Coronavirus Superstar

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Sono riuscito a fermare il pensiero. Ho messo in ginocchio la sanità, l’industria, la finanza, la libertà personale in 25 paesi. Un dialogo surreale con il Coronavirus

 

Avvertenza: Per parlare del virus che sta fermando il mondo ci vorrebbe la penna di Fiamma Satta, il suo genio angelico di dèmone. Fra i milioni di libri sulla  malattia, solo in quello di Fiamma chi parla in prima persona  è la malattia (la sclerosi multipla). In Io e lei (Mondadori, 2017) invece di essere Fiamma a maledire la malattia per il danno ricevuto, è la sclerosi a vantarsi con arroganza di averle tolto l’uso delle gambe. Ha un ego smisurato la sclerosi, è vile, subdola, narcisa, malvagia, e mira solo al successo. È il simbolo della  grande chimera moderna: essere il più famoso, il più potente della terra.

Copiando Fiamma faremo parlare il Virus. Il quale non vede l’ora, aspetta impaziente, e con le brutte zampine invisibili si sta aggiustando la microcravatta, in posa da intervistato. È nervosissimo. Afferra il microfono, esplode.

-Quella pezzente! Quella poveraccia! Osi paragonarla a me?

– Chi?

La sclerosi di Fiamma Satta, quella dilettante! LEI ha un ego smisurato? E io, allora? Io ce l’ho più grande di tutti! Quella sfacciata, quella malatuccia da quattro soldi…Suona le trombe per aver rovinato la vita a una sola persona, che poi manco se l’è fatta rovinare, e nel suo libro l’ha pure messa in ridicolo…e io, allora? Che dovrei dire io?

Io, il Coronavirus, solo io sono la superstar! Quanti libri dovreste scrivere su di me? Io sono il più grande successo mondiale, io ho messo in ginocchio la sanità, l’industria, la finanza, la libertà personale in 25 paesi. E ho appena cominciato. Mi farò tutto il mappamondo!

Ma la cosa che più mi rende grandioso è che sono riuscito a fermare il pensiero. Io regno interamente su di voi. Non c’è un millimetro di informazione libero dal virus. Vivete fra lutti atroci, nessuno di voi sa se sarà risparmiato. Siete tutti assetati di bollettini, di notizie, di dati…

Radio, televisioni, giornali, rete, web, hanno ormai un argomento solo, hanno fatto di me l’unico dio. Finalmente, nel mio nome, il mondo sta diventando monoteista. Avete raggiunto il pensiero unico. Si parla solo di me, e come suona bene, che nome regale: Coronavirus. Da ogni emittente vi affannate in chiacchiere, chiacchiere, chiacchiere, vani commenti infiniti che rafforzano il mio ego, e mi rendono sempre più pericoloso. Questo martellamento ossessivo mi dà una grande mano, aggiungendo danno al danno. Vi fa sentire tutti malati, senza scampo, e straziati in ogni istante dalla preoccupazione per voi e per i vostri cari.

Siete così vanitosi, poveri umani: voi vi adornate di me. Come mi diverte l’enfasi di certi giornalisti di radio e tv, il loro gusto di terrorizzare! Più le notizie sono brutte più ne sembrano orgogliosi, come fosse opera loro, come se invece che cronisti fossero miei agenti, si fanno belli di me, mi indossano come una volpe argentata e si pavoneggiano a favore di telecamera.

Pare vogliano dirvi ah, ve ne state a casa a tremare? Eh, non abbastanza, ora vi faccio tremare peggio. Ogni volta che venite aggrediti dai discorsi sul virus vi pare di sentirvi addosso tutti i sintomi, vi sale la pressione, e i più cagionevoli, se non muoiono di virus muoiono di paura.

Vi sentite come davanti a un plotone d’esecuzione, che tortura estrema, non sai se ti sparerà oppure no. Siete appesi al mio capriccio. Che soddisfazione.

Voi italiani vi dividete in due grandi gruppi: una minoranza incosciente e pericolosa che irresponsabilmente gode a trasgredire le regole mettendo in pericolo sé e gli altri e una maggioranza atterrita che non esce più manco col cane.

