Uno spazio per te


EVANGELIZZARE ED EDUCARE LE NUOVE GENERAZIONI SUI SOCIAL

di Teresa Averta

Le reti sociali sono “porte di verità e di fede; nuovi spazi di evangelizzazione”, a ricordarlo è papa Benedetto XVI, nel suo messaggio della giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali. E a rimarcarlo è Teresa Averta, docente, scrittrice e teologa calabrese. Saper usare bene i social network, oggi, è sempre più necessario e importante per chi opera nel campo educativo, sociale, pastorale e in special modo nell’evangelizzazione. Una presenza forte ed efficace in questi “luoghi digitali” richiede però competenze specifiche e formazione.È evidente che le reti possono essere veramente sociali solo se gli utenti sapranno navigare nel mare magnum della rete, se eviteranno tutte le forme antisociali di comportamento e di espressione. Se vogliamo che le reti realizzino il loro potenziale per essere un forum che aiuti le persone a crescere nella comprensione e nell'apprezzamento reciproco, allora dovremmo cercare di essere rispettosi nelle nostre modalità espressive. Se vogliamo che aiutino le persone a crescere nella conoscenza e nella verità, allora dobbiamo impegnarci per l'onestà e l'autenticità dei nostri contributi. In un ambiente che permette alle persone di essere presenti in forma anonima, dobbiamo essere attenti a non perdere mai il senso della nostra responsabilità personale. Anche se i social network spesso sembrano dare maggiore attenzione a coloro che appaiono più provocatori o appariscenti nel loro stile di presentazione, dobbiamo insistere sull'importanza del dibattito ragionato, dell’argomentazione logica e della persuasione non aggressiva. Abbiamo bisogno di ricordare una verità fondamentale della comunicazione: la nostra testimonianza – le nostre azioni e i nostri modelli di comportamento – è spesso più eloquente delle nostre parole e dichiarazioni per esprimere chi siamo e ciò in cui crediamo.“Ho appena iniziato uno studio specifico e mirato -racconta la scrittrice Averta, docente di scuola primaria, teologa per studi e poetessa per passione- al fine di comprendere come i giovani stiano vivendo oggi la religione, la fede. Ma per capirlo, mi servivano dei dati reali. Li ho osservati e vissuti a scuola, in chiesa nel contesto della catechesi per tanti anni, negli oratori come educatrice, nelle piazze come amica. E anche sui social visto che i giovani oggi si trovano anche nella realtà virtuale. Ho potuto capire che la comunicazione non è più qualcosa solo per professionisti e per addetti ai lavori. Siamo tutti coinvolti, con la nostra vita in Rete, nel contribuire alla conversazione globale a cui le tecnologie digitali ci hanno introdotto. Tutti hanno bisogno di riflettere su questa attività ordinaria per dargli senso e contribuire al bene comune, ed essere capaci di stare online in modo consapevole. Soprattutto i giovani e i bambini.Dalla ricerca effettuata dalla nostra scrittrice Averta, per comprendere la realtà giovanile, è emerso che la fede dei giovani è molto precaria o quasi nulla. Non parlano di Dio, non nominano i santi o la Madonna, ma in linea più generale e non squisitamente cristiana, non parlano o si chiedono della realtà soprannaturale. Gli unici punti di riferimento sono i loro influencer sui social network, l’attore o il cantante di turno in televisione. Lei sostiene che è urgente una PEDAGOGIA SPIRITUALE, INTERIORE, una formazione ad hoc, che vada oltre la conoscenza della religione in sé come disciplina più o meno utile nel corso degli studi scolastici. Lo dice una teologa, che non c’è religione senza spiritualità, e che non esiste religione senza formazione ai valori umani e cristiani. Questi due aspetti sono imprescindibili l’uno dall’altro. È necessaria un’evangelizzazione giovanile perché è giusto e doveroso partire da loro, che sono senza alcun dubbio, il futuro della società mondiale e globale, affinché possano comprendere meglio la realtà che li circonda: i problemi, i rischi e i pericoli a cui vanno incontro.Dagli studi e dalle documentazioni effettuate dalla nostra scrittrice Averta emerge che solo il 4% dei giovani condivide contenuti relativi alla fede cattolica sui social network. In generale, infatti, i giovani sui social media cercano intrattenimento e marche di generi di consumo, per condividere interessi ed essere riconosciuti dagli altri. I giovani interessati alla religione hanno di solito un livello accademico superiore agli altri e hanno interessi sociali e culturali. Come i loro coetanei, comunque, amano