La vita è come il backgammon

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Quando giochi lanci i dadi e non sai cosa succederà. Esattamente come quando alla mattina ti svegli e non hai idea di cosa ti riserva la giornata

Della serie non c’è limite alla fantasia, ma nemmeno all’ottimismo, faccio i miei più sentiti complimentoni a Francesca Corrado, un’economista di Modena che nella sua città ha aperto la Scuola del Fallimento (trovate tutte le informazioni nell’articolo C’è una scuola che insegna a sbagliare, su Confidenze in edicola da oggi).

Curiosissima, mi sono letta ogni parola e ho scoperto che in questo istituto non vieni interrogato in greco come al classico e non devi neppure fare verifiche di matematica come allo scientifico. Qui, ragazze mie, si impara «a gestire i propri errori e a trasformarli in momenti di crescita».

La frase mi ha riportato alla memoria il mio annus horribilis (pare che non risparmi nessuno, visto che l’abbiamo vissuto io, la regina Elisabetta, la mia amichetta e dirimpettaia di scrivania Erika Cordero, ma anche la sopra citata Francesca Corrado). In quel periodo non c’è stato niente che sia andato nel verso giusto e senza andare a rivangarle (che palle), le sfighe che si sono abbattute sulla nostra simpatica famigliola hanno decisamente cambiato il mio modo di vedere le cose e di affrontare la vita. Insomma, l’insegnamento che mi è arrivato è che tutto può succedere, nel bene e nel male, lentamente o all’improvviso.

La metafora? Il gioco del backgammon. Non me ne abbiano i grandi campioni che studiano “imprevisti e probabilità” con una passione da invidia, ma io credo che quando il destino decide che è il momento dei dadi favorevoli, vincere è facile. Anche per me che proprio non sono una stella del firmamento. Mentre il fato avverso non porta in saccoccia un punto nemmeno ai più agguerriti degli imbattibili. E visto che ogni partita è un continuo susseguirsi di ribaltoni, corse, rallentamenti, colpi di scena, situazioni stagnanti, non vi sembra che il backgammon sia la versione da tavolo delle nostre esistenze?

Insomma, siete lì con il bussolotto in mano, pronti per lanciare i dadi. Sperate con tutte le vostre forze in un fantastico doppio 6 che avete già pensato come giocare. Invece tirate 5-1, confermando che «la vita è quello che ti succede mentre stai facendo altri progetti» (troppo bella per essere mia, infatti è di John Lennon). A quel punto come reagite? Io, ispirandomi alla saggia filosofia di Rossella O’Hara. Cioè, ripetendomi come un mantra: «Dopotutto domani sarà un altro giorno». E incrociando le dita aggiungo: «Magari migliore».

 

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