Dieta vegana in gravidanza, nuove preoccupazioni

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Nuove evidenze segnalano che le donne incinte che seguono una dieta vegana potrebbero più facilmente essere colpite da preeclampsia e partorire neonati di peso inferiore

Le donne che seguono una dieta vegana in gravidanza possono presentare rischi più alti di sviluppare preeclampsia e di dare alla luce neonati con un peso alla nascita minore.

Sono le conclusioni di una ricerca dell’Università di Copenaghen condotta su donne danesi e pubblicata a gennaio di quest’anno, che ha messo in evidenza come, in confronto a quelle onnivore, le donne gravide vegane (ovvero quelle che seguivano un’alimentazione del tutto priva di cibi di origine animale: carne, pesce, latticini, uova) presentassero più spesso questi problemi.

La preeclampsia, anche detta gestosi, è una complicanza potenzialmente grave della gravidanza, caratterizzata da pressione sanguigna elevata e possibili danni agli organi, solitamente al fegato e ai reni. È pericolosa sia per la salute della madre che per quella del feto.

Le madri vegane partecipanti allo studio hanno inoltre dato alla luce bambini con un peso inferiore, mediamente di 240 grammi, rispetto a quelle che seguivano una dieta completa.

L’apporto di proteine era più basso tra le gravide vegane e, per circa la metà di loro, era persino inferiore alle odierne raccomandazioni nutrizionali: 56 grammi di proteine al giorno, contro gli 89 delle madri onnivore. I ricercatori ritengono sia questa la plausibile spiegazione del minor peso alla nascita dei figli delle donne vegane.

Gli studiosi, per di più, hanno riscontrato nelle donne vegane un’assunzione di micronutrienti notevolmente inferiore. In particolare, l’apporto di vitamina D era tre volte minore tra le madri vegane rispetto alle onnivore, quello di vitamina B12 – sostanza imprescindibile per lo sviluppo neurologico e cognitivo del bambino – addirittura quattro volte più basso.

Va detto che sono dati da interpretare con una certa cautela, visto il numero ridotto di gravidanze vegane preso in considerazione (18 donne). Sono però gli stessi autori a rilevare che si tratta di risultati in linea con quanto riportano altri studi precedenti sullo stesso argomento e che quindi devono destare attenzione.

Sappiamo che la dieta di ogni madre in attesa deve essere assolutamente bilanciata, per la salute sua e di quella del bimbo che ha in grembo. Quando le scelte alimentari sono limitate a causa di restrizioni dietetiche, ottenere i nutrienti necessari alla donna incinta e al nascituro diventa complesso: durante la gravidanza, il fabbisogno di molte sostanze aumenta e alcune di queste sono estremamente difficili da reperire seguendo una dieta vegana, perché gli alimenti vegetali non le contengono, oppure non le contengono in quantità sufficienti o in forme facilmente assimilabili dal corpo umano. Vitamina B12, zinco, un acido grasso essenziale per il feto quale il DHA, vitamina D, e spesso anche ferro, calcio e, come si vede da questo studio, proteine sono i nutrienti che chi segue una dieta che non contempla alcun alimento di provenienza animale rischia di non assumere a sufficienza.

Già in un documento congiunto di pochi anni fa, d’altronde, le società scientifiche italiane di pediatria avevano definito inadeguata la dieta vegana relativamente alla crescita e allo sviluppo neurocognitivo del bambino. Questo studio non fa che confermare le preoccupazioni.

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