Nì alla chirurgia estetica

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Sono favorevole a correggere i difetti per liberarsi dai complessi. Ma non a cercare di fermare il tempo. Quindi, alla chirurgia estetica dico «Nì»

Un naso troppo importante? Non ci sono santi, va rifatto. Un seno svuotato dopo l’allattamento? Nessun dubbio, bisogna riempirlo. Un neo troppo vistoso (non all’angolo della bocca stile Cindy Crawford, ma ben più grosso, magari peloso e piazzato sulla fronte)? Senza pensarci un secondo occorre eliminarlo.

Avrete capito che non sono affatto contraria alla chirurgia estetica. Anzi, trovo che la sua esistenza sia per il genere femminile un vero miracolo, in grado di liberare molte donne da inutili complessi.

Un conto, però, è cancellare un difetto. Ben altro, è ricorrere al bisturi per cercare di portare indietro le lancette del tempo. Missione impossibile, anche se ci si mette in mano al re dei filler e dei fili tiranti.

Gli anni, infatti, purtroppo lasciano su viso e corpo segni che neanche una colata di cemento riuscirebbe a nascondere. Nel senso che il bisturi può modificarli o attenuarli, ma solo temporaneamente e in modo un po’ goffo.

La prova? Avete mai confuso una signora liftata con una venticinquenne? Non credo proprio. In compenso, sono del tutto certa che se vi imbattete in un viso liscio e lucido come la seta, interrotto da una bocca stile canotto e occhi pallati, pensate subito che è rifatto.

Perché è questo il problema della chirurgia estetica: rende le pazienti tutte uguali. Ovvero, delle Barbie non perfettamente riuscite. E irriconoscibili, visto che nella maggior parte dei casi ricordano solo vagamente ciò che erano state prima.

A dirlo non sono io, ma le foto di molte star. Da Meg Ryan a Nicole Kidman (l’elenco potrebbe continuare quasi all’infinito), sono tutte un tripudio di zigomi effetto palla da golf, labbra superiori a spiovente e fronti levigate come marmi di Carrara.

Belle? Bah, dipende dai gusti. L’ironia, però, è che a volte neanche loro si piacciono, come testimonia l’articolo Mi ritocco e non mi pento (o sì?), pubblicato su Confidenze in edicola adesso.

Tra le intervistate, ce ne sono due felicissime delle operazioni subite. E una diventata schiava del botox, dal quale vorrebbe disintossicarsi (le altre le lascio leggere a voi sul giornale).

Ma andiamo con ordine. Natascia F. è al settimo cielo per il suo nuovo naso. Mentre Elvira M. ha un solo dispiacere: aver aspettato tanto a decidere di rifarsi il seno.

Invece, Barbara M. ha iniziato in sordina con qualche punturina rimpolpante per cancellare le rughe. E poi, abbagliata dai risultati, si è presentata dal medico perché le iniettasse sostanze ringiovanenti con la frequenza con cui i pasticceri infarciscono di crema i loro dolci. Così, il suo volto si è trasformato in un’improbabile sorta di krapfen.

Le tre esperienze, insomma, confermano la mia idea. Correggere un difetto è un’opportunità da non lasciarsi sfuggire. Gonfiarsi come palloni per spianare i solchi cutanei è follia pura. Anche perché obbliga a indossare dolcevita e guanti 12 mesi l’anno, compresi i canicolari luglio e agosto.

Ricordo a tutte, infatti, che più delle zampe di gallina a rivelare impietosamente l’età di noi donne sono collo e mani. Quindi, state tutte all’occhio. Blefaroplasticato, naturalmente!!!

Confidenze