Uno spazio per te


LA POESIA NON HA CATENE

di TERESA AVERTA

Non mi riconosco in un unico modello di poesia perché amo molto la versatilità del dire, la capacità di propormi in più modelli, e non credo ciecamente al “progetto” poetico come sigillo della propria individualità. Amo, sì, chi ha una propria visione del mondo, ma non chi di questa visione ne fa un modello unico, amo inoltre chi ha la capacità di cogliere le diverse sfumature anche in modo critico, non mi piacciono quei poeti che scelgono un unico argomento prevalente e ne fanno oggetto poetico preponderante e discorsivo; è vero che il tempo oltre a essere giustiziere, è un grande mago e chissà che qualche cavallo con la visiera non sia trasformato in futuro in un apprezzato vate.La poesia però è POESIA! Ed essa nasce sempre dalla riflessione sulla sofferenza si, anche da questo, ovvio! E chi dice il contrario? Ma non soltanto, dico io, e in ogni caso soltanto “dalla riflessione sulla sofferenza”! In fondo la riflessione sulla sofferenza non significa ripercorrere il sentiero bruciante del dolore vivo come se fosse sempre presente! Leggendo certi interventi, alcune riflessioni, in giro nel web, sembra proprio che solo poche e prescelte anime nobili e impastate di poesia e malinconia, col muso lungo, immagino, e la tristezza cosmica dipinta in viso, possano scrivere belle poesie. E può sembrare che siano le uniche depositarie dell’interiore luce lirica che illumina in modo esclusivo la loro anima e il loro poetare. Ma chi lo dice? Forse che non possono nascere poesie dalla gioia, dalla serenità? I poeti più grandi concepirono molta parte della loro poesia nel dolore, d’accordo, ma nessuno è la copia di un altro o di altri, ognuno di noi è un essere originale e la sua originalità arricchisce la vita… Ognuno ha diritto di scrivere poesie come sa e come sente, senza per questo industriarsi nel far sentire reietti e ignoranti coloro che hanno la sventura di non pensarla allo stesso modo, e in quanto alle regole e all’ossessivo conteggio di sillabe per ogni verso, ognuno faccia come vuole, c’è chi conta le sillabe e scrive lavori rachitici, c’è chi non le conta e scrive Meraviglie…

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