La vitamina D può essere pericolosa

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La vitamina D è un nutriente meraviglioso, senza il quale ci si ammala. Ma rischia di trasformarsi in una sostanza pericolosa per chi ne assume troppa. Approfondiamo

 

Negli ultimi anni, la vitamina D è salita agli onori della cronaca: una serie crescente di studi scientifici ha messo in luce che i soggetti con bassi livelli nel sangue di questa vitamina, un tempo ritenuta importante solo per combattere il rachitismo e poco altro, presentano un rischio maggiore di patologie cardiovascolari, diversi tipi di cancro, malattie autoimmuni, osteoporosi e altro ancora.

 

Come spesso capita in questi casi, non pochi consumatori si sono allora precipitati a ingerire mega-dosi di vitamina D sotto forma di integratore alimentare, in quantità che eccedono le normali necessità dell’organismo, nell’illusoria convinzione che di più equivalga a meglio. Invece, la vitamina D è un ottimo esempio di come l’eccesso di una cosa buona la renda cattiva.

 

Lo studio del JAMA sulla vitamina D

Un nuovo studio clinico pubblicato alcune settimane fa sul JAMA (ovvero The Journal of the American Medical Association), una delle più prestigiose riviste scientifiche, ha scoperto che la densità ossea di oltre 300 canadesi che hanno assunto per tre anni dosi di vitamina D fino a 10.000 unità internazionali (UI) al giorno è diminuita invece di aumentare come ci si sarebbe aspettato. Nessuno dei soggetti soffriva inizialmente di osteoporosi e tutti erano in buone condizioni di salute. I ricercatori hanno concluso che alti dosaggi di vitamina D senza la contestuale somministrazione di integratori di calcio promuovono la perdita di questo minerale dalle ossa.

 

Ulteriori pericoli dovuti all’abuso di vitamina D

Lo studio del JAMA si aggiunge a diverse altre ricerche condotte nell’arco di vent’anni, che attestano che elevati livelli di vitamina D nel sangue possono provocare, oltre che osteoporosi, fratture ai denti e deposizione di calcio nei tessuti molli (arterie, reni, polmoni, muscoli ecc.), con tutti i rischi per la salute che ne conseguono.

 

I giusti dosaggi di vitamina D

L’assunzione di vitamina D oltre le 4.000 UI al giorno è considerata potenzialmente pericolosa o comunque non sicura, come ci ricorda, già dal 2017, lo stesso JAMA. Personalmente considero un’integrazione di 2000 UI al giorno più che sufficiente ed è la dose massima che suggerisco ai miei pazienti, i quali spesso ne hanno bisogno di meno della metà: 800 UI di vitamina D al dì sono ritenute unanimemente adeguate per la maggioranza della popolazione, nonostante quello che affermano alcuni esperti in larga parte sedicenti e senz’altro isolati nell’ambito della comunità scientifica.

 

I livelli nel sangue di vitamina D

Vengono espressi come 25(OH)D, ovvero 25-idrossi-vitamina D ed è preferibile che non siano inferiori a 20 ng/ml e, meglio ancora, che siano superiori a 30 ng/ml. Alcune istituzioni, come l’americana Endocrine Society, si spingono a raccomandare un livello tra 40 e 60 ng/ml. Superare tali valori non offre alcun beneficio dimostrato e anzi, secondo l’Institute of Medicine statunitense, può essere ragione di preoccupazione.

 

Mega-dosi di vitamina D ed evoluzione dell’uomo

Alcuni sostenitori della necessità di consistenti apporti di vitamina D chiamano in causa la preistoria dell’uomo, sostenendo che i nostri antenati avrebbero tratto maggiori quantità di questa sostanza grazie al sole, quando gironzolavano tutto il giorno seminudi per la savana (la vitamina D, oltre che in alcuni cibi e negli integratori, può infatti essere “fabbricata” dal corpo esponendosi alla luce). Oggi, invece, vivendo al chiuso per la maggior parte del tempo, l’uomo sarebbe in carenza cronica di vitamina D.

Si tratta di un’affermazione di cui sfugge il senso logico: se così fosse, infatti, perché nelle zone del mondo in cui si possono ottenere grandi quantità di vitamina D dal sole il corpo umano si è evoluto in modo tale da presentare una pelle più scura, che funziona da schermo e fa produrre meno vitamina D?

Se per star bene fossero necessari ingenti quantitativi di questa vitamina, per quale ragione l’uomo che abita le latitudini equatoriali si sarebbe dotato di una pigmentazione che ne ostacola la sintesi? Ai fan delle mega-dosi l’ardua sentenza…

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