L’ultimo giorno di scuola

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Gli esami di maturità si sono appena conclusi e ci si interroga su a quale scuola andranno incontro i ragazzi a settembre

Adesso che anche l’ultimo portone si è chiuso dietro all’ultimo maturando, adesso che gli esami sono davvero finiti, per tanti ragazzi quei cinque anni di scuola entrano a far parte dei ricordi.

Quell’ultimo giorno di scuola, pareva destinato a dominare ogni forma di ricordo e di esperienza, diventando la mia rivoluzione più grande: 24 ore che sembravano l’antefatto fondamentale di un grande romanzo”. Così scrive la nostra Annalucia Lomunno nella storia vera L’ultimo giorno di scuola che trovate su Confidenze.

Una storia d’amore che parte da un momento rimasto impresso nella mente di tutti: il giorno dell’esame di Maturità, vuoi per l’ansia e la paura di trovarsi di fronte professori estranei che per la prima volta ti interrogano, vuoi perché quel giorno sancisce la fine di un percorso scolastico durato cinque anni in cui i ragazzi si ritrovano a vivere insieme gomito a gomito, come forse non accadrà mai più nella vita, per un lasso di tempo così lungo.

È un tempo magico quello che ruota attorno agli anni del liceo e delle scuole superiori, un tempo che ci vede entrare bambini, crescere insieme, condividere le prime esperienze, delusioni, paure, sentimenti e infine uscire da quelle aule giovani donne e giovani uomini, pronti a un futuro che si presenta davvero pieno di infinite possibilità.

Un tempo magico e unico che resta inciso nella mente e nel cuore di ciascuno perché spesso coincide con la scoperta dell’amore, quello adulto e non più platonico, fatto solo di sguardi e sospiri. Un tempo che a volte coincide con la fine dell’innocenza, l’ingresso nel mondo del lavoro, dell’Università, dove le relazioni sono meno schiette, profonde, animate da altre finalità.

Ho pensato a tutte queste cose leggendo la storia vera di Annalucia Lomunno e poi lo sguardo è caduto sul mio cellulare dove la chat di classe “Liceali a spasso” è sempre viva e pulsante di persone che ogni giorno si scambiano una battuta, un ricordo, un aneddoto anche a distanza di quarant’anni. Segno di un legame che non si è sfaldato negli anni, anche se ciascuno ha preso strade diverse. Le mie più care amiche sono rimaste le stesse di allora, certo se ne sono aggiunte altre “strada facendo” ma con loro basta un’occhiata, una telefonata anche dopo mesi di silenzio, per ritrovarsi unite come allora.

In questi giorni in cui si discute su come torneranno a scuola i nostri figli a settembre, se in presenza o ancora in Dad, e si cerca una soluzione per conciliare la libertà di scelta di ciascuno di farsi vaccinare o meno con la responsabilità collettiva verso gli altri, in primis insegnanti e alunni, io mi auguro davvero che i nostri ragazzi non perdano un altro anno di vita insieme, costretti davanti a uno schermo al chiuso della loro cameretta.

Ne perderebbero in affetti, risate e ricordi più che in nozioni e compiti in classe. Sarebbe un anno di vita comune sottratto a un’età in cui stare insieme è importante come l’aria che si respira.

Confidenze