Ovaio policistico, come intervenire?

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La sindrome dell’ovaio policistico è una malattia che affligge tante donne, con conseguenze anche importanti. Per fortuna, beneficia fortemente di un approccio alimentare

Conosciuta anche come policistosi ovarica e sindrome di Stein-Leventhal, la sindrome dell’ovaio policistico (PCOS) è una patologia ginecologica in cui tante piccole cisti si sviluppano in una o entrambe le ovaie. È caratterizzata da alterazioni ormonali e metaboliche, che provocano sintomi come irregolarità mestruali o totale assenza di mestruazioni, eccesso di peluria su viso e corpo, calvizie, acne, sovrappeso o franca obesità, infertilità (la PCOS è la causa più comune di infertilità femminile).

La donna che soffre di ovaio policistico incorre poi in un maggior rischio di sviluppare altre condizioni e patologie, quali in primo luogo elevati valori di colesterolo e pressione sanguigna e steatosi epatica (il cosiddetto fegato grasso).

La PCOS è una malattia che si rinviene con una certa frequenza: colpisce fino a 1 donna su 10.

Si tratta di un disturbo in cui ha un ruolo centrale l’insulinoresistenza, ovvero la diminuita capacità dei tessuti del corpo umano di rispondere all’azione dell’insulina, l’ormone necessario per far entrare nelle cellule il glucosio, che è la loro fonte di energia. Correggere l’insulinoresistenza migliora praticamente l’intera sintomatologia della sindrome dell’ovaio policistico, fertilità compresa.

Sulla base di tale considerazione, per le donne che soffrono di PCOS apportare miglioramenti allo stile di vita rappresenta la scelta probabilmente più importante in assoluto, a maggior ragione in presenza di sovrappeso, elemento che caratterizza e peggiora la sindrome e che va quindi tempestivamente regolarizzato.

Prima ancora che siano necessari i farmaci, innanzitutto la pillola estroprogestinica, la dieta si rivela un’arma formidabile a disposizione della donna affetta da PCOS. Quella per l’ovaio policistico è un’alimentazione a basso indice glicemico, normocalorica o ipocalorica, a moderato contenuto di grassi e carboidrati (cereali soprattutto integrali e limitatissimi, se non zero, zucchero e dolci). La dieta deve prevedere almeno 1 grammo al giorno per ogni chilo di peso corporeo ideale di proteine, soprattutto di origine animale (pesce, carne ecc.), nonché generosi apporti di verdura e fibra alimentare in senso più generale. Per evitare picchi glicemici, consiglio di consumare al pasto verdura, proteine e carboidrati insieme.

Alla dieta delle mie pazienti con PCOS aggiungo sempre un protocollo di specifici integratori, che valuto caso per caso, ma tra i quali non manca mai l’inositolo, molecola dalla riconosciuta insulinosensibilizzante.

L’attività fisica deve essere considerata nella PCOS una vera e propria medicina: praticare esercizio aerobico (corsa, bici, nuoto ecc.) per almeno 30 minuti ogni giorno è fondamentale per ridurre la resistenza insulinica ed enfatizza i benefici offerti dalla dieta.

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