La bilancia inizia a darmi qualche senso di colpa

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Come la maggior parte della gente, con il Covid sono ingrassata senza nessun senso di colpa. Ora, però, devo controllare la bilancia. Per poter sciare!

Tutte le mattine mi alzo, salgo sulla bilancia e il perfido strumento snocciola numeri spaventosi (chiedetemi tutto, ma non il mio peso). Poi, ingurgito a stomaco vuoto un salutare mezzo litro di acqua tiepida con dentro il succo di limone (dovrebbe aiutare a disintossicare l’organismo e a smaltire i grassi), risalgo sulla bilancia e, visto che la matematica non è un’opinione, l’ago segnala esattamente mezzo chilo in più rispetto a prima dell’abbondante bevuta.

Dopodiché, scevra da ogni senso di colpa perché la giornata, seppur sedentaria per lo smartworking, mi farà comunque consumare un po’ di energia, faccio colazione (a base di frutta e caffé) e mi metto al computer. A pranzo, poi, mi concedo uno yogurt. Mentre alla sera, se sono a casa senza ospiti, il mio menù prevede una quantità di calorie assolutamente rispettabile.

Detta così, sembra che a scrivere sia una specie di silfide. Invece, da qualche mese entro a fatica nei pantaloni. E le rare volte che li indosso (il lavoro da remoto spesso coincide con look sbrindellati) spero di non starnutire, altrimenti rischio di lacerarli.

Vi racconto tutto questo perché sul numero di Confidenze in edicola adesso c’è un’intervista a Sabrina Salerno (leggetela, perché lei è molto simpatica) in cui l’ex regina della disco music italiana, ora concorrente di Ballando con le stelle, si chiede: «Com’è che solo io, danzando, ingrasso?».

La stessa domanda me la pongo da tempo quasi immemore, anche se conosco già la risposta: la pandemia ha narcotizzato il mio metabolismo.

Abituata a sciare almeno una decina di ore alla settimana, dedita alla ginnastica puntuale tutti i giorni, pronta a schizzare dalla redazione agli appuntamenti in città, obbligata a fare la spesa e mille altre commissioni, prima del Covid ero una specie di trottola. E tutto quello che buttavo nello stomaco (in quantità industriali) veniva bruciato immediatamente.

Questo significa che potevo abbandonarmi a una delle mie più grandi passioni, il cibo, senza che ci fosse un domani. Il tutto senza temere di mettere su chili tanto, appena si aggrappavano ai miei fiancotti, li facevo fuori subito, con 24 ore di tisane.

Beh, tutto questo ormai appartiene al passato. Oggi, infatti, ogni boccone equivale a un attacco efferato alla linea. E non mi si venga a dire che è una questione di età. Perché rispetto a due anni fa (quando si è palesato il virus) mangio come un uccellino anoressico.

Il problema, come dicevo, è l’assenza di movimento costante. Tant’è che come gli ex sportivi (avete mai visto le foto di Bud Spencer quando era campione di nuoto?) mi è bastato poco (una ventina di mesi) per imbolsirmi.

L’inverno scorso mi dicevo che non era importante, anzi: destinata a passare i mesi freddi in un mezzo lockdown, avevo accolto lo straterello di grasso che mi ricopre tipo muschio sulle pietre come un affettuoso compagno di letargo.

Ma se in estate non mi sono vergognata a mettermi in costume, visto che le spiagge erano gremite di forme molto arrotondate rispetto all’anno precedente, in previsione delle prime vacanze libere dopo il Covid (quelle natalizie) comincio a diventare critica nei confronti delle mie curve.

Intanto, perché non posso permettermi di vestirmi e smettere di respirare per non far saltare i bottoni (ripeto, uno starnuto li fa esplodere e schizzare lontanissimi con la forza di una fionda). E poi, perché se è vero che riaprono gli impianti sciistici, devo assolutamente rientrare in tempo nei pantaloni tecnici. Più che per rispetto della mia immagine, per evitare di comprarli nuovi a causa di un tristissimo problema di taglia. Sarebbe troppo umiliante.

Confidenze