Prediabete, come accorgersene?

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Ne soffrono in tantissimi, ma non lo sanno. Purtroppo, la glicemia oltre i 100 è un importante campanello d’allarme, che non deve essere trascurato. Ecco cosa fare

Il prediabete è una condizione medica che spesso passa inosservata, ma che rappresenta un campanello d’allarme importante per la salute. Si verifica con livelli di glucosio nel sangue (glicemia) superiori alla norma, ovvero, a digiuno, maggiori di 100 mg/dl, ma inferiori a 125 mg/dl: oltre questa soglia, infatti, è possibile porre diagnosi di diabete conclamato. Si parla in effetti di alterata glicemia a digiuno, piuttosto che di prediabete, che è un termine non del tutto corretto.

Molti individui sono affetti da prediabete senza rendersene conto, perché di solito l’alterata glicemia a digiuno non dà sintomi evidenti. A volte, compaiono invece manifestazioni poco specifiche, come stanchezza, irritabilità, problemi di concentrazione, difficoltà nel mantenere il peso corporeo. Ma le persone con alti livelli di zucchero nel sangue possono anche sentirsi benissimo. Tuttavia, gli alti valori di glicemia sono comunque in grado di mettere a rischio la salute.

Il prediabete rappresenta dunque un “semaforo giallo”, una situazione intermedia, in cui i livelli di zucchero nel sangue sono superiori alla norma, ma non abbastanza elevati per essere diagnosticati come diabete. Questa fase è estremamente critica perché, se non affrontata, può evolvere verso il diabete di tipo 2, malattia cronica che comporta un aumento significativo del rischio di complicazioni cardiovascolari, renali e di altre condizioni mediche gravi. E si è scoperto che la glicemia alta, anche se non ancora oltre i 125 mg/dl, come appunto nel prediabete, è in grado di provocare danni alla salute (ad esempio, a livello circolatorio).

Ogni fase critica, tuttavia, contiene in sé anche il germe della speranza: intercettata per tempo, l’alterata glicemia a digiuno può essere efficacemente gestita grazie a una dieta apposita, al recupero del giusto peso e alla lotta alla sedentarietà, tre armi, in questo caso, più potenti di qualsiasi farmaco. Intervenire con tempestività può persino riportare la glicemia a valori normali.

Capirai benissimo, quindi, quale sia l’importanza di una diagnosi precoce. Anche in assenza di manifestazioni o, a maggior ragione, se si presentassero quei sintomi descritti, il mio consiglio è di valutare insieme al tuo medico curante l’opportunità di procedere con le apposite misurazioni dei livelli di zucchero atte a identificare il prediabete. Come, innanzitutto, l’esame della glicemia a digiuno, un normalissimo esame del sangue. Per avere indicazioni più precise, il medico potrà decidere di farti misurare nel sangue anche l’emoglobina glicata, che fornisce la misura dell’andamento della glicemia nel medio periodo, lungo un arco di due-tre mesi. Insomma, mentre la glicemia a digiuno è un po’ come una fotografia del momento attuale, l’emoglobina glicata è quasi un film che narra delle ultime settimane.

La diagnosi precoce del prediabete è fondamentale per prevenire la progressione verso il diabete di tipo 2. Che non è detto che necessariamente si verifichi (ecco perché non è corretto parlare di prediabete, come se fosse, inevitabilmente, l’anticamera del diabete), ma che nei soggetti con alterata glicemia a digiuno ha un rischio decisamente aumentato di svilupparsi.

Tutti, soprattutto dopo i 40 anni, dovremmo sottoporci periodicamente a un esame del sangue, che misuri i principali parametri (colesterolo, trigliceridi, funzionalità epatica ecc. e, appunto, glicemia). Il mio consiglio? Anche in buona salute, esegui una volta all’anno un’analisi “standard” di sangue e urine: è il modo migliore per scoprire e intercettare sul nascere condizioni pericolose come il prediabete (insieme a molte altre) e prendere così le misure necessarie a difenderti.

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