La cena di Herman Koch

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Denunciare i propri figli vuol dire tradirli, smettere di proteggerli? Un libro ripropone un tema purtroppo d'attualità dopo i fatti di Lavagna

“Claire è rimasta in silenzio per un istante, si è passata la punta della lingua sul labbro inferiore: lo fa sempre quando si arrabbia. «Certe volte penso che sia proprio questo, il nostro sbaglio», ha detto. «Forse ragioniamo con troppa superficialità, Babette. Riguardo al fatto che sono ancora giovani. Agli occhi del mondo sono improvvisamente diventati adulti perché hanno fatto una cosa che noi adulti consideriamo un reato. Ma io penso che loro vedano la cosa come dei bambini. È proprio questo che volevo far capire a Serge. Che non abbiamo il diritto di privarli della loro infanzia, solo ed esclusivamente perché secondo le norme di noi adulti hanno commesso un reato che va espiato per tutta la vita»”.

Due fratelli, una sera a cena. Siamo ad Amsterdam, siamo in un ristorante di lusso. Di cosa si parla? Si parla di cinema, si parla di cibo, si parla di quotidianità. E si parla dei propri figli.

Entrambi i fratelli hanno un figlio. Sono maschi. Quindicenni.

Nella loro vita, nella vita di questi giovani, è accaduto qualcosa. E i fratelli ne parlano nel ristorante di lusso, tra una portata e l’altra. Cosa avranno mai potuto combinare i figli perfetti di due uomini in vista, due fratelli di successo?

I due innocenti adolescenti hanno dato fuoco a una barbona che dormiva a terra accanto a uno sportello bancomat.

Qual è il dilemma dei due fratelli e delle loro mogli? Questo: coprire i figli oppure denunciare il gesto disumano? Denunciare i propri figli vuol dire tradirli, smettere di proteggerli? Oppure vuol dire intuire che qualcosa, forse anche nel modello educativo, si è inceppato?

La cronaca degli ultimi giorni ci ha narrato le vicende di giovanissimi che si sono tolti la vita. Uno di questi, a Lavagna, dopo un intervento ‘forte’, una presa di posizione da parte della madre.

Non entro nel merito. Una morte giovane è argomento troppo grande, troppo complesso e che chiama in causa troppi comprimari: genitori, insegnanti, gruppo dei pari, ricordi ed esperienze che provengono dai primi anni di vita.

Credo che questi avvenimenti debbano però invitarci a riflettere e il romanzo di Koch, crudissimo e, come in molti hanno detto, ‘politicamente scorretto’, possa farci osservare come attraverso una lente di ingrandimento il modo in cui siamo portati a giustificare ogni azione dei nostri figli, ogni voragine relazionale, ogni alterazione dell’integrazione sociale che preveda non lo spalmarsi sulle mode ma il rispetto delle norme civiche.

Fatevi questa domanda scomoda. Voi cosa avreste fatto? Avreste denunciato o avreste coperto l’assassinio imputandolo ad una bravata?

Per estensione e aggrappandoci all’attualità: educare, dare regole, vuol dire, oggi, istigare al suicidio? Sono così fragili, i nostri figli? Gli uomini e le donne che dovranno caricarsi sulle spalle le sorti di un futuro che sarà il loro presente? E quanto, di questo, siamo responsabili in prima persona?

 

 

Herman Koch, La cena, Neri Pozza

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