Perché ti preoccupi?

Natura
Ascolta la storia

Preoccuparsi non serve ed è persino controproducente: drena le energie, ingigantisce i problemi e fa vivere male la realtà del presente. Per fortuna possiamo imparare a interrompere certi moduli di pensiero.

Sono passate settimane da quando ho visto Il ponte delle spie, l’ultimo film di Spielberg, ma la laconica battuta “Servirebbe?” mi è rimasta impressa. È la domanda che uno dei personaggi principali – accusato di essere una spia russa in territorio americano nel pieno della guerra fredda e quindi a rischio di pena capitale – ripete a più riprese, quando il suo integerrimo avvocato difensore gli chiede se non sia preoccupato per il proprio destino.

La risposta, ovvia, alla domanda è no: preoccuparsi non serve. L’ansia con cui anticipiamo gli eventi non ha il minimo potere di modificare in positivo il corso delle cose. In compenso condiziona negativamente il modo in cui affrontiamo il presente e ci prepariamo al futuro. Confonde i pensieri, fa risaltare solo gli aspetti problematici di una situazione, depaupera le nostre risorse psicofisiche e a volte riporta persino a galla paure infantili, facendoci dimenticare che ora, da adulti, disponiamo di ben altri strumenti ed esperienza per reagire a quanto ci accade.

La beffa è che la preoccupazione che coviamo temendo quel che potrà avvenire finisce con il diventare il principale sabotatore del nostro quotidiano. Magari quello che tanto ci tiene sulle spine non si verificherà mai, oppure avrà sulla nostra vita un impatto meno pesante di quanto avremmo immaginato. E, anche quando il peggio dovesse accadere, caricarci prima di pensieri negativi certo non evita l’inevitabile. In tutti i casi ci saremmo lasciati intossicare dalla preoccupazione, avremo perso serenità e ore di sonno e magari allontanato con il nostro cattivo umore le persone care.

Per spezzare il circolo vizioso della preoccupazione esistono validi antidoti. Si tratta di comportamenti e atteggiamenti più sani e funzionali, che possiamo esercitarci a mettere in pratica. Comincia da questi.

 

Rallenta

Sarà capitato anche a te: la preoccupazione è come un impulso elettrico che imprime al corpo un’accelerazione. Il cuore batte più veloce, il passo si allunga, tendi a gesticolare, lo sguardo vaga a destra e a sinistra, i movimenti diventano frenetici e il ritmo delle parole si fa più serrato. Ti senti spinta ad agire senza saper bene cosa fare, con il risultato paradossale di bloccarti. Per contrastare questi automatismi imponiti consapevolmente di rallentare: respira a fondo e con calma, cammina piano, appoggia bene i piedi a terra se sei seduta, parla sforzandoti di scandire chiaramente le parole. Questo cambiamento “fisico” rappresenta un vero e proprio contro-segnale che aiuta anche la mente a sintonizzarsi su un registro più tranquillo.

 

Para i colpi, ma solo quando arrivano

La preoccupazione deforma la realtà: disegna gli scenari peggiori e dissemina la via di ostacoli e nemici. Ma se sei sempre in allerta e ti aspetti attacchi da ogni direzione resti costantemente in tensione e rischi di scambiare per bombe anche le carezze. Proteggiti pure, ma esercitati a parare i colpi solo quando arrivano. E negli intermezzi rilassati. Ti accorgerai che la tua rete di autotutela diventerà più solida e che le pause di benessere si faranno più lunghe.

 

Occupati di qualcosa anziché preoccuparti per qualcosa

È molto comune: tanto più ci si pre-occupa per qualcosa, tanto meno ci si occupa delle cose. La  lucidità è appannata dalla girandola dei pensieri, le energie vengono drenate e siamo così presi a immaginare il peggio che tralasciamo di fare quanto è in nostro potere per star bene. Se ordinare direttamente alla mente di calmarsi non funziona, affronta la cosa da un’ altra prospettiva: muoviti, agisci, cucina, crea qualcosa di manuale, coccola tuo figlio, porta a spasso il cane. Vedrai che spontaneamente il rovello mentale pian piano si acquieterà.

 

Un antico proverbio cinese sintetizza efficacemente il tutto così: se c’è una soluzione, perché ti preoccupi? Se non c’è una soluzione, perché ti preoccupi?

Confidenze