Uno spazio per te


cos'è che ci muove?

di antonio di bianco

Cos’è che ci muove? Che ci consente di stare insieme?Mi volto e mi rendo conto che mi manca un pezzo di vita. Cos’è rimasto delle persone che ho amato tanto?Sono a un passo da te ma non posso dirtelo. Sei ovunque solo che non lo sai. Sei con me ma non mi senti. Ho paura, ci sono un milione di cose che non so. Un milione di cose che non ho. Gli anni passano, non ritroverò le cose che ho perso. Me lo ricordo come ero prima che le cose si spezzassero. Quell’infinita dolcezza … che adesso posso solo mimare. Mi sono smarrito così tante volte, ho lottato per tutto questo tempo. Ho la pelle spessa non c’è che dire. Ma sono solo lungo la vita. Cammino con il cuore a pezzi ed ho un vuoto di sentimenti che non riesco a riempiere. Sto costruendo minuziosamente la mia rinascita; finora non ho mai mollato veramente. Mi sono sempre detto che se tutto cadeva, mi sarei spostato un po’ più in là. Che quella malinconia che mi porta via l’avrei lasciata nel passato. Che avrei risolto i problemi. Sono cambiato tanto, sono diventato più forte, consapevole, vero. Sono cresciuto. Ma ho collezionato una vittoria a metà. Per la prima volta nella mia vita vorrei dire ciò che mi è rimasto nel cuore per tanto tempo, riuscire a trovare le parole che ho cercato fin troppo. Le ferite sono guarite. Le cose sono passate. Ma devo accettarlo, sono tranquillo ma non sereno. Ricordo come cambiavo ma non il mondo intorno a me, non ho potuto trascinare nella mia nuova vita le persone che erano parte del mio cuore, a causa della loro testardaggine e ingordigia verso quel mondo che pareva luccicare ma che in realtà è decadente. Non soffro più. Ma come effetto secondario sento che è rimasta un sacco di rabbia, parole non dette, pensieri marciti e sentimenti mal nutriti. Tutto questo è andato via solo per metà e la strada è ancora lunga. Ci vorrà molto tempo. Ma intanto dove mi aggrappo? Che ormai persino il timore è diventato apatico, dovrò continuare ad instaurare l’immagine del guerriero di luce che sa che un forno aperto non fa il pane. Ma per quanto durerà ancora? Se ho trovato una ragione per le mie lacrime, qual è la ragione di questo isolamento? Devo rimanere forte, devo restare forte con i pochi alleati che ho. La cosa più facile da dire sarebbe che è tutta colpa mia, che ormai è passato. Ma questo è un modo che hanno gli altri per nascondersi dalle ovvietà, per non capire. Io non sono quel male che hanno cercato di appiopparmi; ma dopo anni la gente tenta ancora di mettermi sotto il cielo senza farmi toccare le stelle. Solo che non hanno capito che ormai sono arrivato al capolinea; vi ho lasciato strappare gli ultimi pezzi; adesso è il momento di lasciarmi andare. Sono stanco di implodere. Ad ogni passo, riapro, un mondo che avevo dimenticato e mi sento vivo. Però c’è da dire che avrei meritato molto più bene. Non lasciatevi ingannare da chi vuole farvi credere che siete dei buoni annulla che poi finite male, e non è facile uscire da certi modelli. Non sono mai riuscito a trovare una spiegazione alla malvagità, ma i cattivi sono persone sole, povere, vanno capite. Per lo meno, tra tutto, ho avuto la possibilità di scegliere chi diventare, nella stressante ricerca di un me stesso adatto a ciò che sono. Perciò incarno le virtù, che “non ho trovato nel mondo”. Non voglio lasciar andare via la gente che incontro senza potergli donare qualcosa. Che almeno se dovrò convivere con la sensazione di essere “diverso” rispetto al resto dell’umanità tutta la vita, tanto vale farlo con stile. Ma non mi sento frustrato.Quanti ricordi riemergono dall’anima. Per tutte le volte che mi sarebbe servita una pacca sulla spalla e un sorriso, chiedevo troppo, forse? Di tutti i sospiri interrotti e delle mie battaglie mi è rimasto ben poco di cui vantarmi; cadute rovinose che hanno alimentato qualcosa che doveva essere spento. E’ evaporato davvero troppo bene dal mio petto. Troppa luce dai miei occhi è stata portata via e anche se sono “infinito” ciò non ha reso meno spiacevole la cosa. Quante volte avrei desiderato risvegliarmi nel passato per aggiustare il futuro. Tutte le volte che avrei preferito implodere in una bolla e scomparire nell’aria; me li ricordo i miei sogni oltre l’orizzonte. E tutte le volte che chiudevo la porta e mi nascondevo nell’unico posto al mondo dove potessi sentirmi veramente al sicuro. Quei silenzi graffianti che fanno così riflettere. E poi scappare senza dire niente. Tutte le cose che si evincevano dai miei sguardi trasparenti ed erano distrattamente ignorate. Non ho altri pesi da nascondere. Le notti che ho perso, le canzoni che non riesco più a sopportare. Me la cavavo da solo, me la so cavare da solo ma sarebbe bello sentirsi "amati" ogni tanto. Mi tremano le gambe, grida il cuore. Non è razionale. E’ terribile avere attorno persone che ti fanno sentire solo, che non sanno ancora come prenderti. Non ho più intenzione di scivolare. Solo che ho bisogno di aver il “nuovo” addosso altrimenti si innesca una “macchina del tempo” che non so controllare. E si riaprono le voragini. Voglio riempirle. E non posso farlo con il cibo, né con le cose che vanno in frantumi.

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