La rappresentante di classe

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Avete mai fatto la rappresentante di classe nella scuola dei vostri figli? Io sì e alla vigilia di un nuovo anno scolastico vi racconto cos'ho imparato

Siamo agli inizi di un nuovo anno scolastico con tutte le incognite che esso comporta, a cominciare dalla settimana corta che forse sarà introdotta per far fronte alla crisi energetica, per proseguire con la minaccia del Covid ancora incombente sulle nostre teste, anche se il Ministero dell’Istruzione ha escluso per quest’anno il ricorso alla Dad.

Su Confidenze di questa settimana trovate la storia Achille cuore impavido dove Irene Zavaglia ci parla con grande ironia di una funzione cruciale nella vita scolastica: quella della rappresentante di classe. Un ruolo ad alto tasso di litigiosità che ha pari solo, per quantità di rogne e discussioni da dirimere, con quello di consigliere condominiale.

Nel rileggere il divertente ritratto della malcapitata sono tornata indietro di 10 anni a quando nella scuola elementare di mio figlio, anch’io per 5 anni tenni i rapporti tra i genitori della classe e le maestre, facendo da parafulmine. Da quell’esperienza ho imparato tantissime cose e in molti dei “casi umani” descritti nel racconto mi ci sono ritrovata, perché alla fine la psicologia delle persone è ricorrente.

Così ho pensato di redigere un piccolo vademecum per le giovani mamme speranzose e piene di buona volontà che volessero affacciarsi a questo ruolo, ispirandomi in parte ai consigli che già il nostro racconto dispensa con ironia, in parte alla mia esperienza personale.

Prima cosa: ricordatevi che non potrete mai accontentare tutti, ma dovrete invece ascoltare tutti: quando si tratterà di scegliere il regalo alle maestre o la location dove fare la cena di fine anno ci sarà sempre qualche mamma che storcerà il naso, che vi dirà che il posto non era all’altezza, che lei conosceva un amico ristoratore capace di fare un prezzo più basso, che il regalo alle maestre era banale e via dicendo… E se qualche mamma (solitamente sempre la stessa) verrà a lamentarsi con voi della maestra datele ascolto, non importa se ripete sempre la stessa cosa, voi siete lì per quello e alla fine forse qualche ragione ci sarà (la verità sta sempre nel mezzo).

L’importanza della rappresentante di classe decresce al salire di grado della scuola frequentata da vostro figlio: alle elementari è una sorte di deus ex machina chiamato a risolvere qualsiasi tipo di problema, dall’acquisto delle penne per le maestre alla raccolta soldi per le uscite scolastiche, all’assaggiatrice in mensa scolastica, al riordino della biblioteca della scuola. Viene persino omaggiata di un dono a fine anno scolastico che ha più il sapore di risarcimento per l’ingrato ruolo assolto e di preghiera per continuare ad assolverlo anche il prossimo anno.

Al liceo invece è una figura appunto rappresentativa che si limita a inviare verbali e presenziare a riunioni. Perché spiace dirlo, ma più passano gli anni e meno si è coinvolti nella vita scolastica dei propri figli.

Dovrete essere un po’ psicologhe e un po’ factotum perché vi troverete a gestire su entrambi i fronti frustrazioni e aspirazioni, genitori inferociti con la maestra di turno solo perché ha avuto l’ardire di mettere in fila il proprio pargolo all’uscita dalla classe toccandogli la spalla e professori che pretendono di insegnare storia dell’arte con lo stesso approfondimento dell’Accademia di Brera.

Attenzione ai social: quando mio figlio frequentava le scuole elementari ho fatto in tempo solo un anno a subire il gruppo classe su WhatsApp, prontamente creato da un gruppo di mamme tecnologiche. E vi assicuro che non c’è gogna peggiore. Il cyberbullismo colpisce anche i genitori, specie se dall’altra parte ci sono appunto mamme bulle… Quindi l’ideale è limitare al massimo le comunicazioni su WhatsApp.

Se date le dimissioni siate pronte al linciaggio (che irresponsabile… è una menefreghista… saranno i commenti  più benevoli). E chi verrà dopo sarà salutato con un sospiro di sollievo perché ancora una volta qualcun altro si è fatto carico dell’incombenza al posto loro.

Infine però, non vorrei scoraggiare chi si accinge a candidarsi a questo ruolo. Le nostre scuole malandate hanno bisogno più che mai di un’alleanza scuola famiglia e di un progetto educativo comune e quindi è giusto che qualcuno si prenda la responsabilità di fare da tramite.

Alla fine ne vale la pena, ricordatevi che c’è sempre qualcuno che fa meglio di voi, e spesso è chi non fa niente!

Confidenze