Se l’intestino diventa un colabrodo

Natura
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Viene definita “leaky gut” (ovvero intestino gocciolante) ed è una condizione che rischia di nuocere alla salute dell’intero organismo. Vediamo di che si tratta

Hai presente il microbiota intestinale, la smisurata comunità di batteri, funghi e altri microscopici organismi che abita le nostre viscere? Se lo conosci, saprai anche che è saggio averne gran cura, perché, impercettibilmente, svolge un’infinità di funzioni per noi vitali.

 

Forse avrai sentito parlare anche di disbiosi, quella situazione che si verifica quando il microbiota si arricchisce di specie indesiderate o francamente patogene, mentre quelle benefiche si riducono. Le cause sono diverse e numerose: alimentazione male impostata, uso cronico di farmaci, stress psicofisici, insufficiente attività fisica e, a dire il vero, tante altre ancora.

 

Molte meno sono le persone che hanno familiarità con concetti quali leaky gut, gut permeability, intestino gocciolante o permeabile. Sono termini che definiscono la modalità attraverso cui la disbiosi e l’infiammazione fanno danni non solo a livello intestinale, ma anche a distanza, influendo sulla salute e sulla funzionalità praticamente di ogni organo: cuore, fegato, reni, vescica, cervello e tutti gli altri.

 

Per comprendere come accade, devi tenere presente che la parete dell’intestino rappresenta la barriera che separa ciò che si trova all’interno del tubo digerente dal resto del corpo. È una sorta di porta, che lascia entrare nel sangue, e da qui in tutti gli organi, solo ciò che è necessario che entri, in primo luogo i nutrienti derivati dalla digestione del cibo (amminoacidi, glucosio ecc.).

 

Normalmente, le cellule della mucosa intestinale sono saldamente unite tra loro a formare, appunto, una specie di barriera. Ma la disbiosi e l’infiammazione intestinale associata sono in grado di danneggiare le giunzioni che tengono insieme le cellule dell’epitelio intestinale, rendendolo “poroso”. Tra gli spazi creatisi tra cellula e cellula passano ora molecole che non dovrebbero penetrare: enzimi digestivi, cibo indigerito e i microbi stessi, i loro frammenti e i prodotti del metabolismo microbico. Attraverso la circolazione sanguigna, l’infiammazione si propaga così potenzialmente in ogni distretto corporeo, anche distante dall’intestino.

 

E’ per questo che la disbiosi intestinale viene oggi collegata all’insorgenza e all’aggravamento di innumerevoli malattie croniche da precise ricerche scientifiche. Tra le più importanti, ci sono sindrome dell’intestino irritabile, patologie infiammatorie croniche intestinali (malattia di Crohn, rettocolite ulcerosa), obesità, diabete di tipo 2, patologie cardiovascolari e autoimmuni, cistiti, vaginosi, steatosi epatica e persino malattie dermatologiche (come acne, dermatiti, psoriasi), psichiatriche (disturbo d’ansia, depressione, insonnia ecc.) e neurodegenerative (Parkinson e Alzheimer).

 

L’intestino e il suo popolamento di microbi stanno diventando il nuovo bersaglio terapeutico per la cura di tante patologie, sia intestinali che extraintestinali. Gli strumenti? Disbiosi, infiammazione e permeabilità intestinale sono condizioni che possono essere efficacemente corrette grazie a una dieta apposita, la riduzione dei farmaci non strettamente necessari, la rinuncia alla sedentarietà e altri modifiche dello stile di vita, la scelta delle migliori fibre prebiotiche e l’integrazione con specifici ceppi di microrganismi probiotici, in grado di ripopolare il microbiota alterato.

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