Uno spazio per te


L'ASCOLTO: MERCE RARA CHE COSTA CARA

di Teresa Averta

Tutti desideriamo essere ascoltati ma pochi ascoltano. Parole, parole e sempre parole volano nell’aria.Un fiume di parole inarrestabile che scorre dalle bocche dei genitori, dei maestri, dei professori, dei catechisti e di tutti quelli che stanno intorno ai nostri bambini, ai nostri scolari. Quando parleremo di meno? E quando decideremo di ascoltare di più?L'ascolto è un'arte che impariamo solo ed esclusivamente dai bambini e dagli animali. Non mi crederete ma è così! Sono solo le creature semplici, umili, e senza grilli per la testa che "sanno" ascoltare. Sono gli animali che ci amano e ci ascoltano silenziosi, perché non hanno la parola. Sono i bambini che alzano la mano per parlare in classe a scuola e non i maestri; sono i figli che a casa interpellano, svariate volte, i genitori per essere ascoltati. È sempre un bambino o una bambina che si rivolge alla mamma, per essere ascoltata nelle sue richieste, e soddisfatta nelle sue esigenze e nei suoi bisogni; e quando chiama: -mamma! Mamma! – due o tre volte, forse alla quarta arriva la risposta, e non perché sia una cattiva mamma, ma perché gli adulti "non sappiamo più ascoltare", non ne siamo capaci. Sembra che l'ascolto sia merce in estinzione.Siamo distratti da mille pensieri; concentrati nelle nostre frenetiche e quotidiane attività, fantastichiamo su come dobbiamo organizzare la giornata che vorremmo fosse di più di ventiquattro ore e viviamo in un’atmosfera, dove non c'è più spazio per respirare la nostra interiorità.Non solo non riusciamo ad ascoltare gli altri, ma non riusciamo ad ascoltare più noi stessi… e non sappiamo che, per avere la maggior parte delle risposte, possiamo e dobbiamo attingere alla fonte della nostra coscienza… dovremmo coltivare il nostro spazio interiore con i semi del silenzio.Di solito, quando ci troviamo a interagire con gli altri che siano adulti o bambini poco importa, pensiamo sempre a "dire la nostra" e quasi mai ci premuriamo di chiedere di cosa ha bisogno l'altro; tanto è vero che quando l'interlocutore parla, non comprendiamo quello che dice, perché il nostro non è un ascolto attivo e consapevole ma scivola via nel contenitore assurdo delle nostre idee che sono ben più importanti di quelle degli altri e le dobbiamo esprimere ad ogni costo.Ascoltare tutti forse è prerogativa dei preti e dei santi ma avere la capacità di ascoltare i bambini aiuta a renderli felici e serve anche a noi adulti, a imparare di più di ciò che conosciamo. E nessuna scuola potrà farci apprendere ciò che "insegnano" a loro volta, inconsapevolmente, i bambini a noi: un’istruzione nuova, libera, felice, spontanea e per niente forzata.Quant'è bello capire e comprendere che "la nostra vera scuola" sono loro: "I nostri bimbi", queste creature meravigliose che ci consegnano, ogni giorno, qualche perla preziosa di sapere e di vita… e noi "sciocchi" adulti stiamo sempre lì a pensare che dobbiamo spiegare, interrogare e ancora parlare per fare ottima figura con loro! E dimentichiamo che è solo "ascoltando" che s’impara di più. Ascoltare, non in modo retorico ma ascoltare "realmente" un bambino, sentire quello che ha da dire… significa entrare in un meraviglioso universo ricco di spazi e di colori "nuovi" da scoprire: il colore della gioia, dell'amicizia, dell'affetto, della solidarietà, dell'allegria e dell'amore; tutti i colori con cui i bambini colorano le nostre faticose giornate. Così “ascoltare” non è solo porgere felicemente l’orecchio ma significa “guardare dentro” al mondo di un bambino, ascoltarlo interiormente e riscoprirne l'incanto della vita. È necessario ascoltare per dimenticare le brutture della vita e coglierne la bellezza nelle sue sfumature più intense… che sono nascoste nel sorriso e nello sguardo dei piccoli. Noi grandi indossiamo spesso "occhiali filtranti" che purtroppo ci impediscono una visuale intera e completa della nostra esistenza, del mondo e anche di quello dei piccoli. Pertanto, impariamo ad ascoltare il loro pensiero nuovo e fresco; ascoltiamo la voce di creature innocenti, di esseri in formazione che aspettano solo di avere risposte e conferme dai così detti "grandi".Ricordo, con gioia e dispiacere nello stesso tempo, il racconto di un mio alunno a proposito dell'ascolto che, come ripeto, non è un’abilità che si acquisisce a scuola, né un diploma da conseguire ma sola arte da imparare. Riporto esattamente le sue parole: -maestra oggi, desidero raccontarti alcune cose particolari della mia vita. -Fui felice e sorpresa, per quella richiesta, tanto che risposi in modo perentorio dicendo: – le cose troppo intime non dovresti raccontarle a me, ma potresti parlarne con la tua mamma che è la persona più indicata. – Lui replicò: – maestra, non ne parlo con la mia mamma, quasi mai, perché quando mi avvicino per chiederle di ascoltare le cose della mia vita, lei mi risponde che non "ha tempo”.Riflettiamo bene… tutti: docenti, genitori, adulti. Le figure educative per i nostri bambini siamo tutti noi! Incontriamo queste preziose creature, non soltanto fisicamente ma incontriamoli "dentro", ascoltandoli sempre.Quando parlano ed esprimono i loro pensieri, sentiamoli in maniera forte, dentro i loro cuoricini che battono. Ascoltiamoli quando ridono e piangono, quando chiacchierano e scherzano con i compagni a scuola, quando dormono e hanno la febbre, quando hanno dubbi e paure, non lasciamoli soli anche quando avranno ali grandi per spiegare il loro volo.Facciamoci trovare sempre pronti e con braccia accoglienti, apriamo loro una via, accendiamo quella luce che loro cercano e chiedono insistentemente e incessantemente, regaliamo loro una stella… quella del loro destino.Teresa Averta

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