Dedicato a chi nasce in un Paese in guerra

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Circa 500.000 minori nel mondo vivono in terre devastate dai conflitti e fanno i conti con violenza e distruzione. Qualche riflessione a tema

Si calcola che almeno 15.000 bambini, a Gaza e in Israele, siano nati in guerra. E molti di più, nel lungo conflitto in Ucraina. Senza contare i tanti Paesi di cui i media parlano di meno, ma che vivono ogni giorno atrocità e conflitti. I bambini sono le principali vittime della guerra. Le atrocità, la violenza e la distruzione, con cui purtroppo molti minori fanno i conti quotidianamente, anche se non provocano la morte fisica, causano una menomazione nell’anima e nell’immaginario. Infatti, i bimbi dei Paesi di guerra vengono derubati del loro presente e condannati alla solitudine del cuore.

I diritti inviolabili vengono calpestati

Ci sono, poi, altri tragici effetti causati dai conflitti. Per esempio, l’insicurezza, le paure e le incertezze di genitori e parenti conducono i bambini a temere di non essere adeguatamente protetti e a sviluppare, a loro volta, ansie e fobie. I minori, infatti, sono piccole “spugne”: assorbono i vissuti degli adulti di riferimento e dell’ambiente che li circonda, mettendo poi in scena i disagi, le preoccupazioni e i timori attraverso somatizzazioni, disturbi del comportamento, dell’attenzione, dell’alimentazione e del sonno. Dal punto di vista psicologico, i traumi più difficili e pesanti da affrontare ed elaborare sono proprio quelli dei bambini che vivono in prima persona l’esperienza della guerra. Nello specifico, gli psichiatri definiscono questo tipo di problematica disturbo post-traumatico da stress, che si manifesta con svariati sintomi: difficoltà di linguaggio e di concentrazione, enuresi, insonnia, paura, ansia, angoscia e aggressività. I minori potrebbero poi in futuro condividere e riproporre ciò che hanno vissuto, come se la violenza fosse l’unica “disciplina” adeguata da mettere in scena nella società. Tutti i bambini hanno diritti inviolabili: alla vita, alla famiglia, alla salute, all’educazione, alla scuola, al riposo e al gioco. Durante la guerra tutti questi aspetti non vengono in alcun modo rispettati.

Più tutele

Accanto ai conflitti sul campo di battaglia, esiste poi anche una guerra “virtuale”, generata dalle immagini di morte, di distruzione, di sterminio. Per contrastare questo orrore, per esempio, è di fondamentale importanza che i bambini vengano invitati a esprimere il loro turbamento in qualche modo (con le parole, ma anche attraverso un disegno), per evitare che ansie e paure rimangano imprigionate nell’inconscio. Inutile puntualizzare che sarebbe prima di tutto importante “educare” gli adulti a non far vivere ai bambini scenari di guerra e, comunque, ad aiutarli a comprendere ed elaborare il loro vissuto, soprattutto se drammatico. Bisognerebbe, insomma, tutelare la vita e le anime dei bimbi dalla violenza. Quello a cui tutti i piccoli aspirano è un mondo sano e pulito, che non si lascia guidare dalla violenza, ma dall’amore. Un mondo nel quale gli adulti sono responsabili, maturi. In grado di trovare soluzioni pacifiche per appianare qualsiasi dissidio.

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