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Turismo di massa a numero chiuso: sei d'accordo?

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Milano invasa dagli stranieri per il Salone del Mobile (330.000 le presenze stimate tra visitatori e operatori), con code per le vie del Fuori Salone che non si vedevano dai tempi dell’Expo.

Le Cinque Terre prese d’assalto durante il ponte del 25 aprile tanto da costringere a scaglionare il flusso dei visitatori. Per non parlare di Venezia e delle città d’arte come Firenze, dove il tutto esaurito è iniziato con Pasqua.

È il volto positivo dell’Italia del post Covid, con la voglia di uscire e di conoscere posti nuovi che ha preso soprattutto gli italiani oltre che gli stranieri affezionati al nostro Paese.

Ma se la vacanza si trasforma in una coda perenne (in fila ai musei, al ristorante, all’ingresso dell’autostrada e in spiaggia) che cosa si finisce per godere di tanta bellezza?

È il tema di cui parla il direttore di Confidenze, Angelina Spinoni, nel suo editoriale di questo numero ed è anche l’argomento che vorremmo proporre a voi lettrici alla viglia di un altro ponte, quello del 1 maggio, che si presume affollato di spostamenti.

Da un po’ di parla di rendere a numero chiuso le nostre località turistiche più di pregio e anche più fragili: da Venezia con i suoi tesori d’arte racchiusi tra i sestieri della laguna, alle Cinque Terre della Liguria, arroccate su fragili montagne e disseminate tra caruggi e panorami mozzafiato, dove però l’effetto turismo di massa finisce spesso per trasformarsi in uno sfruttamento del territorio da mordi e fuggi. Tipico esempio i turisti che vanno “in giornata” portando poche entrate alle amministrazioni comunali e lasciando spesso tracce di sé nei luoghi visitati.

La Serenissima ha già preso provvedimenti: da gennaio 2023 si entra a Venezia solo su prenotazione, pagando un contributo di accesso che va dai 3 ai 10 euro, nella città antica e nelle isole, questo per disincentivare proprio il turismo giornaliero e privilegiare chi invece si ferma a dormire in città.

Ma è ancora più recente la decisione della Provincia autonoma di Bolzano di dichiarare l’Alto Adige zona a “numero chiuso” introducendo un tetto massimo per i turisti nelle località che più di tutte soffrono per gli effetti del cosiddetto overtourism.

Il tetto è stato fissato a 34 milioni di pernottamenti, ovvero il numero di presenze che si era registrato in Alto Adige nel 2019, pre-pandemia. Si tratta di una decisione unica per ora in Italia (e che ha suscitato più di una contestazione) forse anche a livello Europeo. In questo modo, ha fatto sapere la Provincia Autonoma di Bolzano: “il turista starà meglio, avrà un’offerta di qualità e staranno meglio anche i residenti”.

Altre Regioni stanno guardando al modello del sud Tirolo: in Campania ad Amalfi si sta limitando l’ingresso a bus turistici e auto, in Sardegna a Villasimius, le spiagge più rinomate come Punta Molentis o Portu Sa Ruxi hanno già introdotto il numero chiuso: possono entrare massimo 500 persone al giorno. Il parcheggio costa 10 euro e si paga 1 euro a passeggero per l’ingresso. Chi vuole tuffarsi dalle acque cristalline della spiaggia della Pelosa a Stintino, deve invece pagare 3,50 euro e sperare di rientrare tra i 1500 fortunati ammessi ogni giorno.

Le polemiche non mancano; c’è chi ritiene che limitare il turismo di massa equivalga a limitare la libertà di movimento delle persone e quindi sia comunque percepito negativamente, oltre a penalizzare chi ha meno disponibilità economica e che magari non può permettersi di pernottare in albergo,  ma c’è chi invece lo ritiene un modo per preservare meglio il territorio e conferire anche più valore alla visita di quel luogo.

Voi cosa ne pensate: siete d’accordo con il turismo di massa a numero chiuso? Rispondete al nostro sondaggio.

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