato. In entrata, però, filtrano solo fino al 20%, per cui non proteggono chi le indossa.
Come riconoscerle: sulla confezione deve essere presenti la sigla DM (Dispositivo Medico), la tipologia (I, II), il marchio CE e la norma EN 14683, che stabilisce i criteri da rispettare.
Da sapere: l’efficacia si riduce dopo quattro ore di uso consecutive.

Facciali filtranti: dispositivi di protezione individuale (DPI), formati da più strati di TNT, con stringinaso; riutilizzabili (R) o monouso (NR); con o senza valvola; classificate, in UE, in base al diverso potere filtrante come FFP2 e FFP3. Rientrano nella categoria anche le N95 e le KN95.
Funzione: filtrano almeno il 94% (FFP2, N95 e KN95) o il 99% (FFP3) delle particelle, in entrata e in uscita. Se dotate di valvola, in uscita filtrano solo fino al 20%, per cui proteggono solo chi le indossa.
Come riconoscerle: sul prodotto deve essere indicata la norma di riferimento (EN 149:2001 + A1:2009), il tipo di maschera (es. FFP2), se è monouso (NR) o riutilizzabile (R), il marchio CE, accompagnato da 4 cifre che identificano chi ha certificato la conformità del prodotto.
Da sapere: se monouso vanno gettate dopo otto ore di utilizzo; per le riutilizzabili vanno seguite le indicazioni sulla confezione.

Di comunità: sono quelle fatte di stoffa o altri materiali, con la possibilità di aggiungere filtri, generalmente lavabili. Possono essere anche autoprodotte.
Funzione: offrono una discreta difesa da non usare, però, in ambito sanitario o assistenziale né in caso di sintomi o positività.
Come riconoscerle: non richiedono certificazioni, ma devono riportare che non sono né dispositivi medici né dispositivi di protezione individuale.
Da sapere: se riutilizzabili, vanno lavate dopo ogni impiego, in genere in acqua a 60°.

 

Da Confidenze n. 49

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