Vale la pena per tutti seguire una dieta senza glutine?

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Le diete senza glutine sono attualmente molto popolari. Ma ha davvero senso privarsi completamente dei cibi che contengono questa sostanza? E’ necessario il sacrificio? Vediamoci chiaro

Sono certo che avrai sentito parlare della dieta senza glutine, o magari conosci personalmente qualcuno che l’ha adottata, o addirittura la segui o stai pensando di seguirla tu stessa.

In effetti, l’alimentazione gluten free va oggi molto di moda. Pure troppo, probabilmente.

Per quelli che ancora non sapessero di cosa si tratta, è una dieta che abolisce completamente quei cereali, le loro farine e i prodotti con queste realizzati contenenti glutine, un complesso proteico che si ritrova in frumento (o grano che dir si voglia), kamut, farro, segale, orzo e alcuni altri.

 

Un tempo, la dieta aglutinata era seguita solo da chi soffriva di malattia celiaca o celiachia, una patologia a componente autoimmune per cui l’ingestione di glutine, in persone geneticamente predisposte, provoca un’infiammazione cronica dell’intestino tenue e un danneggiamento del suo epitelio, con conseguenze che nel tempo possono rivelarsi anche molto gravi. Per il celiaco l’unica cura possibile è eliminare il glutine dalla dieta in modo permanente e totale (anche le minime quantità, dunque).

Oggi, a fianco dei celiaci, che sono costretti, forzatamente a escludere i prodotti contenenti glutine a causa di una necessità medica, si sono diffusi a partire dagli Stati Uniti modelli nutrizionali – di carattere del tutto non convenzionale, va precisato – che invitano anche i non celiaci all’eliminazione volontaria di questa sostanza.

Tale scelta viene proposta a livello preventivo e persino curativo di una serie molto ampia di disturbi oppure anche come strumento di controllo del peso corporeo.

 

Ora, è vero che il glutine non è una molecola sempre così facile da gestire per il nostro organismo ed è altrettanto vero che molte farine, negli anni, in seguito alla selezione agronomica, si sono arricchite di glutine, perché il glutine facilita il processo di panificazione. Inoltre, nella dieta italiana, e in generale in quella dei paesi industrializzati, questa sostanza è particolarmente abbondante, soprattutto a causa dell’apporto derivante dal frumento, un cereale che consumiamo in ogni forma, in gran quantità e senza soluzione di continuità, nemmeno fosse un precetto biblico: sulle nostre tavole non mancano mai pane, pasta, biscotti, fette biscottate, cracker, piadine, pizza e tanti altri alimenti ricchi di glutine.

Non stupisce quindi che molti, soprattutto tra i grandi consumatori di questi cibi, si possano sentire miracolati una volta che abbiano abolito il glutine dalla dieta. Ma, come spesso ci capita di dire, tra abuso ed esclusione totale di un alimento, c’è una più intelligente via di mezzo che consente di stare meglio senza privarsi del piacere del cibo, una strada caratterizzata dalla moderazione e dal buon senso, che non prevede scelte radicali e assolutiste e non ci costringe a vivere da malati per morire sani.

Impariamo allora ad alternare, in maniera equilibrata, il frumento a tutti gli altri cereali e pseudocereali privi di glutine: riso, miglio, grano saraceno, mais, quinoa, amaranto e via dicendo. Ormai i prodotti realizzati con le loro farine si trovano anche nella grande distribuzione, così come in tanti negozi on line. E quella volta che abbiamo voglia di una pasta di grano duro gustiamocela serenamente: consumato in maniera non eccessiva né sistematica il glutine non ci farà alcun male.

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