Cannabis libera? Alcune riflessioni

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Dal 1 aprile in Germania diventa legale l’uso della cannabis a uso ricreativo. Ecco qualche spunto per capire le ragioni di questa decisione

È scientificamente provato che questa sostanza psicotropa ha proprietà euforizzanti, antidolorifiche e stimolanti dell’appetito. E sappiamo anche che è in grado d’inibire l’aggressività.

Se la Germania si è espressa a favore della marijuana libera per contrastare lo spaccio illegale, come siamo messi in Italia?

Nel nostro Paese, l’utilizzo di questa sostanza dev’essere contenuto entro il limite dello 0,6% per esempio nella produzione di alimenti e cosmetici ed è consentito coltivare la cannabis, ma a determinate condizioni, specificate dalla Legge 242/2016.

Quanto, invece, al costume (diffuso tra i giovani di ieri e di oggi) di farsi le cosiddette “canne”, è bene riflettere sui meccanismi criminali che animano lo spaccio di questa sostanza. Infatti, nessuno educa né sensibilizza adeguatamente i giovani sull’illegalità della marijuana. Soprattutto, si affronta troppo di rado lo scomodo tema degli effetti della dipendenza da questo tipo di sostanza.

Ci sono, infatti, persone che utilizzano cannabis, sentendosi sollevate dal punto di vista dell’umore e disinibite quando invece solitamente sono timide e trovano difficoltà nel relazionarsi con gli altri. C’è, poi, chi ricerca nello spinello uno “sballo” che condiziona esperienze e contatti che invece andrebbero vissuti nel pieno possesso delle proprie facoltà.

Infine, molte persone depresse e/o aggressive, di fronte a situazioni complesse e impegnative, spesso trovano giovamento proprio nell’assunzione di cannabis.

Fare uso di questa sostanza, però, genera facilmente dipendenza. E questo che cosa significa in concreto?

Come ricordava il grande neuropsichiatra infantile Giovanni Bollea, per crescere e diventare un adulto responsabile, l’essere umano ha bisogno di essere amato, accolto, ascoltato e valorizzato dalla figure adulte di riferimento. In più, con il tempo sente la necessità di superare quella che il professor Bollea definisce “la triade”. Ovvero la fase di totale dipendenza che, dopo il distacco dal grembo della madre avvenuto con la nascita, ogni essere umano sperimenta in modo totale da chi si prende cura di lui, nutrendolo, curandolo, proteggendolo e contenendolo.

La tappa più importante della vita di ognuno è proprio rappresentata dall’emanciparsi da questa inevitabile dipendenza senza temere l’abbandono, ma provando a prendersi autonomamente cura di sé. Ogni forma di dipendenza, però, quando diventa sistematica e pervasiva, fa regredire a una condizione di subalternità primaria che inibisce la crescita e l’ingresso attivo, indipendente, decisionale e libero nel sociale.

Consiglio di riflettere su questo aspetto, spesso trascurato quando si parla di “droghe leggere”.

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