divertirsi sui social media. Ma Teresa Averta, utilizzando la sua arte, esprime in metafora, un concetto molto bello: “la vita dei giovani è come una barca a vela, se non è ben guidata, il vento la porta dove vuole”.Lo studio rivela come l’interesse dei giovani nei confronti dei social network superi i confini geografici e si concentri in genere sull’intrattenimento (programmi televisivi, videogiochi, musica, sport) e su marche e beni di consumo. Questo materialismo, combinato con la fragilità dei rapporti, mostra che la generazione dei giovani di oggi (detta generazione Z), a differenza di quelle precedenti, non ha punti di riferimento nella vita. “La vita dei giovani sui social -dichiara la scrittrice- sembra appunto una barca a vela, che ha bisogno di trovare venti favorevoli per procedere, venti importanti che li guidino verso porti sicuri allo scopo di non perdersi tra i mari vasti della rete e imbattersi tra mostri e fantasmi che impediscono il viaggio verso la giusta destinazione. Si capisce allora che fra i giovani credenti, pochi frequentano la Chiesa, e si evince, dalla sua ricerca, che la religione o in senso stretto la fede, non sia passata da una generazione all’altra, come se i padri non l’avessero trasmessa ai figli.”Da questa sua preziosa ricerca emerge comunque che fra i giovani non sembra esserci odio, oppure ostilità, nei confronti della religione, ma solo indifferenza, apatia di formazione alla fede, alla spiritualità, dovuta ad un momento di completo spaesamento, di confusione, di smarrimento in cui mancano punti di riferimento e indicazioni ben precise per organizzare la propria esistenza. Tutto ciò conferma l’idea che ci siano ancora ampi spazi per la religione cattolica e rende valida l’ipotesi di trovare nuovi canali di evangelizzazione per diffonderla. L’evangelizzazione passa dappertutto. L’evangelizzazione può e deve passare per il Social. I luoghi digitali sono luoghi e possono diventare “luoghi del cuore” “luoghi d’amicizia”, “luoghi d’incontro” con Dio e con il prossimo. Con le loro caratteristiche, i loro tempi e linguaggi. Luoghi dove si stabiliscono relazioni tra persone. Non esiste luogo, dove ci siano esseri umani, che non può essere permeato dal messaggio del Vangelo.I social sono una piazza, ma amplificata dove si può scopre l’umano e anche l'infinito…è necessario superare l’illusione che la timeline di ciascuno sia la finestra sul mondo mentre in realtà è solo lo scorcio su un piccolo orticello di opinioni omogenee. Occorre la consapevolezza di aprire nuovi orizzonti, informarsi, sviluppare senso critico e avere buone fonti a cui attingere, e a questo proposito, la nostra docente e teologa, ha voluto fortemente, offrire un contributo AL MONDO SOCIAL, realizzando UN LIBRO ORALE dal titolo suggestivo ed evocativo di una realtà al di sopra di noi, “IN COMPAGNIA DELLO SPIRITO” dove si farà voce e testimone del Vangelo secondo i suoi studi, la sua fede e la sua formazione umana, professionale e cristiana. Una voce che grida nel deserto dei cuori in cerca di senso, una voce che racconta sui social le virtù preziose dello Spirito Santo. Lo fa da laica, figlia della chiesa e cristiana fervente.Desidera che il bene e la bellezza si diffonda attraverso un dono di vita che appartiene a tutti gli uomini sulla terra. È virale ciò che intercetta l’interesse umano. Le ombre possono essere più scure, è vero, ma anche le luci sotto queste lenti possono essere più luminose. Teresa Averta ci prova, ne ha le qualità, ne ha la convinzione che in quest’epoca bisogna ridare valore all’educazione del cuore, all’educazione dello spirito, attraverso la conoscenza e l’apprendimento delle “cose di Dio”. Cultura della comunicazione è ispirare anche chi non crede a stare online come uno che crede nel Vangelo. Questo è il mistero svelato, questo è il vero senso dell’essere cristiano. Presenza e dialogo. Presenza nel senso di essere presenti nei luoghi digitali, cimentarsi, frequentarli, ascoltare le persone che sono già lì, imparare, provare, muoversi con umiltà. Non si può tagliare fuori dall’esperienza di fede.L’Averta conclude dicendo che “Dove c’è l’uomo c’è Dio, e il mediatore è lo Spirito Santo che ci guida e ci guiderà alla verità tutta intera, e per discernere il bene dal male, bisogna educare le coscienze vecchie e nuove, giovani e adulte a camminare sulla terra, a navigare nella rete web, e a prepararsi una strada verso il cielo, l’unico e il meraviglioso spazio che sta sopra di noi.Teresa Averta

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