Vitamina D, osteoporosi e fragilità ossea: facciamo il punto

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Nuove linee guida forniscono indicazioni importanti sull’integrazione di vitamina D per contrastare l’osteoporosi e le fratture ossee. Approfondiamole.

Pochi giorni fa, esattamente il 18 ottobre, l’Istituto Superiore di Sanità ha pubblicato apposite linee guida per la corretta identificazione e gestione delle frattura da fragilità, le prime nel nostro Paese e tra le prime al mondo.

La fragilità ossea è uno dei principali problemi di sanità pubblica, associata com’è all’alto rischio di fratture e alle conseguenti ricadute in termini di aumentata morbosità e mortalità, riduzione dell’autonomia personale e incremento dei costi sanitari. Nel mondo, le fratture da fragilità sono responsabili di oltre 9 milioni di fratture ogni anno.

All’origine della fragilità scheletrica c’è innanzitutto l’osteoporosi, ovvero l’alterazione del tessuto osseo, sia per quel che riguarda la sua qualità che la quantità. Osteoporosi e riduzione della densità minerale ossea sono fenomeni che tipicamente si verificano con l’avanzare dell’età. Il processo è accelerato nelle donne dopo la menopausa, in seguito al calo degli ormoni estrogeni, che hanno funzione protettiva della struttura e della massa dell’osso.

Ma c’è pure la cosiddetta “osteoporosi secondaria”. Infatti, l’osteoporosi può essere provocata, a qualsiasi età, da specifiche patologie, come, innanzitutto, malattie endocrine, patologie autoimmuni, difetti genetici e sindromi da malassorbimento. Persino l’assunzione cronica di determinati farmaci aumenta il rischio di fragilità ossea precoce: glucocorticoidi, medicinali immunosoppressori e, purtroppo, non pochi altri.

Il corposo documento dell’Istituto Superiore di Sanità sulle fratture da fragilità, che raccoglie la letteratura scientifica sull’argomento, tra le tante indicazioni e raccomandazioni che contiene dedica attenzioni anche alla vitamina D. Voglio allora sintetizzarvi quali sono le principali conclusioni in merito, visto che tali recentissime linee guida rappresentano lo strumento conoscitivo più aggiornato sull’integrazione della vitamina D per la salute dell’osso.

1 – La carenza di vitamina D è molto comune, specialmente nei pazienti anziani e osteoporotici, anche ad alto rischio di fratture.

2 – Un’inadeguata assunzione di vitamina D (e di calcio) contribuisce all’aumento del rischio non solo di fratture, ma persino, ancor prima, di cadute. La carenza di vitamina D risulta essere un fattore di rischio ben stabilito per le cadute e le fratture tra gli over 65 anni.

3 – Un ruolo essenziale nel trattamento dell’osteoporosi è giocato dall’assunzione di vitamina D e di calcio, nutrienti chiave per la salute delle ossa.

4 – Il solo supplemento di calcio non risulta efficace nel ridurre il rischio di fratture.

5 – L’integrazione di vitamina D è raccomandata in tutti i soggetti carenti, indipendentemente dall’età o dal rischio fratturativo.

6 – Il ruolo della supplementazione di vitamina D e calcio nei pazienti senza reale carenza di tali micronutrienti non è certo. Dosi sovrafisiologiche di vitamina D non hanno mostrato chiaramente di portare a benefici aggiuntivi, benché in genere non siano nocive.

7 – Ai pazienti più anziani, che di norma non riescono a garantirsi il fabbisogno di vitamina D con l’esposizione solare, e a maggior rischio di fratture è raccomandata l’assunzione di almeno 800-1000 UI di vitamina D al giorno, senza bisogno di effettuare preventivamente il dosaggio della vitamina D nel sangue.

8 – La correzione dell’ipovitaminosi D può avvenire in tempi molto rapidi con apporti adeguati di colecalciferolo (vitamina D3), specie se giornalieri.

9 -L’integrazione di vitamina D e calcio è anche in grado di massimizzare l’efficacia dei farmaci per l’osteoporosi.

Insomma, si tratta di indicazioni preziose, e oggettive, sull’integrazione della vitamina D nella prevenzione e nel trattamento dell’osteoporosi. Devono essere inserite nell’ampio quadro di comportamenti necessari a mantenere l’osso in uno stato ottimale per quanto più a lungo possibile: adozione di abitudini alimentari adatte, utilizzo di ulteriori nutraceutici eventualmente opportuni, esercizio fisico svolto regolarmente, rinuncia all’abitudine al fumo e altro ancora. La vitamina D è importante, ma è solo un tassello: il giusto stile di vita lo è molto di più.

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