Ringrazio Gianluca Nicoletti, che in una puntata di Melog su Radio24 ha finito di annichilirvi: vi ha spiattellato cosa vi aspetta se vi ammalate. Con un compiacimento terroristico da predicatore medievale ha detto la verità: che se vengono a prendere un vecchio che risulta positivo lo portano in ospedale, lo intubano e muore solo, senza rivedere i suoi. Assistito da un personale eroico, ma esasperato, esposto al contagio senza difese, provato e vessato oltre ogni limite, basta dire che gli infermieri indossano mascherine professionali impossibili da togliere durante i lunghi turni, che causano dolorose piaghe sul viso- una tortura. Per me, una delizia. Fate sempre il mio gioco, in ogni dettaglio.

Portare morte e disperazione è il mio mestiere, ma non mi sono mai divertito tanto. Quanti morti ho fatto fra i medici e il personale ospedaliero, perché non sono sottoposti alla prova del tampone, in quanto costa–  e si risparmia proprio su chi dovrebbe arginare il male, e ne cade vittima.

Posso vantarmi di altre migliaia di morti anche tra i familiari di infermieri e dottori, e ne ringrazio l’insipienza di una classe dirigente che non ha un protocollo, una vera coscienza, un vero piano economico e sanitario.

Non ho mai avuto un soldout così strepitoso, e con poca fatica: fate tutto voi, mi favorite gratis. Lo spazio unico che date alle chiacchiere (altro dalle notizie) sull’epidemia, è un ottimo veicolo di angoscia, un’istigazione al suicidio-  i vecchi  non vogliono morire al lazzaretto- visto che gli ospedali sono diventati  luoghi del contagio. Questa overdose, questa intimidazione che vi impedisce di dimenticarvi di me anche per un istante, abbassa le vostre difese immunitarie, nelle quali la psiche ha un ruolo vitale.

Vi stanno riducendo solo al corpo, e io me la rido, come siete sciocchi! Vi siete scordati che oltre al vaccino, l’unico antidoto è lo spirito.

Odio quelli che si ostinano a restare spiriti liberi. Odio Vittorio Sgarbi, il nomade, il grande avversario del pensiero unico, che all’inizio si è ribellato all’ordine di chiudersi in casa. Aveva torto nella pratica perché purtroppo per me, la reclusione diminuisce i contagi. Ma aveva ragione nell’avvertire in questi provvedimenti un’educazione all’obbedienza, aveva ragione nel capire che questo battage ossessivo è una violenza intollerabile, e va a mio favore.

Sì, la cosa di cui più vado orgoglioso è avervi ridotto a corpi. Grazie a me avete messo in atto una controrivoluzione materialista che abbassa le difese immunitarie, e mi consegna prede a milioni.

L’antidoto per resistere nel tempo del contagio ci sarebbe, la libertà di pensiero, la bellezza. Per fortuna pochi se ne ricordano.

Un altro mio nemico, anche lui critico d’arte, anche lui odiosamente libertario, Gianluca Marziani, in un articolo su Dagospia si è permesso di sciogliere un cantico alla Roma deserta, che diventa viaggio fantastico nella libertà dell’arte, dove l’elefante del Bernini, che dopo secoli d’impegno statuario, scende dal plinto di Piazza della Minerva e cammina verso il Pantheon, libero di sgranchire la proboscide….cammino idealmente in questa Roma di anime vive(…) è la Roma di Alberto Arbasino (…) oggi in città tornano a passeggiare i fantasmi giovani della sua storia: Federico Fellini si sfila la sciarpa rossa e cammina a via Margutta con Giulietta Masina (…) a Piazza del Popolo c’è Ennio Flaiano che sussurra a Marco Ferreri l’aforisma geniale sul virus (…) Giorgio De Chirico che finalmente ha una metafisica sotto casa (…) Pier Paolo Pasolini siede in solitaria da Ciampini, lo sguardo di chi assolve ma non perdona”. 

Per fortuna sono piccoli focolai di rivolta isolati, cui fa caso solo chi si permette ancora il lusso della libera visione. Per fortuna sono in pochi. Gli altri li tengo in pugno.  Vi spazzerò via tutti.

Vostro Coronavirus

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