È cambiato tutto

Cuore
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“È cambiato tutto” di Roberta Giudetti, pubblicata sul n. 36 di Confidenze, è una delle storie più apprezzate della settimana. Ve la riproponiamo sul blog

 

La maggiore età è diversa da un semplice compleanno. Però molti si comportano come se a 18 anni scattasse un interruttore e si dovesse dimostrare al mondo che sei un uomo

Storia vera di Giacomo F. raccolta da Roberta Giudetti

 

Parto dal presupposto che so di essere un ragazzo fortunato. Non solo perché mi hanno regalato un sogno, come cantava Jovanotti, ma perché sono consapevole di essere nato in una famiglia che mi ha fatto sempre sentire libero di scegliere. Che ha sempre appoggiato sia le mie scelte che i miei desideri. E poi perché rispetto a tanti ragazzi che sono costretti a passare l’estate in città, i miei, se pur con sacrifici, hanno sempre cercato di portarci al mare.

Sono anni che per me l’estate significa più o meno tre cose: niente debiti scolastici, per non rovinarmi le vacanze, dopo di che, riviera romagnola nel mese di luglio e casa della nonna, in montagna, nel mese di agosto.  Pedalò e discoteche sulla spiaggia a luglio, e escursioni e campetto da calcio ad agosto.

I miei da anni affittano un appartamento a luglio per due settimane. Per me l’estate è sempre stata solo questo, non ho mai desiderato altro. Dormire fino a tardi, svegliarmi e trovare i bomboloni alla crema sul tavolo della cucina, scendere al mare di pomeriggio con i miei amici, giocare a beach volley, qualche tuffo, le infinite insalate di riso di mia madre che non si regola mai con le quantità e durano per tre giorni, e poi la magica sera. Adoro il rito dei preparativi: doccia, gel, profumo, maglietta attillata o camicia bianca, jeans e via. Discoteca sulla spiaggia, Mirage o Beky bay. “Verso l’infinito e oltre”. Per anni la nostra casa è stata aperta ai miei amici e a quelli di mio fratello. Già l’anno scorso, però, era l’estate dei nostri 17 anni, c’era chi iniziava a proporre di fare una vacanza da soli. «Raga, il prossimo anno saremo maggiorenni. Possiamo finalmente andare in vacanza per conto nostro. Niente genitori, niente menate».

Avevo annuito ma non avevo compreso quel “finalmente”. Quali “menate”? Avevamo sempre avuto la massima libertà, nessun limite di orario, nessun vincolo. la sera trovavamo la tavola imbandita e la doccia pulita. Perché dovevamo cambiare abitudini? Non stavamo già bene così? Non era anche per loro la vacanza perfetta?

Evidentemente non lo era. Siamo diventati maggiorenni più o meno tutti nello stesso periodo dell’anno, da febbraio a fine aprile. Abbiamo deciso di festeggiare con un viaggio a Barcellona, a maggio, per quattro giorni. Stupendo. Non più bello e divertente però, per me, delle estati passate insieme in Romagna.

Poi è arrivato giugno. Chi ha proposto la Calabria, chi la Puglia, chi addirittura la Grecia. Ovviamente io ho proposto di tornare a Bellaria tutti insieme. L’agenzia immobiliare dove si sono sempre rivolti i miei genitori però non affittava appartamenti a gruppi di ragazzi così giovani, nemmeno con cauzioni molto alte. Sostenevano di avere avuto sempre tristi esperienze in passato, quindi preferivano evitare.

«Ma allora perché non facciamo come abbiamo sempre fatto, scusate? Andiamo con i miei!» ho proposto. «In vacanza con i genitori a 18 anni? Ma sei fuori?».

«Mi spiegate cosa c’è di diverso dall’anno scorso? A me sembra che non sia cambiato un tubo» ho insistito.

«È cambiato tutto!».

