La voce di Evelin contro i femminicidi

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Un'antica leggenda della Bretagna ci spiega il movente di tanti delitti

Con tutti questi maschi che continuano a uccidere le donne, non adeguatamente puniti dalla legge, mi è sembrata densa di suggerimenti questa leggenda medievale, che viene dalla Bretagna.

“Com’era bella la voce di Evelin! La donna che lo sente cantare lascia cadere il telaio, segue la voce, e non ritorna mai più. Dove vanno? Nessuno lo sa. Così dolce era la voce di Evelin. Un giorno la sente la figlia del re. Evelin sta cantando per lei, la chiama per nome le dice Vuoi essere la mia sposa e la mia regina? Ti voglio. Vieni, ti aspetto.  Il padre cercò di trattenerla. Ma quando vide che era impossibile convincerla,  le infilò una tunica bianca per le nozze, e le disse Vai, figlia testarda. Ma ricordati che con questo abito si è sposata tua madre, e  tutte le donne della famiglia, e lo hanno fatto arrivare immacolato fino a te. Giurami che non lo macchierai. Lei giurò, e raggiunse Evelin. Era bello come la sua voce. Cavalcarono nel bosco, verso il regno di lui. Calò la notte, lei era stanca. Lui le disse Fra poco avrai il più dolce dei riposi. Alza gli occhi. La sposa li alzò, e vide che a ogni albero era appesa una ragazza, morta. Evelin le disse: «Quelle sono le mie mogli, fra loro sarai regina. Anche loro furono stregate dal mio canto, ma una donna innamorata non mi serve più. La mia voce ha bisogno di uno stupore sempre nuovo».

«È questo il tuo dono di nozze?». «Sì. Sarai mia per sempre, solo la morte può difenderti dal mio amore geloso. Scendi da cavallo. È la tua ora».

 La principessa non pianse. Gli disse:«Ti chiedo solo una grazia: sono figlia di re, la corda mi umilia. Tagliami la testa». Traendo la spada dal fodero, lui le rispose: «Sei l’unica degna di me, solo tu non chiedi pietà».

« Grazie, sposo. E ti prego, lascia che mi tolga la tunica. Ho promesso a mio padre che mai l’avrei macchiata». Evelin acconsentì. Poggiò la lama sul prato, guardando la principessa che si sfilava la tunica. Ma invece di lasciarla cadere gliela lanciò sul viso, fulminea afferrò la spada e con un colpo gli tagliò la testa. La testa parlò. «Nella sacca c’è un unguento magico. Ti prego, riattaccami al corpo». «No, sporcherei la mia tunica. Ti offro il dono che riserbavi a me, tu che volevi tutto, e niente volevi dare. Solo la morte può difenderti dal mio amore geloso. Porterò il tuo capo al mio paese, il corpo lo lascerò alle tue mogli».

Dietro gli alberi saliva la luna. La principessa cavalcava, portando fra le braccia, avvolta in un drappo, la testa dello sposo, che cercava, sempre più debolmente, di ammaliarla, e persuaderla a ridargli la vita. Lei sorrideva: «Com’era bella la voce di Evelin»”.

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