La fine della scuola

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Cosa significa essere insegnanti oggi? Che cosa ci lascia la scuola superiore dopo gli anni di studio matto e disperato?

Per tanti ragazzi questi sono giorni di esami: i più piccoli si cimentano con la licenza della scuola media inferiore, i più grandi con le prove di Maturità. Oggi sono più di 500.000 i maturandi che stanno affrontando la prima prova scritta. Un esame che da sempre ha un significato simbolico, segna una sorta di spartiacque tra la fine dell’adolescenza e l’ingresso nel mondo adulto, anche se poi nella realtà non è più così da tempo, visto che viviamo un’adolescenza prolungata.

Di certo quella prova tanto temuta sancisce la fine di un periodo della vita. Quello stare fianco a fianco, nello stesso banco per cinque ore tutti i giorni, in quei cinque anni dove tutto si colora di un’emozione nuova, tutto sembra nuovo e irripetibile: cambia il corpo, la testa, i desideri, le aspirazioni, in quella magia che si chiama adolescenza, che fa male solo quando la si vive, per poi rimpiangerla tutta la vita.

Ecco questo è il lascito umano che la scuola affida a ognuno di noi, l’intreccio di relazioni e amicizie che in molti casi proseguiranno negli anni perché è difficile replicare la stessa sintonia, la profondità di rapporti e la condivisione di esperienze in anni più maturi.

Poi certamente c’è il bagaglio di nozioni apprese, quel seme della conoscenza e della curiosità che si spera sia stato sparso in abbondanza durante quel lustro, l’eredità di storie e personaggi che hanno popolato le nostre fantasie di studenti: gli eroi dell’epica classica come Ettore e Achille, i grandi condottieri del passato da Alessandro Magno a Giulio Cesare e Napoleone.

A ben vedere il mondo della scuola non ci abbandona mai: guardo mio figlio quindicenne aggirarsi spaesato per casa in questi primi giorni di vacanza, è già stato una settimana al mare con i compagni di classe, e ora che è a Milano ogni giorno si trova davanti alla scuola con gli amici, giocano a calcio nel campo antistante l’istituto, il luogo di ritrovo è lì, la scuola. In quel cercare volti noti e pareti rassicuranti, una continuità di vita che l’arrivo delle vacanze interrompe bruscamente, lasciando i nostri ragazzi come in una bolla sospesa.

Su Confidenze di questa settimana trovate la storia vera di un’insegnante che sta per andare in pensione, ( Più di tutto l’oro del mondo, s’intitola la storia raccolta da Antonella Tomaselli). La protagonista Silvana si congeda dalle colleghe scrivendo loro una bellissima lettera. Mi ha colpito la sua domanda ricorrente ”come farò senza i miei bambini?”.

Già perché il privilegio più grande dell’essere insegnanti è a mio avviso avere a che fare sempre con i giovani: bambini prima e ragazzi poi, un privilegio che nessun’ altra professione concede e anche una responsabilità enorme. E allora vi riporto le ultime righe di questa lettera perché contiene lo spirito, l’essenza dell’educare: “Noi siamo delle piccole luci che aprono la strada ai nostri bimbi, perché loro diventino sempre più luminosi. E colorati. Sono preziosi. Più di tutto l’oro del mondo…”.

Buona estate a tutti i  nostri ragazzi.

 

Confidenze