È stato così che mi sono ritrovato da solo. Ho deciso di seguire l’istinto e sono andato ancora una volta al mare con la mia famiglia. Stessa spiaggia, stesso mare. Relax, tintarella, un buon libro da leggere sotto l’ombrellone, cuffiette e playlist di Spotify e tranquille uscite serali con mio fratello. Va bene, lo ammetto, sembrava la vacanza del nonno di Heidi, ma andava bene anche così. Crescere significa anche questo: prendere posizione. Scegliere. E qualche volta, rimanere solo.

Dopo la prima inevitabile ondata  di malinconia, ho capito che stavo bene. Non mi sento affatto diverso o inadeguato solo perché ancora amo fare le vacanze con la mia famiglia. Mi piace stare anche con loro, è tanto strano?

Dopo due giorni che eravamo a Bellaria è arrivata Martina, la ragazza di mio fratello. All’inizio sembrava solo una gran rottura visto che si è presa due cassetti del nostro armadio, ma poi una mattina si è alzata e ha preparato una vagonata di deliziosi pancakes per tutti.

Poi, a sorpresa, sono arrivati due miei amici. Due nuovi amici. O meglio, due compagni d’asilo che ho ritrovato sui campi da calcio l’inverno scorso e con i quali ho iniziato a uscire. A loro non importava niente di essere diventati maggiorenni e di essere in vacanza con i miei. Alla fine è stata l’estate più chiassosa e divertente della mia vita.

Ho scattato nuove foto. Abbiamo riso come sempre, anzi forse di più. Simo ha trascorso ore a parlare di economia e di politica con mio padre, Gianlu addirittura ha organizzato imbarazzanti karaoke con mia madre in cui tutti abbiamo perso la faccia. La sera abbiamo aiutato ad apparecchiare e a sparecchiare e non ci siamo sentiti meno “maggiorenni” per questo. Probabilmente la prossima estate, che sarà la mitica estate degli esami di maturità, sì, andremo in vacanza da soli. Però essere maggiorenni non è un fatto di “cose da adulti” che finalmente si possono fare, ma uno stato mentale. Significa maggiore libertà ma anche maggiori responsabilità.

Sono stato male quest’anno, lo sono stato perché l’idea di diventare adulto, di crescere, di cambiare, mi angosciava, mi faceva mancare il fiato. Mi angoscia ancora, ma un po’ meno. Perché adesso ho capito che non esiste un off e un on della maggiore età. Ho capito che ognuno ha i suoi tempi e che tutto va fatto a piccoli passi, anche diventare grandi. Che non occorre fare tutto e subito perché non abbiamo cartellini da timbrare, non ancora.

Mia madre mi ripete da sempre che l’amicizia è la medicina della vita. Amicitia vitae medicamentum, ci insegna anche Cicerone. L’ho sempre pensato e praticato. Ma così come durante la vita, crescendo, ci si vede costretti ad assumere farmaci diversi per guarire da qualche malattia, anche gli amici possono cambiare. Sto molto bene con questi nuovi compagni, mi assomigliano. Ricorderò per sempre le estati della mia giovinezza a giocare a pallone sulla sabbia e a rincorrere le ragazze la sera, ma oggi, nell’estate dei miei 18 anni, quella che ho maggiormente atteso per sentirmi libero, sono felice di essere qui con la mia famiglia, con questi nuovi amici. Felice di seguire i miei fino a Termoli per trovare alcuni parenti e poi di andare in montagna dalla nonna ad agosto. Non mi sento meno “uomo” per questo. So che il resto verrà. Senza forzature, senza dover eccedere o trasgredire a ogni costo per dimostrare al mondo che ormai sono grande. Ho capito che non si cambia tutti insieme, non si cresce tutti allo stesso modo.

Dell’estate, mi manca solo di capire perché mia madre, quando prepara l’insalata di riso, ne produce sempre una vagonata che poi resta in frigo per tre giorni.

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