Diabete, quanto ne sai?

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Il 14 novembre è la Giornata dedicata alla prevenzione di una malattia molto diffusa, ma che tanti non si accorgono di avere. Facciamo chiarezza sui punti chiave

di Angela Altomare con la consulenza di Donato Virgilio

 

Con oltre 530 milioni di casi nel mondo il diabete è il nemico numero uno della salute, specialmente con l’avanzare dell’età. Secondo i dati Istat, in Italia ben oltre il 20% degli over 65 è affetto dal tipo 2, conosciuto anche come diabete alimentare o dell’adulto, nel quale sono determinanti le abitudini quotidiane. Ma c’è un dato che desta attenzione: nonostante il controllo della glicemia sia uno degli esami di laboratorio più prescritti dai medici e il diabete una malattia evitabile, nella maggioranza dei casi anche chi ha già avuto una diagnosi sottovaluta il ruolo degli stili di vita, aumentando i rischi in termini di malattie cardiovascolari, retinopatia, perdita progressiva della vista, disturbi renali, declino cognitivo e addirittura tumori. Anche per questo, il 14 novembre è stata istituita la Giornata mondiale del diabete per sensibilizzare alla prevenzione di una patologia in aumento. Ecco un vero e un falso per fare chiarezza su questo tema.

 

Spesso non dà sintomi

VERO

Quando colpisce, il diabete non si manifesta subito in maniera eclatante. Si stima che oltre due milioni di persone, circa un italiano su tre, non siano a conoscenza della malattia pur avendola già sviluppata e per questo motivo sottovalutano l’insorgenza dei sintomi più comuni come stanchezza, necessità di urinare spesso, aumento della sete e dell’appetito. Per questo è fondamentale soprattutto se si è in gravidanza o in presenza di malattie cardiovascolari e ogni volta che sia il medico curante a chiederlo, sottoporsi alla misurazione della glicemia a digiuno mediante un prelievo del sangue: per essere nella norma il valore non deve superare i 125 mg/dl. Importante poi sottoporsi almeno una volta all’anno alla misurazione del colesterolo totale e dei trigliceridi, che dovrebbero essere rispettivamente inferiori a 100 mg/dl e 149 mg/dl per ridurre il rischio di soffrirne.

 

Si ammala chi ha familiarità

FALSO

Il diabete non ha una sola causa, ma non è ereditario. Quindi avere un familiare di primo o secondo grado che ne soffre non vuol dire avere la certezza di svilupparlo. Se l’ereditarietà si somma ad altri fattori di rischio però, come le malattie cardiovascolari e l’ipertensione, si ha più probabilità di ammalarsi.

Sedentarietà, tra le prime cause

VERO

La sedentarietà genera sovrappeso e obesità, che rappresentano un ulteriore rischio. Chi ha un girovita allargato (oltre gli 88 cm per le donne e i 102 per gli uomini) ha più probabilità di ammalarsi perché il tessuto adiposo, in particolare quello addominale, produce molecole pro-infiammatorie che contribuiscono a innalzare i livelli della glicemia. Morale: praticare regolarmente esercizio fisico è fondamentale oltre che per mantenere il peso forma, per contrastare i picchi della glicemia e abbassare i livelli di colesterolo cattivo, ma anche per evitare con il tempo il ricorso ad alcuni farmaci, tra cui i diuretici e i beta bloccanti, che, pur essendo necessari, se assunti di frequente possono agevolare l’insorgenza dell’iperglicemia e del diabete di tipo 2. Per ridurre il rischio basta una passeggiata di 30 minuti ogni giorno a passo sostenuto. Ma va praticata con regolarità.

 

A tavola basta eliminare i dolci

FALSO

La prevenzione del diabete di tipo 2 passa soprattutto dall’alimentazione. Tra i principali responsabili c’è la dieta sbilanciata, ricca di cibi ad alto indice glicemico e povera di grassi buoni e proteine di qualità. Per ridurre il rischio bisogna consumare dolciumi con moderazione e privilegiare al posto di cibi a base di farine ricchi di zuccheri raffinati, cereali in chicco, pasta, pane al 100% integrali. Attenzione anche al consumo di alimenti che contengono zuccheri occulti come i sughi e i cibi pronti o gli yogurt. Anche i prodotti etichettati come “senza” spesso sono ricchi di edulcoranti e in dosi eccessive sono associati a un aumentato rischio di diabete perché capaci di avere effetti simili sui livelli della glicemia. A tavola occorre fare spazio soprattutto a verdura e frutta (limitando il consumo di clementine, banane e altre varietà più zuccherine). I vegetali sono una fonte eccellente di fibre che rallentano l’assimilazione degli zuccheri nel sangue, contrastando i picchi glicemici. Occorre invece ridurre il consumo di alimenti ricchi di lipidi saturi, quindi carne, salumi, formaggi che in quantità eccessive favoriscono la disfunzione e la morte delle cellule del pancreas che producono insulina, e sono anche associati a livelli elevati di colesterolo e trigliceridi, tutti fattori di rischio.

 

Anche lo stress contribuisce

VERO

Un forte stress che perdura nel tempo spinge l’organismo a produrre maggiori quantità di cortisolo, un ormone diabetogeno che favorisce l’alterazione degli ormoni che regolano l’appetito, la grelina e la leptina, e spinge ad assumere maggiori quantità di cibo ad alta densità calorica, che a sua volta favorisce l’iperglicemia.

 

In menopausa i rischi aumentano

VERO

Con la fine dell’età fertile si riduce l’azione protettiva degli ormoni estrogeni per via del loro calo, che si traduce in un maggiore rischio di soffrire di questo disturbo, specie se anni prima si è sviluppato in gravidanza il diabete gestazionale, si è in sovrappeso, si conduce una vita sedentaria o si è fumatrici.

 

Il Covid può scatenarlo

VERO

Una ricca letteratura scientifica ha messo in evidenza che il Coronavirus in certi casi può infettare le cellule del pancreas e determinare un’alterazione delle sue funzioni anche nei soggetti sani, provocando una riduzione della produzione dell’insulina. Inoltre chi è diabetico, con l’infezione da Sars-Cov 2 ha un rischio maggiore di mortalità.

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