I panini? Da acquolina in bocca

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Se sono di fretta, certo. Ma i panini a me fanno venire l'acquolina in bocca anche quando ho tempo di mangiare con tutta calma. E vi spiego perché

Nell’articolo 6 sandwich super sani (su Confidenze in edicola adesso) ci sono altrettante ricette per panini che fanno venire l’acquolina in bocca. Soprattutto a chi, come me, non li considera solo un’alternativa veloce al pasto, ma anche un’idea con cui pranzare o cenare all’insegna di una pacifica calma.

Se c’è una cosa per cui vado matta, infatti, è il pane. In qualsiasi sua versione. Dalla michetta allo sfilatino, dal pugliese all’integrale, non esiste variante che non mi scofanerei direttamente dal sacchetto. Ancora alla cassa, in attesa di pagarlo. Incurante di portarlo a destinazione tutto sbocconcellato.

Già irresistibile al “naturale”, quando poi è imbottito supera la libidine violenta. Inoltre, come le insalate, permette di scatenare la fantasia perché puoi metterci dentro di tutto.

A casa mia i panini sono sempre andati forte. Ma se quando ero bambina festeggiavo i compleanni con alzate di bocconcini al latte ripiene di prosciutto cotto o crudo assolutamente tradizionali, dai tempi in cui a essere piccoli erano i miei figli mi sono trasformata in una “creativa del sandwich”. Che ha esordito nei weekend delle gare di sci.

Ricordo perfettamente le sveglie all’alba, con i ragazzini che si vestivano e io che frullavo tonno, spiluccavo insalata, bollivo uova, tostavo fette da farcire e avvolgere nella carta stagnola per poi infilarle negli zaini.

Il tutto con gli occhi pesti dal sonno che non impedivano, però, una certa inventiva. Oltre agli ingredienti citati sopra, infatti, da frigo e dispensa uscivano formaggi, bresaola, erba cipollina, maionese, crema di rafano, noci, mandorle e molto di più.

Non per tirarmela, ma quello che avrebbe dovuto essere un frugale pranzetto sprint spesso acquisiva l’importanza di una vera e propria leccornia. Al punto che gli allenatori non ci pensavano due volte a barattare il loro triste panino preso al bar con quei piccoli capolavori di gusto che strappavano di mano ai miei bimbotti.

Come dicevo, però, da noi i sandwich sono stati (e continuano a essere) anche protagonisti di pranzi e cene. Per esempio, al posto della tradizionale pizza della domenica sera.

Il loro punto di forza è che rappresentano un’ottima soluzione per appagare il palato senza eccessivi sforzi nella preparazione. E neppure nel riordinare la cucina, una volta che lo stomaco è simpaticamente pieno.

Non solo: rispetto all’altrettanto comoda pasta che butti nel piatto condita con un sugo pronto (così devi lavare una sola pentola), i sandwich offrono due possibilità: preparali e servirli. Oppure, decisamente meglio, tagliarli e portarli in tavola nudi e crudi insieme ad altri alimenti. Per consentire a ognuno di farcirli come meglio crede, con gioiosa libertà.

Ma attenzione: perché il pasto freddo sia all’altezza delle aspettative, occorre proporre anche pani diversi. E visto in Italia non c’è che l’imbarazzo della scelta (sul tema ci batte solo la Germania), ecco che quello con le olive o le noci dà il tocco magico al banale prosciutto. Ricoperto di semi, rende una ricetta vegetariana ancora più salubre. Integrale, esalta il sapore dello speck. Senza sale, evita di passare la notte a placare la sete se lo si è abbinato alle acciughe.

Insomma, se avete sempre pensato che farsi un panino sia un gesto quasi meccanico nei momenti di fretta o di emergenza, vi suggerisco di rivedere le vostre posizioni. Anche perché può contemplare anche il dessert. Basta preparare una fetta e seppellirla sotto un generoso strato di Nutella.

Confidenze