A proposito di donne (due parole su Luce D’Eramo)

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Il suo grande romanzo Deviazione, uscito n l 1979, racconta la sua vita di donna scomoda, la donna più libera del mondo

Si fa un gran parlare di donne. Vorrei ricordare un genio della vita e della scrittura, grande romanziera e romanzo essa stessa: Luce D’Eramo.  Nel 1943,  dopo l’8 settembre, Luce scappa di casa per andare in Germania, volontaria in un lager nazista. Nel fervore degli studi liceali, ha scambiato i nazifascisti per gli eroi redivivi dell’antichità classica. Valicò le Alpi avventurosamente. Nello zaino, la foto di Mussolini e quella di Hitler. Una volta nel lager, capì che aveva capito male, vide che i suoi eroi greci erano orribili assassini,  che i suoi fratelli erano gli ebrei i dissidenti gli omosessuali i rom internati nel campo. La odiavano tutti. Per i nazisti era pericolosa e imbarazzante, i prigionieri la credevano una spia. Organizzò una rivolta, fu arrestata e rispedita a casa. Eccola a Verona. La famiglia è a pochi passi, ma lei ha un solo pensiero, rifare il suo viaggio. Ma dalla parte giusta, come nemica di Hitler. Un gruppo di SS sta guidando una colonna di deportati. Luce butta i documenti, provoca i tedeschi, si fa catturare e riparte sul treno, con le vittime.  La situazione è terrificante. Ma è la sua guerra. Non torna da vittima, ma da ribelle. All’arrivo scappa,  percorre la Germania compiendo sabotaggi rocamboleschi, piccolo David scatenato e senza fionda che si oppone da solo al Golia nazista. Un giorno a Magonza, mentre sta liberando un uomo dalle macerie, il muro le crolla addosso. Perde l’uso delle gambe. Ha 19 anni. All’ospedale militare inventa una originale forma di prostituzione: scrive fuori Stanza del buonumore. Per un dollaro ti fa ridere. E ci riesce sempre. Qui comincia la sua avventura di scrittrice, in carrozzella ma come se volasse, viaggiando mezzo mondo, sempre nemica fra gli amici. Si sposa, fa un figlio (Marco, oggi giornalista del Manifesto), lascia il marito, e insieme al bambino preferisce andare all’ospizio,  a una vita di compromessi. L’intellettualità perbenista, sorda alla bellezza morale della sua parabola, le farà pagare a vita l’abbaglio nazista dell’adolescenza. Era allegra, generosa, dolce, dura. Diabolicamente affascinante. Faceva innamorare. Diceva Il vero guaio dell’handicap è la manutenzione. Nel 1979 da Mondadori uscì il grande romanzo, Deviazione, dove racconta la sua storia. Andò a presentarlo in televisione, a condizione di star seduta. Sono una scrittrice che non cammina, non voglio diventare un’handicappata che scrive. Morì nel 2001, a 75 anni. Spiritosa fino alla fine. La donna più libera del mondo.

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