Le assaggiatrici di Rosella Postorino

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Siamo nel 1943 e Hitler ha paura di essere avvelenato, per questo arruola dieci donne che devono assaggiare i suoi pasti. Rosa è una di loro.

Mi sedetti alla finestra con la lampada accesa e quando lui arrivò mi alzai. Mi parve di vederlo sorridere, non lo aveva mai fatto. Di solito, se sentivo un tramestio in casa, spegnevo la luce e lui si nascondeva. Appena lo riaccendevo, tornava allo scoperto. Il bagliore era tenue, coprivo la lampada con un panno, c’era l’ordine di oscuramento, chiunque avrebbe potuto accorgersi di noi. Mi infilavo nel letto per timore che Herta entrasse – perché mai avrebbe dovuto? – e una volta mi ero assopita: la tensione mi aveva estenuata. Chissà quanto aveva aspettato, lui, prima di andar via. La sua tenacia era una forma di debolezza, il suo potere su di me.

A un mese esatto dalla festa smorzai il lume, sebbene non avessi sentito alcun rumore. In punta di piedi, scalza per attutire i passi, aprii la porta, mi accertai che Herta e Joseph dormissero, andai in cucina e uscii sul retro, percorsi il perimetro della casa in direzione della mia finestra, e lo trovai accovacciato in attesa di un segnale. Mi sembrò piccolissimo. Arretrai, e il ginocchio destro crocchiò. Ziegler si alzò di scatto. In piedi di fronte a me, nella sua uniforme, senza lo schermo della finestra a dividerci, mi spaventò come in caserma. L’incantesimo collassava, la realtà si rivelava in tutta la sua schiettezza. Ero inerme davanti al boia, ed ero stata io a spingermi fino a lui.

Ziegler si mosse, mi afferrò le braccia. Affondò il naso nei miei capelli e inspirò. Anch’io, in quel momento, sentii il suo odore”.

Il Premio Campiello, giunto quest’anno alla sua 56/ma edizione, è stato assegnato dalla giuria popolare dei 300 lettori anonimi con 167 voti a Rosella Postorino, calabrese di nascita e ligure di adozione, e al suo strepitoso romanzo ispirato alla storia vera di una assaggiatrice di Hitler nella caserma di Krausendorf, Margot Wölk.

Nell’autunno del 1943 su Berlino cominciano a cadere le bombe e la giovane Rosa – un marito, Gregor, arruolato dopo un anno dalle loro nozze – ormai orfana, cerca rifugio dai suoceri a Gross-Partsch, un villaggio vicino al quartier generale del Führer. Subito viene ‘arruolata’, insieme ad altre nove donne, ad assaggiare. Tre volte al giorno. Colazione, pranzo e cena. E per tre volte ad aspettare, per un’ora. Rosa, tedesca, non ebrea, ogni giorno, per tre volte, rischia la vita mangiando. Esattamente come le ricordava sua madre, in fondo. Su Hitler incombe la sconfitta, e l’uomo che Rosa non aveva votato, nel ’33, perché aveva solo sedici anni (“sei responsabile del regime che tolleri, avrebbe gridato mio padre. L’esistenza di chiunque è consentita dall’ordinamento dello Stato in cui vive, pure quella di un eremita, lo capisci o no? Non sei immune da nessuna colpa politica, Rosa”), teme. L’uomo che ama i bambini e che non mangia carne perché non tollera quello che avviene nei mattatoi, l’uomo degli stermini, ha paura di essere avvelenato. 10 donne devono scongiurare il pericolo e assaggiare i suoi pasti.

Io non voglio anticipare nulla, di questo libro che ho amato moltissimo. Per la forma splendida, per la trama perfetta. Per Albert Ziegler, l’uomo che non ti aspetti ma che quando arriva crea terrore e poi qualcosa che al di là del bene e del male si può chiamare amore, per le donne che insieme a Rosa hanno mangiato e tentato di trovare un senso ad una appartenenza, per un marito disperso e un destino dal sapore incolore.

Non fate l’errore di non leggerlo, e rifletterlo, subito. Assaggiatelo, divoratelo. Non c’è veleno. È amaro ma non c’è veleno.

 

Rosella Postorino, Le assaggiatrici, Feltrinelli

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