Violenza sulle donne: punire basta?

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Alla vigilia della Giornata mondiale contro la violenza sulle donne, ecco un progetto di recupero per i soggetti maltrattanti, basato sui gruppi di aiuto, ne parliamo in una storia vera su Confidenze

In Italia 7 milioni di donne hanno subito almeno una volta violenza fisica o sessuale. Una su tre nella fascia tra i 16 e i 70 anni. Per Tre milioni di loro i maltrattamenti si sono verificati  dentro le mura domestiche, per mano del partner o dell’ex, e spesso in presenza dei figli. A divulgare questi dati è l’Istat che registra anche una crescita nel fenomeno della violenza assistita: aumenta infatti il numero dei piccoli esposti a episodi di violenza dentro casa che da ambiente di protezione si trasforma sempre più in luogo di pericolo. Aumentano i femminicidi (123 nel 2017, 142 nel 2018) e le condanne definitive passate da 2.400 del  2010 a 3.160 del 2017.

Alla vigilia della Giornata Mondiale contro la violenza sulle donne, il prossimo 25 novembre, ci si domanda quindi che cosa è stato fatto finora per fermare questa escalation. Sul fronte legislativo da luglio scorso è entrato in vigore il cosiddetto Codice Rosso che accorcia i tempi di attesa dell’intervento dell’autorità giudiziaria ai tre giorni dopo la denuncia, e in parallelo esiste da tempo una rete di centri antiviolenza (www.direcontrolaviolenza.it) e di tante associazioni che offrono protezione e ospitalità alle donne con i loro bambini.

L’Istat, che quest’anno ha condotto un’indagine sui centri antiviolenza, ne ha censiti 281, una cifra ampiamente al di sotto della soglia di un centro ogni 10.000 abitanti. A tali centri si sono rivolte 44.000 donne e due su tre (29.000) sono state prese in carico, iniziando un percorso di uscita dalla violenza, con percentuali più alte al Nord rispetto a Sud e isole.

Eppure, proprio in vista del 25 novembre, le associazioni puntano il dito sulla mancanza di finanziamenti da parte del governo: i fondi stanziati a favore dei centri antiviolenza nel 2019 sono ancora in attesa di essere ripartiti tra le Regioni. I progetti di assistenza e supporto alle donne maltrattate non mancano: SOS Villagggi dei Bambini, parte del network SOS Children’s Villages, per esempio ha lanciato il progetto “Mamma e Bambino” che offre accoglienza e supporto concreto alle donne e ai loro figli attraverso sei Villaggi SOS in Italia (Trento, Ostuni, Vicenza, Roma, Saronno, Mantova) e ha promosso un Programma di affido interculturale a Torino, articolato su diversi tipi di servizi: si va dalla Casa Mamma con bambino (dedicata anche alle gestanti) alla Casa SOS per donne vittime di violenza fino agli appartamenti per l’Autonomia che mirano al recupero del ruolo di genitore e all’acquisizione di un’indipendenza lavorativa ed economica.

Accanto a queste e altre indispensabili iniziative di ascolto e protezione delle vittime, si rende però necessario agire anche sulla prevenzione e rieducazione degli uomini responsabili di gesti violenti al fine di ridurre i comportamenti recidivi. Si è visto infatti che nell’85% dei casi la violenza viene reiterata.

Per evitare ciò, la Fondazione Somaschi Onlus, che fa parte della Rete Antiviolenza dle Comune di Milano, ha avviato nel febbraio 2018 il  progetto pilota “Nonpiùviolenti” basato su gruppi di auto-aiuto allo scopo di avviare un percorso di recupero dei soggetti maltrattanti.

Del  progetto, che è tuttora in corso e prevede la copresenza di due psicoterapeuti, parliamo sul numero di Confidenze in edicola nella storia vera Un nuovo inizio, raccolta da Anna Gavassi. dove un uomo racconta la sua discesa agli inferi nelle spirale della violenza domestica, la perdita della famiglia ma anche il progetto di recupero e la nuova consapevolezza acquisita sui suoi comportamenti, proprio grazie a questi gruppo di ausilio.

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