Perché Braccialetti Rossi è una fiction speciale

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Per il secondo anno, la fiction di Rai 1 commuove e fa grandi ascolti. Nel n 10 di Confidenze, Aurora Ruffino, la protagonista femminile ci spiega perché

Avete mai visto Braccialetti rossi? La fiction di Rai1 ha ottenuto ascolti record con la prima serie, l’anno scorso, e ora sta bissando il successo con la seconda stagione, in onda da qualche settimana (nella foto, la copertina del disco con la colonna sonora di Braccialetti rossi 2).

Che cos’ha di particolare questa fiction? Quasi tutto.

Ambientata in ospedale, tra bambini e ragazzi malati, racconta di amicizie speciali. Che nascono in momenti di debolezza, fragilità e paura e diventano subito fortissime. Perché niente lega tanto quanto la sensazione di essere insieme, dalla stessa parte, nella lotta contro un nemico che non controlli e può metterti al tappeto nel più vigliacco dei modi. Prendendosi il tuo corpo e la tua anima, la tua voglia di vivere e i tuoi sogni, la tua speranza e la tua forza.

A me è bastato guardare la prima puntata per lasciarmi coinvolgere dalla storia di Leo, il giovanissimo leader del gruppo, in ospedale da mesi, di Bea, in coma e in attesa di svegliarsi, di Nina, coraggiosa combattente contro il cancro al seno. E di Cris, interpretata da Aurora Ruffino. Anoressica, in questa seconda stagione Cris è guarita, ma vuole tornare in ospedale per stare vicino a Leo, il suo amore. Per il n 10 di Confidenze abbiamo incontrato Aurora Ruffino, la giovane attrice (26 anni) che interpreta Cris.

«È vero, Braccialetti rossi non è stato solo lavoro» conferma Aurora. «Ci siamo incontrati tutti, prima di iniziare le riprese, e il giorno prima del via abbiamo acceso un grande falò: ognuno ha scritto su un foglio le proprie paure e l’ha gettato nel fuoco. È stato bellissimo, si è creato tra noi un grande senso di fiducia».

intervista

Ora capisco perché, da spettatrice, sentivo tanta sintonia tra i giovanissimi interpreti: gli attori hanno condiviso davvero momenti emotivamente forti. Come l’incontro con Albert Espinosa, l’autore del libro da cui è stata tratta la serie tivù. Albert ha una storia tanto incredibile quanto vera: colpito dal cancro a 13 anni, ha combattuto contro quattro tumori diversi. Eppure, si considera una persona fortunata perché, come ha raccontato a Confidenze tempo fa, «i dieci anni di malattia mi hanno convinto che ogni perdita porta a un guadagno. Ho perso un pezzo di fegato, ma quello che mi è rimasto è a forma di stella e  mi fa sentire speciale, ho perso una gamba ma ho guadagnato un moncherino che mi permette di usare la protesi. Non so se affrontando il cancro sono diventato una persona migliore, sicuramente mi sento più forte, perché ho imparato a superare la paura del dolore e della morte. E se non hai paura, allontani la sofferenza».

Superare la paura del dolore rende più forti e insegna ad accettare la vita.

Siete d’accordo? Vi è capitato di superare un momento doloroso?

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