Dove i bimbi crescono liberi: il metodo Montessori

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Il 6 maggio di 70 anni fa scompariva Maria Montessori, la pedagogista che ha creato il famoso metodo educativo improntato sull’autonomia dei piccoli. Oggi è ancora valido? Decisamente sì

di Laura Badaracchi

“Io prego i cari bambini, che possono tutto, di unirsi a me per la costruzione della pace negli uomini e nel mondo”. Questa è la frase incisa sulla lapide sulla tomba di Maria Montessori, morta a 81 anni il 6 maggio 1952. A 70 anni dalla scomparsa, le sue parole risuonano ancora attualissime. “Stabilire una pace duratura è un compito dell’istruzione; tutto quello che i politici possono fare è tenerci fuori dalla guerra” scriveva Maria Montessori. Per lei la pace era un processo che coinvolgeva tutti, bambini compresi. 

“Io prego i cari bambini, che possono tutto, di unirsi a me per la costruzione della pace negli uomini e nel mondo”. Questa è la frase incisa sulla lapide sulla tomba di Maria Montessori, morta a 81 anni il 6 maggio 1952. A 70 anni dalla scomparsa, le sue parole risuonano ancora attualissime. “Stabilire una pace duratura è un compito dell’istruzione; tutto quello che i politici possono fare è tenerci fuori dalla guerra” scriveva Maria Montessori. Per lei la pace era un processo che coinvolgeva tutti, bambini compresi. 

 

Insegnamenti di pace

 Oggi la pedagogista viene ricordata soprattutto per il sistema educativo, che anima circa 22.000 scuole in oltre 140 Paesi del mondo, di cui quasi 140 istituti in Italia. Non bisogna dimenticare, però, che Maria Montessori è stata anche candidata per tre volte (dal 1949 al 1951) al Premio Nobel per la Pace. «I suoi istituti accolgono persone della più svariata provenienza: dagli atei ai protestanti, dai musulmani agli induisti» sottolinea l’educatrice e formatrice Martine Gilsoul, 47 anni, che è stata insegnante e direttrice di un asilo nido Montessori a Roma, e insieme a Charlotte Poussin ha firmato Maria Montessori. Una vita per i bambini (Giunti). «L’educatrice era convinta che la vera pace non potesse germogliare senza farla crescere nei bambini: privi di odio, razzismo o nazionalismo alla nascita, i piccoli sono pacifisti fin quando li si preserva» spiega Gilsoul. «Maria Montessori ci ha lasciato la convinzione che l’educazione alla pace sia altrettanto importante, se non di più, dell’istruzione accademica». È anche per questo che la scuola montessoriana forma classi eterogenee. «Classi in cui bambini più grandi e più piccoli si esercitano a vivere insieme, imparano a fare compromessi, negoziano, vengono a patti in maniera armoniosa e costruiscono un’autodisciplina perché la sentono come giusta e necessaria. I bambini, infatti, hanno un’incredibile capacità di riconciliarsi e trovare buone soluzioni quando gli adulti, pur essendo accanto a loro, non intervengono» puntualizza l’educatrice.

 

Sì al fai da te

Sono tanti i suggerimenti “montessoriani” che si rivelano utili anche e soprattutto oggi. Un esempio? «Non riempire l’agenda dei bambini con troppi impegni». Poi, si potrebbe dire che è meglio evitare di bombardare i piccoli con stimoli provenienti da cellulari e tablet. «Meglio favorire la concentrazione attraverso un lavoro eseguito con le mani. Un’occupazione che abbiano scelto loro stessi, da svolgere in un ambiente ordinato e calmo. Poi, quando un bambino si comporta male, la soluzione è proporgli occasioni per concentrarsi e tranquillizzarsi, anziché punirlo rischiando di alimentare le frustrazioni». Ma ci sono molte altre attività preziose per i bimbi. «Cucinare una pietanza, apparecchiare la tavola, innaffiare le piante o lavare i piatti sono gesti piacevoli e formativi» osserva Martine Gilsoul, che ha sperimentato gli ottimi risultati del metodo anche con i piccoli stranieri e rifugiati. “Aiutami a fare da solo” è l’invito da mettere in pratica. «Per stimolare l’autonomia, bisogna garantire ai bimbi il tempo per pensare ed elaborare gli stimoli, senza fornire troppi giochi, che distraggono. Per contro, noi adulti siamo chiamati a rispettare, osservare e ascoltare i bambini, in modo da capirne i veri bisogni».

 

L’orto in giardino

Entusiasta del metodo anche la 65enne Daniela Franchini, psicologa clinica e per oltre 40 anni insegnante di scuola primaria a Foggia. Da poco in pensione, Franchini è membro del consiglio direttivo dell’Opera nazionale Montessori (Onm). «L’educazione montessoriana forma persone inclini alla condivisione, al dialogo, al rispetto e alla responsabilità nei confronti della natura» spiega. Il rapporto con piante e animali, per esempio, è cruciale nel metodo montessoriano. «Con gli alunni abbiamo progettato e realizzato nel giardino della scuola uno stagno con pesci e piante acquatiche come ninfee e papiri. Un papà ha realizzato nel terreno una vasca da incasso e il giardino è diventato un luogo privilegiato dove poter osservare anche lo scorrere delle stagioni attraverso i cambiamenti di piante, arbusti e alberi. Poi, con la collaborazione di un nonno è nato anche un orto, che con il tempo ha donato frutti e ortaggi, raccolti dai bambini e poi cucinati in famiglia. Il giardino è quindi diventato un laboratorio sensoriale e gustativo in grado di fare scoprire ai ragazzi la storia di una goccia, di un sasso o di una foglia. Maria Montessori affermava che “le cure premurose verso gli esseri viventi sono la soddisfazione di uno degli istinti più vivi dell’anima infantile”. Inutile dire che aveva pienamente ragione».

 

Imparare l’empatia

Uno sguardo pieno di meraviglia illumina anche il volto della pedagogista e psicomotricista 63enne Doriana Allegri, anche lei nel consiglio di Onm dopo una lunga esperienza come insegnante nelle scuole montessoriane d’infanzia e primarie a Genova. «Nella mia esperienza ho visto i bambini felici di essere autonomi, mentre l’approccio didattico tradizionale non risponde all’esigenza infantile di diventare indipendenti. Le attività pratiche proposte in questo tipo di scuola supportano concretamente la coordinazione manuale, a partire dal nido e fino all’adolescenza». In Italia, però, non sono ancora diffusi istituti superiori Montessori, al contrario di quanto succede in Europa. L’opinione di chi ha frequentato una scuola montessoriana? «Ancora ricordo un utilissimo gioco (mi pare che si chiamasse Il sistema decimale) attraverso cui imparavamo a contare fino ai milioni utilizzando oggetti colorati di legno e di plastica che rappresentavano le unità, le decine, le centinaia e via dicendo» ricorda Elena Cirilli, 43 anni di Torino. «Ma l’aspetto che mi ha aiutata a maturare di più è stato il continuo stimolo a ragionare con la mia testa. Una volta, per esempio, mi sono comportata male con una mia compagna. La maestra non mi ha punita, ma mi ha incoraggiata a trovare un posto rilassante in cui riflettere con tranquillità sul gesto che avevo fatto, su come si era sentita la bambina che avevo maltrattato e su come avrei potuto rimediare. In quel momento, a soli nove anni e mezzo, ho imparato l’empatia».

Articolo pubblicato su Confidenze n. 17

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