Cosa ne pensi?


Pandoro o panettone: quale preferisci?

Loading ... Loading ...

È il dolce milanese tipico delle feste e negli anni è diventato il simbolo del Natale, stiamo parlando del Panettone, al quale da tempo si è affiancato il Pandoro: originario di Verona, più soffice nell’impasto, senza canditi e uvette, si è conquistato in breve schiere di estimatori tanto che ormai in ogni famiglia ci sono fazioni opposte che puntualmente ogni anno si fronteggiano con l’arrivo delle feste, caldeggiando l’acquisto dell’uno piuttosto che dell’altro.

In questi giorni sulle tavole degli italiani non mancheranno né l’uno né altro, anche se l’inflazione si è fatta sentire persino sul caro panettone: rispetto al 2021 gli aumenti quest’anno sono stati: +38% per i panettoni industriali, + 7% per quelli più celebri di pasticceria. Nelle pasticcerie milanesi più rinomate il prezzo al Kg ormai supera i 40 euro.

Ma c’è anche chi al dilemma tra panettone e pandoro risponde a suon di dolci tipici regionali.

È quanto hanno fatto Le Cesarine, il famoso network che riunisce oltre 1.500 cuoche e cuochi casalinghi in tutta Italia, ambasciatori delle ricette tradizionali di casa, che propongono una serie di dolci alternativi delle nostre tradizioni regionali: dal Veneto alla Puglia e Salento.

Che cosa si mangia a Natale a Venezia? Ce lo racconta Cesarina Giulia: “La Pinza Veneta, che noi chiamiamo “Pinsa” o torta della Marantega cioè della Befana, è un dolce regionale molto antico che secondo la tradizione veniva cotto sulle braci del falò del “Pan e Vin“ incartato nelle foglie di cavolo, poi tagliato a quadrati per essere condiviso accompagnato da un vino rosso molto corposo o Vin Brulè”.  Per preparare questa antica ricetta, bastano ingredienti molto semplici – la base, infatti, è quella della polenta arricchita per l’occasione delle feste dalla frutta secca.

Spostandoci verso Sud, troviamo Cesarina Patrizia di Santeramo in Colle in provincia di Bari, vera esperta di dolci natalizia della sua terra: “sasanelli, mostaccioli, torroni, mandorle glassate, pasta reale, ma non è Natale se sulle tavole pugliesi non ci sono le cartellate. L’origine e la storia delle cartellate, si perde nella notte dei tempi. In una pittura rupestre del VI a.C., rinvenuta vicino a Bari, è raffigurata la preparazione di dolci molto simili a questi, di origine greca erano realizzati come offerte votive da donare agli Dei. Secondo la tradizione popolare cristiana, le cartellate, rappresenterebbero le fasce che avvolsero il bambino Gesù nella sua povera culla di Betlemme. Per alcuni il nome cartellata potrebbe derivare da “incartellare”, che in dialetto vuol dire incartocciare, significato riferito alla forma di arabesco che ha il dolce. Per altri, invece legano l’origine alla parola greca “κάρταλλος” (Kartallos), che significa “cesto”.”

Infine Francesca, Cesarina di Copertino in provincia di Lecce dal 2020, a Natale prepara sempre per la sua famiglia e i suoi ospiti i “purcidduzzi”, un tipico dolce natalizio protagonista delle tavole salentine a partire dall’Immacolata fino alla festa di Sant’Antonio Abate il 17 gennaio. “La preparazione di questo dolce è già una festa, infatti richiede intere giornate a preparare, friggere, caramellare nel miele e confettare nel modo più fantasioso e creativo, e i bambini hanno un ruolo di primo piano nel decorare il piatto finale. Ricordo mia nonna, bravissima sarta, che mi faceva dare la forma con il suo amatissimo ditale! Nati da ingredienti semplici e poveri, come quasi tutta la cucina salentina, tra storia e leggenda sono diventati nel corso degli anni una prelibatezza che, con la tradizione nel cuore, guarda al futuro. Ogni famiglia, ogni massaia o appassionata di cucina ha una propria ricetta”.

E allora non resta altro che sbizzarrirsi e rimboccarsi le maniche in cucina. Buon Natale a tutte!

Commenti

Commenta anche tu!

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Confidenze